[18/04/2011] News toscana

Presentato a Livorno un progetto per la co-digestione anaerobica di fanghi da depurazione e frazione organica dei rifiuti urbani

Monti (Rea Spa): «Siamo coinvolti come portatori di know-how nel trattamento della Forsu con sistemi a digestione anaerobica e produzione di biogas e come fornitori di materia prima, appunto la frazione organica dei rifiuti»

LIVORNO. Sono stati presentati agli amministratori dei comuni di Livorno e Rosignano e ai rappresentanti delle aziende che gestiscono i servizi idrici e di igiene urbana (Aamps SpA, Rea SpA, Sea Risorse SpA) i primi risultati del progetto C-Step (Codigestion sludge treatment in exsisting plants) che ha l'obiettivo di ottimizzare l'utilizzo dei digestori anaerobici degli impianti di depurazione delle acque di Livorno e Cecina allo scopo di trattare anche parte della frazione organica dei rifiuti (Forsu) prodotti sul territorio.

Le caratteristiche di C-Step sono state illustrate da Lorenzo Maresca, Elena Bettazzi per Aato 5 e Massimo Bagatti, per l'Ato Toscana Costa rifiuti, che insieme a Sandra Vitolo (coordinatore scientifico) e Letizia Martelli, del Consorzio Polo Tecnologico della Magona, hanno elaborato il progetto.

«Nella gestione dei rifiuti urbani - spiegano - uno dei fattori importanti è la capacità di trattare le varie frazioni raccolte in impianti adeguati alla tipologia di rifiuto. Per i rifiuti organici, o biorifiuti, una delle possibilità è rappresentata dalla digestione anaerobica, trattamento dal quale si può produrre biogas con elevato contenuto di metano. Un altro prodotto finale del processo è il cosiddetto "digestato", un materiale solido che con trattamenti successivi di compostaggio può diventare un ammendante agricolo di qualità o essere utilizzato direttamente in agricoltura in determinate condizioni».

Per Rea Spa era presente all'incontro il direttore Massimiliano Monti a cui greenreport ha chiesto le prime impressioni sul progetto. «E' molto interessante ma siamo alla fase preliminare, allo studio di fattibilità. E' stata fatta una ricognizione sugli impianti del territorio, forniti dati sui quantitativi di Forsu e sui rifiuti provenienti dal processo di trattamento delle acque. Sono anche stati illustrati esempi di situazioni già operative sul territorio italiano come quelle di Pinerolo e di Treviso».

Rea come è coinvolta nel progetto?

«Con un duplice ruolo: come portatori di know-how per la nostra esperienza nel trattamento della Forsu con sistemi a digestione anaerobica e produzione di biogas e come fornitori di materia prima appunto la frazione organica dei rifiuti».

Quali sono le criticità a suo parere da superare?

«Le distanze tra zone di produzione di Forsu e zone di trattamento che se sono troppo elevate innalzano i costi portandoli a livelli di insostenibilità e l'adeguamento degli impianti esistenti, abbiamo parlato di Cecina e Livorno. Infine favorire percorsi decisionali che facilitino l'applicazione di questi progetti».

Utilizzare stessi impianti a scopi multipli ci pare cosa sensata anche per ridurre i costi di smaltimento ma bisogna anche che sia chiaro e fattibile l'obiettivo finale: al di là del biogas i fanghi di depurazione trovano scarsa applicazione nel settore agricolo come ammendante per difficoltà di carattere normativo e di accettabilità, difficoltà che vanno superate prima di aumentare i quantitativi.

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