[15/04/2011] News

Materie prime e terre rare, l'Italia s'è desta: avviato un laboratorio al ministero

LIVORNO. Il lavoro della Commissione europea sulle materie prime, e in particolare la relazione del commissario Tajani, nonostante le mille difficoltà sta facendo breccia e per una volta anche l'Italia non sta a guardare. Mentre infatti è di ieri l'annuncio del governo francese che ha costituito un Comitato per i metalli strategici (Comes), pochi giorni fa in Italia è stato presentato il Laboratorio Materie Prime presso il ministero dello sviluppo economico. Si tratta di una partnership che vede insieme università, istituzioni, associazioni d'impresa e di professionisti per uno sviluppo sostenibile del comparto.

Siamo nel cuore dell'economia ecologica. Come noto le "terre rare" sono fondamentali per l'industria e in particolare per la green economy e hanno un impatto sia economico sia ambientale notevolissimo. Inoltre la loro scarsità, anche se relativa - la Cina ne detiene il 97% anche se ha solo il 35% della riserve mondiali stimate - visti i costi che la stessa Cina stessa impone a colpi di dazi, è un'occasione formidabile per il mercato del riciclo, perno non a caso dell'iniziativa Ue e potenziale driver economico per l'Italia.


Il Laboratorio Materie Prime - si legge in un comunicato, sito internet www.lab-mp.criet.unimib.it - è nato per iniziativa di Anim (Associazione nazionale ingegneri minerari), Assomineraria (Associazione mineraria Italiana per l'Industria mineraria e petrolifera), Aitec (Associazione Italiana tecnico economica cemento), Criet Centro di ricerca interuniversitario in economia del territorio, Geam (Associazione georisorse e ambiente e dal dipartimento per l'energia), Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche del ministero dello Sviluppo economico.

Proprio il direttore generale per le risorse minerarie ed energetiche del ministero, Franco Terlizzese, ha detto che «l'attività estrattiva è centrale per lo sviluppo economico di un paese. Solo chi potrà assicurare gli approvvigionamenti di materie prime strategiche potrà consentire la crescita sia tecnologica che tecnica della propria industria».

Il presidente di Assomineraria, Marco Sertorio, ha sottolineato poi «l'esigenza per il comparto estrattivo di un luogo dove i diversi attori del settore possano non solo focalizzare meglio le diverse esigenze, ma anche proporre soluzioni in grado di migliorare le attività soprattutto in un'ottica di sviluppo sostenibile».

«Le attività del Laboratorio Materie Prime - ha dichiarato Domenico Savoca, presidente dell'Anim - si articolano come conseguente prosecuzione dell'iniziativa Europea "Raw materials initiative" secondo una logica per progetti. Fra le prime attività del Laboratorio abbiamo già individuato dei temi come la raccolta dei dati circa la produzione del settore estrattivo, l'identificazione dei minerali strategici/critici per la politica nazionale, l'analisi dei processi autorizzativi nazionali per la semplificazione amministrativa, la sicurezza nell'approvvigionamento di materie prime, la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, l'analisi e l'incentivazione dell'utilizzo delle materie prime seconde».

Per Mauro Fornaro della Geam - «il Laboratorio potrà essere un elemento importante per favorire la corretta informazione e condivisione di una strategia complessiva, fattori che, insieme al recupero culturale e tecnico minerario, sono alla base dell'accettazione sociale di un rilancio dell'opzione estrattiva». Posizione questa più discutibile, in quanto in Italia non si vede dal nostro punto di vista questa necessità. Mentre ci pare come detto una bella opportunità per l'industria manifatturiera del riciclo.

Mentre sul fronte delle materie prime in generale non arrivano buone notizie - è di ieri l'allarme della Banca Centrale per gli aumenti record che rischiano di innalzare di 44 milioni il numero degli indigenti - questa iniziativa, anche se agli albori, dimostra almeno che il tema dei flussi di materia comincia a farsi strada. Mentre l'altra notizia di giornata, ovvero il lento recupero delle cartolarizzazioni, non invita all'ottimismo. Dato che la cartolarizzazione dei mutui subprime ha causato quello che tutti noi sappiamo, leggere che è quasi un bene che «a distanza di tre anni, qualche timido segnale di ritorno all'antico stia riaffiorando» e che segnatamente si stia parlando appunto di «cartolarizzazione dei crediti più rischiosi come i non performing loans», prudentemente annotiamo questi continui ritorni al passato almeno nella categoria dei "cattivi presagi".

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