[01/04/2011] News

Qualcuno si ricorda della Costa d'Avorio? Battaglia ad Abidjan

LIVORNO. La guerra in Libia, le rivoluzioni arabe e la tragedia nucleare di Fukushima hanno fatto sparire dalle televisioni e dalle pagine dei giornali (nelle quali aveva già pochissimo spazio) la guerra civile di uno dei più sfortunati (e potenzialmente ricchi) Paesi dell'Africa: la Costa d'avorio.

Migliaia di persone, un flusso infinito di profughi che fa impallidire quello verso le coste italiane che ci sembra (o ci viene fatto sembrare) biblico sta fuggendo dagli scontri tra le due fazioni e cerca di entrare soprattutto in Ghana e in Liberia, dove la situazione è sempre più preoccupante. Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha esortato le parti in conflitto a risparmiare la popolazione civile ed ha chiesto all'ex presidente Laurent Gbagbo, che non ha accettato la sconfitta elettorale del novembre e si è auto-riconfermato presidente e ha nominato un governo, di cedere il potere al vero presidente eletto Alassane Ouattara, che a sua volta ha nominato il legittimo governo della Costa d'Avorio.

Da dopo i risultati delle elezioni presidenziali la Costa d'Avorio è passata dalla dittatura di Gbabo, protratta con mille scuse e rinvii, agli scontri fra le due fazioni politiche (ed etniche) che hanno ricacciato la Costa d'Avorio nel suo sanguinoso passato. Ogni ferocia umana non viene risparmiata e la Costa d'Avorio sembra il simbolo del fallimento della speranza di democrazia che avevano suscitato le elezioni in altri Paesi usciti nelle urne da guerre civili, colpi di Stato e dittature inumane.

Il portavoce di Ban Ki-moon ha detto che il segretario generale dell'Onu «Segue da vicino l'evoluzione rapida in Costa d'Avorio ed è preoccupato dalla recrudescenza della violenza. Esorta le parti a dar prova della maggior calma e dall'astenersi da tutti gli atti di violenza ed a mettere gli interessi della nazione al di sopra di ogni altra considerazione. Esorta tutte le parti a rispettare i loro obblighi e a non portare danno alla popolazione civile. E' essenziale che tutte le parti cooperino con l'Opération des Nations Unies en Côte d'Ivoire (Onuci) nel quadro del suo mandato di protezione dei civili».

Ma intanto in Costa d'Avorio, come ai tempi della guerra civile per i diamanti e della caccia agli immigrati del BUrkina Faso, roteano e mutilano i machete e cantano ed uccidono i Kalashnikov.
Secondo la stampa locale ed africana, le forze militari fedeli al presidente Ouattara starebbero per entrare ad Abidjan, la capitale economica del Paese, dopo che il 30 marzo avevano conquistato Yamoussoukro, la capitale amministrativa. Ma l'ex presidente Gbagbo, anche se la sua sorte sembra segnata, rifiuta di lasciare il potere ed i suoi miliziani si sono trasformati in incontrollabili guerriglieri che distruggono, violentano e uccidono.

Stanotte Abidjan è stata sotto il fuoco delle armi pesanti e diversi quartieri della città sono stati colpiti. Le forze di Quattara avrebbero assunto il controllo di Cocody, dove c'è la Radio télévision ivoirienne, che ha cessato di trasmettere, poi il cannoneggiamento si è spostato sul Mermoz, uno dei quartier generali di Jeunes patriotes di Gbagbo e colpi d'obice avrebbero centrato la residenza dell'ex residente a Cocody. I combattimenti sono arrivati anche nel quartiere di Plateau, dove si trova il palazzo presidenziale che Gbagbo aveva occupato con il suo governo ribelle.

Gbabo sembra introvabile, è scomparso da diverse ore, ma l'intensità dei combattimenti dimostrano che le sue milizie e la sua famigerata guardia presidenziale stanno resistendo. La popolazione è terrorizzata e da ieri in alcuni quartieri sono arrivati dei militari francesi dell'opération Licorne per proteggere i cittadini francesi residenti ad Abidjan.

Ban Ki-moon ha chiesto a Gbagbo di «Cedere immediatamente il potere al presidente Ouattara al fine di permettere il trasferimento delle istituzioni dello Stato alle legittime autorità. I responsabili che incitano, orchestrano o commettono delle violazioni dei diritti dell'uomo dovranno renderne conto».

Ban ha anche chiesto alle due parti in conflitto di «Permettere l'accesso immediato alle popolazioni nel bisogno» ed alla distratta comunità internazionale che sta bombardando Il dittatore Gheddafi e fa finta di non vedere cosa combina l'amico dei francesi Gbabo, di «Contribuire generosamente alle risorse richieste per far fronte a questa crisi». Peccato che questa crisi, o meglio questa mattanza di speranze ed umanità, vada avanti da 5 mesi con l'Onu come impotente spettatore.

Il rappresentante del segretario Onu per la Costa d'Avorio, YJ Choi, è in contatto con le due fazioni ivoriane ed il suo portavoce ad Abidjan, Hamadoun Touré, ha spiegato ieri alla stampa che «L'obiettivo è quello di trovare da una parte soluzioni rapide al dramma umanitario e dall'altra sottolineare la necessità di evitare delle azioni contro i civili e soprattutto l'utilizzo di atmi pesanti contro di loro. La settimana scorsa, sono stati attuati 950 pattugliamenti terrestri, misti ed aerei, di cui 115 nella città di Abidjan. Grazie a queste attività, l'Onuci ha potuto soccorrere qualche cittadino straniero e degli ivoriani durante i combattimenti nei diversi teatri delle operazioni. L'Onuci ha documentato 32 nuovi casi di persone uccise, tra le quali una donna e due bambini, così come due elementi delle Forces de défense et de sécurité (leali a Laurent Gbagbo), il che porta a 494 il numero di persone uccise nel quadro delle violenze post-elettorali da metà dicembre 2010».

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