[21/03/2011] News

Emergenza immigrazione. Legambiente:«Lampedusa non non diventi un carcere a cielo aperto»

ROMA. La situazione a Lampedusa, dove si trovano attualmente più di 5.000 migranti, tra chi è arrivato da poche ore e chi è confinato sull'isola ormai da oltre dodici giorni, sta diventando insostenibile, anche per gli abitanti e Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente che sull'isola ha un circolo che cerca di opporsi al populismo della giunta comunale, interviene con fiorza denunciando una situazione che appare sempre più "voluta".

«Continuare a trattenere oltre 5.000 persone su uno scoglio di venti chilometri quadrati, completamente dipendente dalla terraferma per ogni forma di approvvigionamento, non può essere frutto di superficialità o incompetenza - dice Cogliati Dezza - Questa scelta appare, piuttosto, come una strategia precisa, volta a scaricare sull'isola e sui suoi abitanti, che finora hanno resistito con dignità e solidarietà, le situazioni di disagio, calpestando la dignità e i diritti dei migranti. Una situazione drammatica e inaccettabile, colpevolmente creata con l'interruzione dei trasferimenti dei migranti nel resto d'Italia. E' vergognoso che la settima potenza industrializzata del pianeta fronteggi in questo modo il dramma umanitario della crisi nordafricana. Il governo provveda all'immediata evacuazione dei giovani tunisini trattenuti a Lampedusa, invece di continuare a elemosinare l'aiuto dell'Europa».

Giusi Nicolini, responsabile di Legambiente Lampedusa, sottolinea che «Più di 2.000 persone sono ammassate al Centro di Accoglienza, che ne potrebbe contenere 800. I minori e le donne sono stati ricoverati nei locali dell'Area Marina Protetta. Tutti gli altri, circa 3.000, sono completamente abbandonati a loro stessi nella banchina di Cavallo Bianco, in uno scenario infernale. Dormono a terra, coperti con quello che trovano e hanno bisogno di tutto: ricovero, assistenza, cibo, vestiti, servizi igienici, coperte, medicine, denaro, schede telefoniche per comunicare con le loro famiglie. Né le organizzazioni umanitarie che operano all'interno del Centro, né la parrocchia e le organizzazioni come Medici Senza Frontiere, né i lampedusani di buona volontà, riescono a contrastare quello che sempre più si configura come un preciso disegno politico: ridurre l'isola in ginocchio per costringerla ad accettare qualsiasi soluzione emergenziale, un destino di carcere a cielo aperto. Ma l'idea di realizzare una tendopoli all'interno della base militare Loran di Ponente, priva di opere di urbanizzazione, servirebbe esclusivamente a incancrenire una situazione già drammatica che peggiora di ora in ora».

Legambiente annuncia che presenterà un esposto all'Autorità giudiziaria «Per chiedere che vengano identificati e puniti i responsabili di condotte che si configurano come gravemente lesive dei diritti umani dei migranti e sono, inoltre, fonte di gravissimi rischi igienico-sanitari per chiunque si trovi in questo momento a Lampedusa».

Gli ambientalisti esprimono anche il loro apprezzamento «A tutti coloro che, a cominciare dagli uomini della Capitaneria di Porto, stanno fronteggiando con dedizione e coraggio l'emergenza sbarchi».

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