Legge 65 e Piano paesaggistico regionale, fiori all’occhiello del governo toscano

Ferruzza (Legambiente): «Non possiamo permetterci di “ripartire” con le peggiori ricette che hanno causato la crisi devastante che stiamo vivendo»

[7 Agosto 2020]

Mentre eravamo in lockdown tutti, dico proprio tutti, ci siamo sperticati in atti di contrizione e in promesse austere di ripartenza responsabile. Una ripartenza che, a detta della stragrande maggioranza degli osservatori, non avrebbe che potuto basarsi sul paradigma della sostenibilità ecologica. Ma si sa, le parole spese mentre si prova paura, mentre impera l’incertezza, valgono quel che valgono. Purtroppo. È bastato, infatti, entrare in questa avventurosa e spregiudicata Fase 3 che le brutte abitudini e le vecchie logiche speculative di sempre son tornate tutte. Più forti di prima, ci verrebbe da dire. E allora, in Liguria si tenta di cassare l’istituzione di Parchi regionali di enorme valore ambientale, in Sardegna è in corso di approvazione una legge che cancella le salvaguardie costiere del Piano paesaggistico Soru, a livello nazionale si depotenzia l’istituto della partecipazione nei processi di Via-Vas e si estende ovunque il “modello Genova” – e potrei continuare a lungo. E in Toscana?

In Toscana non ci facciamo mancare nulla. Il sindaco di Pisa, pochi giorni fa, ha definito il Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli come un fastidioso “corpo estraneo” del territorio, che impedisce alla città di “svilupparsi” verso il mare. Ieri, il sindaco di Firenze ha annunciato la sospensione (per i mesi di agosto e settembre) della trentennale Ztl del centro storico, per dar respiro (sic) alle necessità degli esercizi commerciali della città antica. Dulcis in fundo: in Consiglio regionale c’è chi ha sfrontatamente mirato al bersaglio grosso, reclamando la revisione dei procedimenti di pianificazione per i piccoli comuni, e quindi evocando sostanzialmente lo stravolgimento dell’ottima LR 65/2014 sul governo del territorio.

La cosa che impressiona di più di tutti questi curiosi provvedimenti (annunciati o realizzati che siano), è che provengono con buona e simmetrica approssimazione da entrambi gli schieramenti che dovrebbero contendersi, sul piano culturale prim’ancora che politico il governo della nostra regione per i prossimi anni.

Ora, la domanda sorge spontanea: cosa dovrebbe caratterizzare e quindi distinguere, oggi, un’amministrazione di centrosinistra da una di centrodestra? E ancora: cosa dovrebbe motivare e quindi convincere un elettore riluttante a recarsi in tempi di pandemia al seggio elettorale il 20 o il 21 settembre? Sono domande puntute e retoriche, ce ne rendiamo conto. Ma sono, a ben vedere, cruciali e ineludibili se vogliamo evitare di assistere passivi a una melassa indistinta di slogan bipartisan che inneggiano alla crescita purchessia.

Gli analisti dell’Ipcc, Ursula Von Der Leyen, Papa Francesco, con tempi, strumenti, modi e linguaggi estremamente diversi ci hanno proposto invece un’altra via. Che noi ambientalisti condividiamo profondamente. Che la si chiami Green new deal, o riconversione ecologica dell’economia o lotta contro lo strapotere del paradigma tecnocratico, poco o nulla cambia. La sostanza è che dovrebbe essere ormai evidente a tutti che non possiamo permetterci di “ripartire” con le peggiori ricette che hanno causato la crisi devastante che stiamo vivendo.

In Toscana il governo Rossi, tra molte luci e qualche ombra, ha ben governato la nostra regione. E della sua amministrazione, indubbiamente, rimarranno alla storia come fiori all’occhiello sia la legge sul governo del territorio sia lo straordinario Piano Paesaggistico, approvati entrambi nella prima legislatura, tra il 2014 e il 2015, sotto l’impulso di un’assessora competente e coraggiosa, che non finiremo mai di ringraziare: Anna Marson.

di Fausto Ferruzza* per greenreport.it

*Presidente di Legambiente Toscana, Responsabile nazionale Paesaggio di Legambiente