[22/03/2011] News toscana

Concessione Acque minerali: Toscana "promossa con riserva"

Iniziativa di Legambiente e della rivista Altreconomia

FIRENZE. Legambiente e la rivista Altreconomia in occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua, tornano a fare il punto sulla gestione delle acque in Italia ed in particolare di quelle minerali. Il nostro Paese con 192 litri di acqua minerale procapite si conferma  quello con il più alto consumo di acqua in bottiglia in Europa, addirittura con una media nazionale doppia rispetto a quella europea.

Infatti, solo nel 2009, sono state imbottigliati 12,4 miliardi di litri di acqua, di cui solo l'8% destinato al mercato estero. Un volume di affari di 2,3 miliardi di euro in continua ascesa negli ultimi trent'anni: i consumi dal 1980 ad oggi sono aumentati di 5 volte e con loro anche la produzione di acqua imbottigliata.  A questa crescita enorme non è corrisposto un proporzionale aumento delle tariffe pagate dalle società imbottigliatrici alle Regioni italiane, spesso ancora stabilite da regio decreto come in Molise e in Sardegna o da regolamenti di oltre 30 anni fa, come la legge regionale del 1977 della Liguria.

«L'acqua e la sua gestione sono questioni centrali nel nostro Paese. Lo hanno confermato 1 milione e 400mila cittadini che si sono impegnati in prima persona per chiedere a Governo e Parlamento di modificare la legge che impone la privatizzazione del servizio idrico - ha sottolineato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente- Ma mentre il dibattito pubblico/privato per la gestione del servizio idrico è ancora in corso, in Italia esiste già una forma di privatizzazione dell'acqua, o meglio delle sorgenti concesse a prezzi ridicoli alle società che imbottigliano. Una sorta di obolo in netto contrasto con il volume di affari del settore ma soprattutto in confronto all'altissimo valore di una risorsa limitata e preziosa come è l'acqua di sorgente».

Nel dossier "Acque Minerali: la privatizzazione delle sorgenti in Italia", viene spiegato come l'adeguamento delle leggi regionali sui canoni di concessione alle linee guida nazionali approvate nel 2006 si ancora un obiettivo lontano. Le linee guida nazionali prevedono tre tariffe: da 1 a 2,5 euro per metro cubo o frazione di acqua imbottigliata; da 0,5 a 2 euro per metro cubo o frazione di acqua utilizzata o emunta; almeno 30 euro per ettaro o frazione di superficie concessa.

«Per l'altissimo valore della risorsa idrica e l'impatto ambientale, causato dai consumi da primato delle acque in bottiglia- dichiarano da Legambiente- le Regioni dovrebbero attivare al più presto un lavoro di revisione dei canoni di concessione per l'imbottigliamento dell'acqua che porterebbe anche ad un forte incremento dei fondi incassati. Al contrario, oggi le Amministrazioni che incassano i canoni in gran parte dei casi non riescono nemmeno a raggiungere una quota sufficiente a coprire le spese necessarie per i controlli o per lo smaltimento delle bottiglie di plastica utilizzate».

Legambiente e Altreconomia hanno stilato una classifica delle regioni in base alle normative in vigore in tema di concessioni di acque minerali. Tra le regioni "bocciate" perché prevedono i canoni di concessione solo in base alla superficie della concessione e non sui metri cubi di acqua imbottigliata, ci sono Liguria, Molise, Emilia Romagna, Sardegna, Puglia.

Tra le regioni "rimandate" perché prevedono canoni in funzione dei volumi di acqua ma al di sotto di 1 euro per metro cubo imbottigliato, ci sono Piemonte, Basilicata e Campania. "Promosse con riserva" per aver previsto il doppio canone sulla superficie della concessione e sui volumi di acqua, superiore o uguale a 1 euro a metro cubo sono il Veneto, la Val d'Aosta, le Marche, la Lombardia, l'Umbria, il Friuli Venezia Giulia, la Toscana.

Tra le  regioni "promosse" perché hanno previsto i maggiori canoni per le concessioni sulle acque minerali, anche quest'anno figura il Lazio, affiancato dall'Abruzzo che, con una nuova normativa, ha finalmente alzato i canoni, adeguandosi alle linee guida nazionali. «Nonostante alcune novità, sono ancora irrisori i canoni che le aziende imbottigliatrici corrispondono alle Regioni -  ha dichiarato Pietro Raitano, direttore del mensile Altreconomia- Se venissero fissate tariffe adeguate, assisteremmo a un riallineamento dei prezzi al consumo, che sarebbero più corrispondenti ai reali costi della minerale. Vedremmo anche meno pubblicità e il bisogno indotto di acqua in bottiglia si ridimensionerebbe, portando il nostro Paese nella media europea. Con il vantaggio di vedere in giro meno camion carichi di bottiglie e meno plastica tra i rifiuti. È giunto anche il momento di ribadire- ha continuato Raitano- che le esigenze dei cittadini vengono prima di quelle delle aziende imbottigliatrici, alle quali pertanto non dovrà più essere permesso di privatizzare di fatto le fonti togliendo acqua ai cittadini, come invece è accaduto e accade ancora per alcune concessioni, al Nord come al Sud Italia». Secondo Legambiente e Altreconomia, un processo di revisione e innalzamento dei canoni consentirebbe anche di "ripagare" il territorio dell'impatto di queste attività, recuperando fondi da destinare a nuove finalità ambientali.

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