[29/03/2011] News

Energia e materia, dall'Ue finalmente un orizzonte chiaro: rinnovabili e riciclo

LIVORNO. Flussi di energia e flussi di materia. Finalmente insieme in un'analisi economica e di prospettiva a lungo raggio. E' questo l'orizzonte dell'Ue come conferma il commissario europeo Janez Potocnik nell'intervista rilasciata al Sole24Ore dalla quale emerge netta la strada che si vuole percorrere: rinnovabili e gestione integrata dei rifiuti partendo dalla loro riduzione, dal riuso, al riciclo al recupero energetico, tutto in funzione della conservazione delle materie prime.

Dal punto di vista analitico è evidente (purtroppo o meno male?) il peso della cosiddetta pedagogia della catastrofe. Fukushima ha fatto più di infinite disquisizioni sull'opportunità di un rilancio dell'atomo non solo in Italia, tanto che Potocnik afferma: «L'incidente di Fukushima ci impone di rafforzare il contributo delle fonti rinnovabili di energia per compensare la riduzione prevedibile del nucleare».

Primo colpo, dunque, alle prospettive nazionali di prossime aperture di centrali nucleari con ulteriore stilettata al governo Berlusconi sul dove e come bisogna investire in ottica di energie pulite: « Il sostegno al settore deve essere, badi bene, prevedibile e a lungo termine. Consumatori, investitori e produttori devono sapere quale evoluzione ci sarà. È questione di avere un progetto».

Rinnovabili quindi e nessun accenno a improbabili alternative quali il decantato "carbone pulito" di nuovo rilanciato nei giorni scorsi nel Belpaese. Non a caso il Consiglio europeo del 24 e 25 marzo, che si è occupato di economia, Libia, Giappone e nucleare ha sottolineato che l'Ue deve "offrire un accesso all'energia efficace in termini di costi e aumentare l'incisività delle politiche di efficienza energetica".

Poi, come detto, si parla di rifiuti e materie prime, con la conferma che la comunicazione di Tajani, di cui ci siamo molto occupati e cui restiamo fermi "apologeti", sta facendo strada: «È fondamentale vederli come risorsa, come una parte della risposta all'uso efficiente delle risorse e alla mancanza di materie prime a basso costo. La nuova direttiva quadro che i paesi stanno recependo chiede che ogni stato membro tratti i rifiuti secondo una gerarchia ben precisa».

Strategia che poi così enuclea: «Primo, il miglior rifiuto è quello non prodotto. Poi viene il riutilizzo. In terza posizione il riciclo. Poi se non c'è alternativa, l'incenerimento per produrre energia. La discarica è l'ultima soluzione quando non ci sono alternative. Alcuni paesi sono indietro, e buttano in discarica i quattro quinti dei rifiuti urbani, e paesi quasi a zero rifiuti in discarica: qui si vede la strada che devono seguire i paesi meno avanzati».

Altra legnata alle politiche nazionali sui rifiuti, in particolare in Campania, arriva subito dopo: «Sappiamo che non sarà facile risolvere il problema dei rifiuti di Napoli, e quindi non ci interessa un piano che mostri una soluzione immediata da bacchetta magica: ci interessa che il piano sia credibile. Dobbiamo essere sicuri di poterci fidare». Della serie: basta con il teatrino del "ghe pensi mi" in tre giorni risolvo tutto.

Si può invece obiettare che, come sempre, l'attenzione sembra più rivolta ai rifiuti urbani che agli speciali, nonostante quest'ultimi siano quattro volte tanti, ma il principio e la gerarchia di come si deve affrontare la questione è il medesimo. Altra obiezione possibile si può fare pure sull'affermazione che, sempre in tema di rifiuti, «L'Italia può conseguire un miglioramento disaccoppiando la crescita della produzione di rifiuti dalla crescita del Pil», non solo nel senso che da sola l'Italia può far poco su questa dinamica, ma anche sul fatto che ciò è proprio delle politiche economiche e fiscali e non della gestione dei rifiuti. Certamente potremmo almeno porci il tema, cosa che invece questo governo non sembra interessato a fare.

Aspettiamo invece qualcosa di più e di meglio - ma forse per un'intervista così era pretendere obiettivamente troppo - che quando si parla di riciclo si entri più nel merito. Ovvero su come si rilancia (meglio sarebbe dire si lancia) il mercato del riciclo stesso per evitare che anche la migliore delle raccolte differenziate, non sia vanificata da un mercato di prodotti derivati da riciclo quasi inesistente, se non per quelli storicamente affermati (acciaio, alluminio, plastiche pregiate, in parte la carta).

Inoltre sarebbe anche il momento che, invece di innalzare barriere sistematiche, si incentivassero almeno burocraticamente le aziende che recuperano e riciclano i rifiuti speciali correttamente. Appare dunque evidente che la strada, in Italia, è ancora lunga, ma è già qualcosa aver indicato quella giusta. Serve - lo diciamo ormai da un po' - una nuova idea e una nuova pratica di industria fondate sulla sostenibilità. In modo da non dover in futuro aggiustarlo solo in seguito ad altre drammatiche catastrofi.

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