[12/04/2011] News toscana

Da una ricerca condotta dall’Università di Pisa, la “fotografia” del volontariato toscano

FIRENZE. Una ricerca curata da Andrea Salvini del Dipartimento di Scienze sociali dell'Università di Pisa, spiega come è cambiato il mondo del volontariato nella nostra regione. Lo studio "Le trasformazioni del volontariato in Toscana" è stato svolto dal settembre 2010 al gennaio 2011 ed ha coinvolto più di 800 organizzazioni di volontariato su tutto il territorio regionale (il campione rappresenta il 25% delle organizzazioni presenti nella banca dati di Cesvot). In sintesi alcuni dati.

In Toscana sono circa 300.000 i volontari attivi, distribuiti su 3209 associazioni così articolate: 1142, pari al 35% del totale, lavorano in ambito sociale e si occupano di adozione, affido, immigrati, profughi, attività ricreative, detenuti, handicap, minori, giovani, anziani, assistenza alle famiglie, attività sportive di carattere sociale, donne, e senza fissa dimora. 931, pari al 29%, sono impegnate nel settore sanitario, organizzano cioè ambulatori medici, si occupano di informazione e prevenzione sanitaria, di assistenza ospedaliera, di donazione di sangue, di organi, di pronto soccorso. 325 associazioni, circa il 10%, si occupano di cultura e, nello specifico, di archeologia, musei, monumenti, biblioteche, archivi, arte, musica, teatro e cinema, tradizioni e folklore.

Altre 167 lavorano con la protezione civile, 161 sulla difesa e tutela dell'ambiente, 384 sul socio-sanitario, 35 sulla tutela e promozione dei diritti, 64 sul volontariato internazionale. «E' soprattutto nelle associazioni di più recente costituzione, quelle nate negli ultimi 10 anni ed in particolare dopo il 2005, che noi possiamo cogliere la tendenza al nuovo del volontariato toscano» ha spiegato Salvini.  Sono aumentate le associazioni che si occupano di sociale anche in risposta agli effetti della crisi economica e della riduzione delle risorse disponibili per il welfare ed è stata notata una nuova tendenza delle associazioni del sociale verso i temi della tutela e dell'advocacy, in particolare rispetto a beni ambientali, territoriali, culturali, di protezione civile e di volontariato internazionale.  «E' questo l'ambito che viene chiamato "no-Welfare", il settore per la tutela dei beni pubblici in crescita anche in conseguenza della crisi della gestione del patrimonio ambientale e culturale che sta vivendo il nostro Paese.

Dal 2005 ogni 10 nuove associazioni, 7,5 scelgono di lavorare in ambito sociale e culturale». Secondo la ricerca è cambiato anche il rapporto tra associazioni del volontariato e istituzioni pubbliche locali e regionali, sempre basato sulla collaborazione ma l'intesa non è più pensata come meramente funzionale.

«Il volontariato è portatore di una propria vision, è alla ricerca di complementarietà, di compartecipazione, di una sfera pubblica allargata, della messa in pratica del principio di sussidiarietà». I due terzi delle associazioni hanno convenzioni e/o collaborazioni con l'ente pubblico: il 57% con i comuni, il 20% con le province e con la Regione. «Il volontariato toscano tende sempre più verso una maggiore specializzazione e differenziazione delle attività ciò per fronteggiare i nuovi bisogni e per utilizzare nel modo più razionale possibile le diminuite risorse umane ed economiche - ha sottolineato Patrizio Petrucci, presidente Cesvot (Nella foto con il presidente della Regione Rossi). Cala la richiesta di formazione generalista a vantaggio di quella specialista ed il volontariato è sempre più portatore di un'idea di sviluppo fondato sul concetto di utilità sociale. Cresce la predisposizione alla soluzione dei problemi. Diminuiscono però l'attenzione e l'interesse per la dimensione etico-politica. Questo è secondo me il nodo centrale sul quale chiamare ad una riflessione le associazioni toscane, perché si rischia di lasciare il volontariato senza una cornice di pensiero e di orientamento, senza cioè obiettivi condivisi, si rischia di perdere per strada il volontariato come soggetto collettivo e di cambiamento».

Questo è un aspetto su cui riflettere lasciato, a torto, troppo in secondo piano negli ultimi anni per dare più spazio all'agire immediato, al pragmatismo. Rimane fondamentale anche oggi il contributo al cambiamento che viene dal basso, dal mondo del volontariato, non certo agevolato, almeno per ampi settori di cui è composto, dall'operato del governo.

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