[24/03/2011] News

Climate change, in Italia temperatura aumentata di 1.5 gradi negli ultimi 150 anni

Milano: studiosi a confronto sul “clima che verrà”

FIRENZE. E' in corso oggi all'Università degli Studi di Milano la conferenza "Il clima che verrà", promossa da ZeroEmission, il network sulle energie rinnovabili, il clima e la sostenibilità ambientale di Artenergy publishing, con la consulenza scientifica di Vincenzo Ferrara dell'Enea e di Claudio Smiraglia, del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Ateneo milanese che nel suo intervento è partito da alcune certezze. «Una delle conferme dei cambiamenti climatici è l'evoluzione recente dei ghiacciai. In particolare va  evidenziato come su scala globale non vi siano più incertezze che il fenomeno del regresso interessi ormai tutte le regioni glacializzate, in tutti i continenti. È chiaro, tuttavia, che tenendo conto della molteplicità topografica, dimensionale e climatica della criosfera (dai minuscoli ghiacciai mediterranei alle gigantesche calotte polari), questo fenomeno si presenta in forme e dimensioni molto differenziate e che la risposta dei diversi ghiacciai si attua in tempi non sempre confrontabili».

I cambiamenti climatici sono una criticità ma sono anche un'occasione per affrontare temi che non possono essere elusi e che devono trovare risposte. Questa la chiave di lettura fornita da Ferrara. «I cambiamenti climatici devono essere visti anche come un'occasione per discutere di altri problemi correlati, che bisognerebbe comunque affrontare: ad esempio, la necessità di ridurre le emissioni di CO2 e i consumi di energia. A riguardo, segnalo un dato particolarmente significativo: nel mondo si potrebbe ridurre di ben il 73% il consumo di energia, a parità di soddisfazione del fabbisogno energetico, mentre in Italia circa il 40% dello spreco avviene negli edifici. Un altro importante aspetto da affrontare è quello dei rischi idrogeologici, per i quali è indispensabile una maggiore prevenzione. Inoltre, va sottolineato come sia sempre più necessaria una cooperazione internazionale basata su principi di solidarietà».

L'occasione è servita anche per evidenziare i settori in cui è necessario incrementare le politiche e le azioni come ad esempio quello dell'adattamento. «Finora si è agito soprattutto sotto l'aspetto della mitigazione, mentre molto resta da fare in tema di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici - ha sottolineato  Luciana Sinisi dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale - In particolare, desidero evidenziare i rischi per la salute correlati non solo alle ondate di calore, ma anche ad altre cause. Mi riferisco, ad esempio, all'aumento di rischi di malattie infettive per l'aumento di insetti vettori, al rischio di  contaminazione delle acque da alluvioni o periodi di pioggia alternate a siccità, alle allergie causate da fioriture anticipate o dall'arrivo di nuove specie vegetali. I cambiamenti climatici, quindi, amplificano problemi già esistenti e li fanno emergere. E i nuovi rischi infettivi, allergici e tossici, diversi da quelli esistenti vent'anni fa, sollecitano di ripensare i sistemi di prevenzione ambientali, sanitari e sociali». Naturalmente scienziati e tecnici non hanno tralasciato il punto sulla situazione italiana.  «L'Italia è la culla della meteorologia, dove sono state fatte le prime osservazioni su variabilità e cambiamenti climatici. Ed è anche il Paese che negli ultimi 150 anni ha registrato un aumento della temperatura di 1,5 gradi, a fronte di un incremento medio di 0,8 gradi nel resto del mondo» ha informato Maurizio Maugeri del Dipartimento di Fisica dell'Università degli Studi di Milano, e Alessio Bellucci del Centro Euro Mediterraneo per i Cambiamenti climatici ha aggiunto: «In Italia, se si raffronta la fine del XXI secolo con quella del secolo precedente, si può rilevare una crescita del riscaldamento particolarmente accentuata in estate, stagione durante la quale è stata registrata una diminuzione delle precipitazioni fino a oltre il 40%. E in futuro le stagioni non solo diventeranno ancora più calde, ma si intensificheranno sia le precipitazioni sia i periodi caratterizzati da siccità».

A fronte di questo quadro si comprende come le politiche generali e di settore dovrebbero essere indirizzate con lungimiranza verso la direzione della sostenibilità (ambientale in primis) per garantire livelli di vita adeguati alle prossime generazioni. Il problema è, che almeno in Italia, si fatica a governare il quotidiano e a spiegare quello che è successo ieri, figuriamoci a "progettare" il futuro.

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