[29/03/2011] News

Carbon black: svolta nella lotta ai cambiamenti climatici?

NAPOLI. Chiamatele pure come volete: carbon black, aerosol di carbonio o, più semplicemente, fuliggini. Ma una cosa è certa: le particelle solide di carbonio sospese in atmosfera sono una componente importante delle emissioni antropiche che stanno accelerando i cambiamenti del clima. Tanto che  hanno contribuito per almeno oltre un quarto all'incremento della temperatura media del pianeta tra il 1950 e il 1999. Per la precisione il riscaldamento prodotto dagli aerosol di carbon black è stato di 0,21 °K. Questo è quando documenta, almeno, un gruppo di ricercatori americani in un report pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista Atmospheric Chemistry and Phys­ics.

Il risultato è tutt'altro che banale. Sia per motivi squisitamente scientifici (aiuta a comprendere la dinamica fine dei cambiamenti climatici indotti dall'uomo), sia per motivi pratici: fornisce indicazioni utili per la mitigazione a breve dei cambiamenti climatici indotti dall'uomo.

Il ruolo degli aerosol - ovvero delle particelle, solide e liquide, sospese in atmosfera - nella dinamica del clima è piuttosto complesso. Non fosse altro perché diversa è la loro natura chimica e diversa è la loro capacità di assorbire o di riflettere la luce del sole. Certo è che gli aerosol fungono anche da nuclei di condensazione delle nuvole. E le nuvole, a loro volta, svolgono diverse parti nella commedia del clima.

Le particelle di carbon black hanno un loro ruolo specifico, tuttavia. Non solo funzionano come nucleo intorno a cui si condensano le molecole di acqua e contribuiscono alla formazione delle nuvole, ma assorbono direttamente la luce solare: non a caso sono nere. Assorbendo la luce ed emettendo calore, riscaldano l'atmosfera, ma raffreddano il suolo. In breve: fare i conti e stabilire se il contributo netto del carbon black sia di rafforzamento o di mitigazione dell'effetto serra non è semplice. E, infatti, finora non era mai stato valutato in maniera precisa.

Nel lavoro pubblicato sull'Atmospheric Chemistry and Phys­ics, i ricercatori americani hanno valutato il contributo ai cambiamenti climatici a partire dal 1950 di alcuni fattori naturali, dei gas serra (anidride carbonica, metano, ossidi di azoto) di origine antropica, degli aerosol diversi dal carbon black e, infine, del carbon black di origine antropica (prodotto da alcune industrie, dal traffico automobilistico, ma anche dalla combustione della legna). Sostenendo che il primo fattore non ha fornito alcun contributo netto all'aumento della temperatura, mentre l'ultimo fattore, il carbon black, ha rafforzato l'effetto serra, contribuendo con 0,21 °K all'aumento della temperatura tra il 1950 e il 1999. Un contributo rilevante: perché compreso tra un quarto e un terzo dell'aumento complessive della temperatura. Se tuttavia si considera il periodo 1957-2006, il contributo del carbon black resta positivo, ma scende a 0,17 °K a causa dell'interferenza delle polveri immesse in atmosfera dal vulcano Pinatubo. A dimostrazione del fatto che gli aerosol sono molto sensibili alle condizioni del contorno.

Tutto questo, dicevamo, ha importanti implicazioni per la comprensione delle dinamiche del clima. Gli aerosol, e il carbon black in particolare, svolgono forse un ruolo più importante del previsto.

Ma se i dati pubblicati dall'Atmospheric Chemistry and Phys­ics verranno confermati, tutto ciò potrebbe avere una certa influenza anche sulle azioni dell'uomo per mitigare la sua impronta sul clima. Il carbon black, infatti, ha una vita relativamente breve in atmosfera. Abbattendone le emissioni è possibile ottenere effetti a tempi molto a più brevi che abbattendo quelle dei gas serra. Ciò non ci esime dalla necessità di ridurre le emissioni di anidride carbonica, metano e ossidi di carbonio. Ma ci indica un'altra strada, anche piuttosto veloce, per cercare di contenere il previsto aumento della temperatura media del pianeta entro i 2 °K da qui alla fine del secolo.

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