L’emergenza migranti esiste, ed è quella degli italiani che scappano dal proprio Paese

Istat: nel 2018 risultano 120mila espatri. E secondo uno studio commissionato dal Governo il 78% dei giovani rimasti pensa di dover fare altrettanto

[7 Febbraio 2019]

Nell’assordante propaganda imbastita contro i migranti che sbarcano sulle nostre coste – 1.312 nel 2018, secondo i dati Onu – nel dibattito pubblico non compare un dettaglio: nello stesso periodo gli italiani che hanno lasciato il proprio Paese sono circa 100 volte di più. «Per quanto riguarda i cittadini italiani – informa oggi l’Istat – continuano a essere più numerose le partenze dei ritorni. Risulta, infatti, che nel 2018 siano stati 47mila i rimpatri e 120mila gli espatri», cresciuti anche nell’ultimo anno del 4,8%. È l’unica emergenza migranti che esiste, ma che il Governo nazionale sembra non voler vedere.

Eppure anche il Fondo monetario internazionale, nel report dedicato ieri al nostro Paese, oltre alle osservazioni sulle prospettive economiche, reddito di cittadinanza e quota 100, mostrava chiaramente che in Italia «l’emigrazione ha raggiunto i più alti livelli da circa 50 anni». I protagonisti assoluti di quest’esodo sono i giovani, ovvero quelli che più dovrebbero essere valorizzati per garantire un futuro al Paese: questo però non avviene. Come sottolinea da ultimo anche l’Fmi la ricchezza dei nuclei famigliari con capofamiglia unde34 sono in assoluto quelle meno ricche e che hanno subito maggiormente le ricadute  della crisi, e lo stesso emerge analizzando il profilo delle persone a rischio povertà; per gli over 65 è crollato drasticamente, mentre nella fascia d’età 15-29 è salito a dismisura.

I giovani italiani vivono in un Paese che ha voltato loro le spalle, e a loro volta in molti casi si trovano costretti ad andarsene per cercare miglior fortuna altrove. Uno studio commissionato a Ipsos dal Governo gialloverde e anticipato oggi dal Corriere della Sera emerge una situazione disperata: il 78% degli under 35 pensa di emigrare, visto anche che i due terzi degli intervistati ha come preoccupazione principale il lavoro che non c’è. E in una situazione di assoluta precarietà non c’è da stupirsi se si rimanda la decisione di metter su famiglia: il 28% dei trentenni cancella del tutto l’ipotesi di avere figli.

E non si tratta soltanto di ipotesi. Sempre l’Istat documenta che nel 2018 si conteggiano 449mila nascite, ossia 9mila in meno del precedente minimo registrato nel 2017: rispetto al 2008 risultano 128mila nati in meno. Nonostante l’apporto dei migranti dunque si stima che la popolazione italiana ammonti a 60 milioni 391mila residenti, oltre 90mila in meno sull’anno precedente.

Si tratta di un circolo vizioso che, se non verrà presto spezzato, tarperà le ali anche a qualsiasi velleità di sviluppo sostenibile. Come mostrano ormai numerosi studi è proprio quella dei giovani la fascia d’età più sensibile alle tematiche ambientali, e più pronta a impegnarsi in prima persona. Senza investimenti (anche pubblici) in grado di mettere a frutto questa volontà attraverso la creazione di posti di lavoro nella green economy però continueremo a dilapidare la risorsa più scarsa che abbiamo, quella dei giovani italiani.