Dal SDSN Mediterranean sei hub per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda Onu

Il ruolo cardine dell’Italia per lo sviluppo sostenibile nel Mediterraneo

Attorno al Mare Nostrum cresce la diseguaglianza, mentre la crisi climatica rischia di compromettere la disponibilità di acqua e condizionare l’agricoltura

[9 Dicembre 2020]

Non è mai scontato immaginare l’area del Mediterraneo come un’unica entità geografica; al contrario, il Mediterraneo è un complicato scenario di diversità biologiche e culturali e sede di controversi e delicati equilibri geopolitici. Tuttavia appare evidente come i problemi ambientali e sociali della contemporaneità richiedano visioni sempre più condivise attraverso una stretta cooperazione internazionale che dovrà essere rafforzata e consolidata con particolare impegno in questa regione.

SDSN Mediterranean è un nodo del Sustainable Development Solutions Network, la rete mondiale di centri di ricerca e istituti scientifici che, per conto delle Nazioni Unite, promuove l’attuazione degli obiettivi dell’Agenda 2030: la sede di coordinamento per l’area mediterranea è ospitata dal Santa Chiara Lab dell’Università di Siena. La missione del team di ricercatori di Siena è promuovere azioni concrete per lo sviluppo sostenibile in tutta la regione mediterranea e monitorare lo stato di avanzamento verso il raggiungimento degli obiettivi; si tratta di un ruolo strategico per orientare lo sviluppo sia nei paesi europei che in quelli nord africani e mediorientali e un’opportunità per sostenere la centralità dell’Italia nel rafforzare le relazioni e immaginare nuovi scenari futuri.

Tra le azioni primarie di questo ambizioso progetto, il report “Sustainable Development in the Mediterranean – Transformations to achieve the Sustainable Development Goals”, presentato nei giorni scorsi, ha mostrato le principali criticità di 24 paesi dell’area mediterranea rispetto all’attuazione degli SDGs.

Per citare le più eclatanti, nel Mediterraneo, sono in aumento fenomeni di diseguaglianza sociale (circa 50 milioni di persone vivono al di sotto di una soglia minima di reddito) e di genere, con una limitata inclusione delle donne nella forza lavoro (51% di donne e ragazze), nelle attività politiche (26%) e nei ruoli dirigenziali delle aziende (meno del 5% top manager). Inoltre, circa il 26% della popolazione è in condizione di obesità (quasi 95 milioni di persone) e sono diffuse abitudini alimentari non corrette con effetti sulla salute e impatti sul sistema sanitario dei paesi.

Considerando che oltre il 70% della popolazione mediterranea vive in città, la qualità dell’aria e l’esposizione frequente all’inquinamento contribuiscono ad aggravare la pressione sul sistema sanitario. Nonostante una progressiva conversione al biologico, l’agricoltura è praticata con procedure spesso intensive che impiegano fertilizzanti chimici e provocano un eccessivo rilascio di nutrienti. I cambiamenti climatici rischiano di compromettere ulteriormente la disponibilità di acqua, limitare l’accesso a servizi sanitari e acqua potabile e condizionare l’agricoltura, specialmente nei paesi della costa sud-est, già in condizioni di povertà di risorse idriche.

Meno della metà dell’acqua utilizzata riceve un trattamento adeguato prima di essere rilasciata nell’ambiente. La pesca adotta tecniche non sostenibili che compromettono la rigenerazione della fauna ittica. Aree protette, sia marine che terrestri, dovranno essere ampliate e rafforzate in tutto il bacino.

Prendendo atto di questo quadro generale e di fronte alla necessità urgente di un’azione coordinata e immediata, il report propone una roadmap per orientare politiche condivise verso uno sviluppo più equo e sostenibile. Sulla base delle criticità evidenziate, il team di esperti ha identificato le principali sfide da affrontare. Per ognuna delle sfide, il report espone una set di azioni che potranno essere attuate da governi e amministrazioni pubbliche, imprese e altri stakehoders. In altre parole, oltre ad avere una funzione informativa, il report svolge una funzione di indirizzo, individuando una metodologia che parte dagli indicatori, seleziona possibili soluzioni e ritorna agli indicatori per verificare l’efficacia delle azioni.

Per rendere questo sistema concreto e operativo, il team di SDSN Mediterranean ha formato un cluster di 6 MediterraneanHubs (le sedi nazionali del network SDSN in Francia, Spagna, Italia, Grecia, Cipro, Turchia), ovvero enti di eccellenza per competenze tematiche che avranno una funzione di monitoraggio e orientamento nell’area mediterranea per l’attuazione degli SDGs.

Nel merito, nel corso dell’evento di lancio del Report 2020, il prof. Jeffrey Sachs, direttore di UN SDSN, ha ribadito l’importanza strategica di questo programma operativo in sei trasformazioni: “Il coordinamento ad opera di SDSN Mediterranean dei sei centri nazionali incaricati di monitorare e promuovere sei trasformazioni tematiche è un’azione concreta per l’attuazione dell’Agenda 2030 e dei 17 Goal dello Sviluppo Sostenibile. Quello di cui abbiamo bisogno è una strategia per un cambiamento radicale di lungo periodo, ovvero che abbia un orizzonte temporale oltre i limiti del tipico turnover politico. Dobbiamo immaginare il futuro che vogliamo in una prospettiva di 10 o 30 anni. Non stiamo parlando di un’iniziativa di breve termine ma di un cambiamento di rotta che dovrà coinvolgere politici, imprese, accademici e cittadini indicando una direzione comune. Occorre creare una visione di dove vogliamo andare e poi avviare un processo condiviso da tutti, a partire dal come vogliamo procedere in quella direzione. Attraverso una visione olistica, la prospettiva è oggi più dilatata nel tempo e rivolta ad un cambiamento più profondo e non più solo apparente o superficiale”.

Con l’identificazione dei sei hub, ai quali si aggiungeranno altri sei selezionati nei paesi della costa sud-est, il report potrà essere utilizzato come uno strumento di supporto alle decisioni, per focalizzare l’attenzione su specifiche problematiche, conoscere lo stato di fatto e pianificare azioni che abbiano effetti nel breve, medio e lungo periodo. Lo scopo comune è supportare l’attivazione di un reale processo di trasformazione e affrontare la più importante di tutte le sfide, ovvero promuovere e diffondere una radicale trasformazione culturale.

Le parole di Papa Francesco pronunciate in occasione del suo incontro ad Assisi con giovani economisti di tutto il mondo lo scorso 21 novembre sono un’ulteriore conferma della strada intrapresa dalla rete di SDSN nel Mediterraneo: “Non possiamo permetterci di continuare a rimandare alcune questioni. Questo enorme e improrogabile compito richiede un impegno generoso nell’ambito culturale, nella formazione accademica e nella ricerca scientifica […]. Per molte delle difficoltà che ci assillano, non possediamo risposte adeguate e inclusive; anzi, risentiamo di una frammentazione nelle analisi e nelle diagnosi che finisce per bloccare ogni possibile soluzione. In fondo, ci manca la cultura necessaria per consentire e stimolare l’apertura di visioni diverse, improntate a un tipo di pensiero, di politica, di programmi educativi, e anche di spiritualità che non si lasci rinchiudere da un’unica logica dominante.Se è urgente trovare risposte, è indispensabile far crescere e sostenere gruppi dirigenti capaci di elaborare cultura, avviare processi – non dimenticatevi questa parola: avviare processi – tracciare percorsi, allargare orizzonti, creare appartenenze”.

Ci auguriamo che gli sforzi profusi dalla rete degli hub mediterranei diano un contributo concreto in questa direzione.