[14/04/2011] News toscana

La politica energetica secondo il Partito Democratico, a Livorno

LIVORNO. L'incontro promosso dal gruppo di lavoro Energia del Pd di Livorno e dal gruppo consiliare del partito nella Provincia, dal titolo "Salviamo le rinnovabili. L'impegno del Partito Democratico accanto alle imprese e ai lavoratori, per costruire futuro, creare lavoro e sviluppo sostenibile", ha visto impegnati come oratori vari esponenti della politica - locale e non. Nonché rappresentanti delle imprese e delle associazioni sindacali, tutti uniti dalla stessa esigenza: quella di garantire un futuro alle energie rinnovabili, sul cui sviluppo l'attuale Governo rema costantemente contro.

L'ultima mannaia a cadere sul settore è il recente quanto deleterio decreto Romani, folkloristicamente soprannominato "ammazza-rinnovabili", come sottolineato ripetutamente dai vari partecipanti al convegno, tanto da diventare il leit-motiv indiscusso del dibattito. D'altronde, lo stop all'ultimo conto energia ha fatto tirare il freno a mano sugli investimenti nel settore, con le banche che aspettano certezze prima di erogare nuovamente i finanziamenti necessari; tutto ciò ha pesanti e particolari ricadute anche sul nostro territorio, in quanto, come osservato dall'assessore alle politiche ambientali della provincia di Livorno, Nicola Nista, «la nostra provincia è il principale distretto energetico dell'intera Regione, e le fonti rinnovabili sono una grande opportunità per creare investimenti, ricchezza ed occupazione, ma questa opportunità va saputa governare».

In pochi anni, come sottolineato da Balestrini, professione ingegnere, del dipartimento economico Pd, il nostro Paese è passato dall'essere uno dei fanalini di coda nell'utilizzo di energie rinnovabili, a diventare la seconda nazione d'Europa per potenza installata di pannelli fotovoltaici, con 4.828 mW, dietro soltanto alla Germania.

Ed in questa corsa nazionale, qual è il contributo fornito alla causa dalla Toscana e da Livorno in particolare? Analizzando i kW da fotovoltaico attualmente in esercizio ogni 1.000 cittadini, si vede come il nostro territorio regionale, provinciale e comunale sia ancora abbondantemente al di sotto della media nazionale - 75 kW ogni 1.000 abitanti - con la Regione che si posiziona a quota 50 kW. La Provincia di Livorno è a quota 55 kW, mentre il nostro Comune si ferma a soli 16 kW.

Dunque, che fare a livello locale?

Secondo Balestrini «il ruolo di Provincia e Comune potrebbe essere quello di promuovere convenzioni, che mettano insieme banche, imprese e privati verso uno sviluppo del settore, come nel caso della campagna Eternit Free lanciata recentemente».

Ma ci sono anche grandi problemi a monte da affrontare, a livello nazionale, come affermato nell'intervento dell'ing. Carlo Giangregorio di Generplus, che si sofferma, tra l'altro, sulla ‹‹poca informazione, a tutti i livelli, dedicata ai problemi energetici del Paese, e sulle possibili mosse per risolverli; la scarsa informazione che c'è, oltretutto, è spesso infarcita di menzogne, come quella sui bassi costi dell'energia elettrica da fonte nucleare, o sui costi degli incentivi alle energie rinnovabili che gravano sulle bollette degli italiani: in realtà, se venisse raggiunto entro il 2011 il ventilato tetto degli 8'000 mW di fotovoltaico - come effettivamente sarà - gli incentivi per raggiungere tale limite peserebbero per soli 1,6€ al mese per famiglia. Bisogna considerare come sia possibilissimo soddisfare il fabbisogno energetico nazionale sfruttando solamente le energie rinnovabili, è un obbiettivo che possiamo centrare. Per raggiungerlo, però, è imprescindibile eliminare gli sprechi e le inefficienze nel sistema, puntando sull'efficienza energetica››.

Sullo stesso tema torna anche il presidente nazionale degli Ecologisti democratici, Fabrizio Vigni (Nella foto): «è stata portata avanti una campagna informativa contro le energie rinnovabili per preparare l'arrivo del decreto Romani e favorire la scelta del Governo Berlusconi di puntare sul nucleare; è l'ora di smetterla con gli inganni. Mi verrebbe da pregare per una destra più normale per l'Italia quando, in giro per il mondo, la green economy è promossa non solo infatti da governi progressisti, ma anche da quelli di destra, ma intelligenti. Da noi, invece, si è pensato bene, in questi due anni, di azzoppare l'unico settore che ha retto alla crisi. Il Paese si è preoccupato molto, e giustamente, per i travagli che hanno interessato ultimamente la Fiat, ma col decreto Romani il rischio occupazionale che si corre è anche maggiore: è una mossa impensabile, occorre che venga emanato il prima possibile l'atteso nuovo decreto per definire con certezza il nuovo regime degli incentivi, e sarebbe bene che questo correggesse il più possibile il passo falso di Romani. Non siamo contrari ad una riduzione graduale e progressiva di tali incentivi, ma occorre porsi obbiettivi coraggiosi e di lungo termine e, in particolar modo, investire per creare un'industria nazionale delle rinnovabili alla quale l'intera filiera possa attingere, altrimenti i nostri incentivi vanno a favorire imprese estere, anziché le nostre».

Questi, dunque, gli auspici per il breve termine. Ma occorre non perdere di vista l'orizzonte, dove "green economy" non significa solo energie rinnovabili ed efficienza energetica, che sono solo la punta di un iceberg. Nelle parole di Vigni, ‹‹la green economy non comprende solo un modo diverso di produrre ed utilizzare l'energia, ma nasconde un cambiamento molto profondo per tutti i settori dell'economia, dall'edilizia alla chimica, alla produzione di auto. Si dovrà giungere ad una completa riconversione dell'economia stessa, concentrandosi sui problemi energetici come su quelli inerenti lo sfruttamento delle materie prime e la produzione il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti››.

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