[20/04/2011] News

La svendita/furto delle terre comunitarie e delle foreste pluviali in Papua Nuova Guinea

LIVORNO. Il governo della poverissima ed arretrata Papua Nuova Guinea ha concesso a società straniere 5,6 milioni di ettari di foreste, una superficie più grande dell'intera Costarica. Il passaggio di queste proprietà di queste aree forestali, dove vivono gruppi etnici e che ospitano una tra le più ricche e magnifiche biodiversità del pianeta, sono state assegnate a grandi imprese grazie soprattutto ad un accordo con il governo conosciuto come Special Agricultural and Business Leases (Sabl) che le comunità locali e gli ambientalisti accusano di violare apertamente la Papua New Guinea's communal land ownership.

Fino ad oggi la Papua Nuova Guinea era rimasta ai margini della deforestazione industriale e si pensava che potesse mantenere intatta gran parte delle foreste pluviali, considerate tra le più grandi al di fuori del Bacino del Congo e dell'Amazzonia. Purtroppo, uno studio del 2009 ha rilevato che tra il 1972 e il 2002, quasi un quarto delle foreste del Paese era già andata perso  o degradato a causa delle concessioni, soprattutto a grandi imprese straniere.

L'Association for tropical biology and conservation (Atbc), la più grande società professionale del mondo che si occupa dello studio e della salvaguardia delle foreste tropicali, ha chiesto al governo di Port Moresby di dichiarare una moratoria per le Sabl: «Originariamente le Sabl intendevano promuovere lo sviluppo dell'agricoltura locale, ora sono utilizzate su larga scala per eludere le riforme forestali con contratti forestali che prevedono lunghe concessioni, spesso per 99 anni, per lo più a corporations straniere e a multinazionali»

Le Special Agricultural and Business Leases vengono concesse senza il permesso delle comunità locali che abitano ed usufruiscono delle risorse delle terre concesse e spesso senza nemmeno che le comunità tribali ne siano a conoscenza, una palese violazione senza il permesso della comunità locale, e, in alcuni casi, senza nemmeno la conoscenza della comunità, una diretta violazione della Papua New Guinea's communal land ownership.

Prima le concessioni Sabl e i permessi di accesso alle terre comunitarie venivano dati attraverso le Forest clearing authorities e distribuiti dal National forest service di Papua Nuova Guinea. Oggi quasi la metà dei terreni interessate da Sabl, 2 milioni di ettari, hanno già ottenuto l'autorizzazione per il taglio a raso.

Secondo l'Atbc gran parte di queste foreste che verranno completamente distrutte «E' di notevole significato biologico e culturale. Queste land-clearing authorities promuovono lo sfruttamento delle foreste native da parte di interessi stranieri senza che sia necessario conformarsi alla normativa forestale esistente. Le Sabl sono un chiaro tentativo di eludere gli sforzi per riformare l'industria forestale, che è da molto tempo colpita da accuse di malgoverno e di cattiva gestione».

Gli ambientalisti chiedono, prima che le comunità forestali siano derubate delle loro terre ancestrali, della biodiversità e che i servizi ecosistemici forestali siano fortemente depauperati, che il governo metta una moratoria sulla concessione di nuove Sabl e di nuove licenze per radere al suolo le foreste. Inoltre, le Sabl and Forest clearing authorities di Papua Nuova Giunea dovrebbero essere sottoposte «Ad un esame approfondito, trasparente e indipendente».

Più che un sospetto, quello della corruzione e della svendita delle risorse in uno dei Paesi più poveri del mono, è un'evidenza. Anche perché spesso nelle terre tribali vivono popolazioni che non sanno nemmeno bene cosa sia il governo centrale, figuriamoci una multinazionale. 

In un comunicato l'Atbc dice che «La Papua Nuova Guinea non deve cercare di nascondersi dietro "l'obiettivo urgente" di ridurre la povertà nel Paese, ma tali sforzi devono essere cauti perché il predatorio sfruttamento industriale delle foreste del paese, delle e terre e le altre risorse naturali, troppo spesso non riesce a produrre benefici equi e giusti per la maggior parte dei cittadini».

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