Geologi: «Sia la ricostruzione pubblica che quella privata sono in forte ritardo»

A quattro anni dal terremoto il centro Italia vive ancora tra le macerie ma alleva la speranza

Tanti allevatori e allevatrici, agricoltori e apicoltori non si sono mai fermati, grazie anche alla campagna di donazioni promossa da Legambiente insieme a Enel

[24 Agosto 2020]

Esattamente quattro anni fa, il 24 agosto 2016, un violento terremoto di magnitudo 6.0 distrusse Amatrice e Accumoli, nel Lazio, e Arquata del Tronto, nelle Marche, provocando 299 vittime: l’inizio di un incubo che tra agosto 2016 e gennaio 2017 ha sconvolto il centro Italia. Il “cuore verde” dell’Italia si è fermato e ancora non è ripartito.

«Sia la ricostruzione pubblica che quella privata sono in forte ritardo e tale lentezza – sottolinea Domenico Angelone, tesoriere del Consiglio nazionale dei geologi – è dimostrata dal Rapporto sulla ricostruzione post sisma 2016 presentato sabato dal Commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini. Il bilancio dei lavori è tutt’altro che positivo a partire dalla ricostruzione privata (gli edifici privati danneggiati dal terremoto del 2016 sono stati oltre 80 mila, ndr): dei 5.325 progetti approvati in questi quattro anni, 2.544 quelli già realizzati e 2.758 i cantieri in corso. Quattro anni di burocrazia e lungaggini che hanno portato a un ritardo ancora più evidente nella ricostruzione pubblica: basti pensare che dei 2,1 miliardi di euro già stanziati, le risorse effettivamente erogate ammontano a circa 200 milioni di euro, appena il 10% del totale».

Eppure anche in questo quadro di generale desolazione alcuni semi di speranza stanno continuando a sbocciare. I dati dell’Osservatorio sisma di Legambiente e Fillea Cgil presentati oggi si soffermano sul numero di richieste da parte delle imprese al sistema delle Casse edili del Durc di congruità (il documento che certifica la regolarità contributiva e la congruità della manodopera utilizzata in rapporto al valore delle opere da eseguire): a fine luglio 2020 le richieste sono state oltre 340, per un costo dichiarato di manodopera di oltre 11milioni di euro, contro le 110 circa richieste di febbraio 2020 e tre milioni di costo della manodopera dichiarati.

L’auspicio è che in autunno i segnali positivi per ridare fiducia alle popolazioni colpite aumentino. La ricostruzione fisica degli edifici, già di per sé lentissima, da sola non può però comunque bastare per contrastare lo spopolamento di questi territori, messi a dura prova dal sisma e dall’emergenza sanitaria legata al coronavirus. Serve un forte e diffuso impegno per rilanciare e rivitalizzare l’economia, puntando sullo sviluppo sostenibile locale, valorizzando le grandi potenzialità e ricchezze del territorio. In queste aree, secondo l’Atlante dell’Appennino realizzato nel 2018 dalla Fondazione Symbola, è presente quasi 1 milione di imprese, il 17,2% del totale nazionale, attive principalmente nel commercio, nell’agricoltura, nella silvicoltura e pesca, nelle attività manifatturiere, nel turismo e nella ristorazione.

In questi quattro anni, un primo e forte segnale di rinascita è arrivato proprio dal basso, in particolare da tanti allevatori e allevatrici, agricoltori e apicoltori che non si sono mai fermati. Giovani donne e uomini che Enel e Legambiente sostengono con la campagna di crowdfunding Alleva la speranza attiva sulla piattaforma PlanBee.

«Le loro storie e l’impegno di tanti donatori che hanno deciso di sostenerli sono una testimonianza di speranza e futuro – dichiara Enrico Fontana, Responsabile per Legambiente della campagna Alleva la speranza – perché il cuore verde dell’Italia sta lentamente ripartendo anche grazie alle tante piccole imprese locali a conduzione familiare».

Progetti come quello della 34enne Valentina Capone di Amatrice (Ri), che nella sua azienda alleva vitelli, coltiva farro e patate, ma soprattutto ha investito sull’apicoltura; di Angela Catalucci, che ha un allevamento di pecore, mucche e vitelli e produce formaggio pecorino; di Massimo Pierascenzi che si occupa, con la sua azienda, di attività di manutenzione e pulizia dei terreni coltivati, produce patate, farro, coltiva prati ad erbario e ha un castagneto con 200 piante di marroni.

Progetti che Alleva la speranza sostiene e che si potranno realizzare grazie a un impegno e un aiuto solidale collettivi. Lanciata nel 2018, la campagna fino a oggi, grazie alla generosità di oltre 400 donatori, ha già raccolto un importo complessivo di 133.500 euro, destinato a investimenti sui progetti di 8 allevatori. In questa terza fase, l’obiettivo è di aiutare a realizzare i progetti di Valentina Capone, Simone Vagni, Angela Catalucci e Massimo Pierascenzi. Alle donazioni che arriveranno attraverso la piattaforma si sommeranno quelle di Enel e di Legambiente, perché i progetti di rinascita possano diventare realtà.