[10/03/2011] News

Il diritto all'informazione ambientale e la ponderazione degli interessi in gioco

LIVORNO. Il diritto all'informazione ambientale non è illimitato. Le informazioni possono essere rifiutate qualora la divulgazione arrechi pregiudizio a determinati interessi come alle relazioni internazionali, alla sicurezza pubblica o alla difesa nazionale e anche ai diritti di proprietà intellettuale. Ma la scelta del rifiuto deve essere ponderata e in alcuni casi più di una volta. Lo annuncia l'avvocato generale della Corte di giustizia europea chiamato a rispondere al quesito posto dal giudice inglese.

Il tutto ha inizio quando un responsabile delle informazioni presso lo Health Protection Scotland (una sezione del National Health Service), ha chiesto all'Ofcom (ufficio della comunicazione) le coordinate esatte di ciascuna stazione base, apparentemente per fini epidemiologici. L'Ofcom ha respinto sia la sua richiesta sia, a seguito di riesame, anche la sua opposizione. Ma, su ricorso, l'Information Tribunal ha confermato l'ordine di divulgazione. In sede di ponderazione, l'Information Tribunal ha verificato separatamente l'applicazione di entrambe le eccezioni - ossia gli  interessi di pubblica sicurezza tutelati e i diritti di proprietà intellettuale tutelati - e ha negato una ponderazione cumulativa rispetto all'interesse pubblico tutelato dalla divulgazione.

Così, non soddisfatto, l'Ofcom ha proposto ricorso dinanzi all'Administrative Court, che ha, seguito un orientamento analogo a quello dell'Information Tribunal su quest'ultimo punto. Ma a seguito di un'ulteriore impugnazione, la Court of appeal (Corte d'appello) è giunta alla conclusione opposta.

La questione arriva fino alla Supreme Court dall'Information Commissioner. Ed è qui che si discute se gli effetti sfavorevoli delle due eccezioni (gli interessi di pubblica sicurezza tutelati e i diritti di proprietà intellettuale tutelati) debbano essere ponderati cumulativamente o separatamente rispetto all'interesse pubblico tutelato dalla divulgazione. Così la Supreme Court rimanda la questione alla Corte di giustizia europea.

Secondo la direttiva europea sul diritto all'informazione ambientale il diritto all'informazione implica che la divulgazione sia ritenuta un principio generale. Le autorità pubbliche rendano disponibile l'informazione ambientale detenuta da essi o per loro conto a chiunque ne faccia richiesta, senza che il richiedente debba dichiarare il proprio interesse. Ma alle autorità pubbliche è consentito respingere una richiesta di informazione ambientale in casi specifici e chiaramente definiti. Le ragioni di rifiuto dovrebbero essere interpretate in maniera restrittiva, ponderando l'interesse pubblico tutelato dalla divulgazione delle informazioni con l'interesse tutelato dal rifiuto di divulgarle. E le ragioni del rifiuto dovrebbero essere comunicate al richiedente entro il periodo stabilito dalla presente direttiva.

Fra l'altro, interpretando la direttiva già la presa in considerazione dell'interesse pubblico esige una prima ponderazione: nell'interpretare le ragioni del rifiuto della divulgazione, occorrerebbe ponderare l'interesse pubblico tutelato dalla divulgazione con l'interesse tutelato dal rifiuto di detta divulgazione. Ma questa prima ponderazione si riferisce esclusivamente all'eccezione di volta in volta interessata e deve essere effettuata nell'ambito dell'interpretazione dei motivi di rifiuto.

Per l'avvocato conclude affermando che qualora un'autorità pubblica detenga informazioni ambientali la cui divulgazione arrecherebbe pregiudizio a diversi interessi tutelati da più di un'eccezione, pregiudizio che tuttavia, nel caso di presa in considerazione separata di ciascuna eccezione, non sarebbe abbastanza forte da prevalere sull'interesse pubblico tutelato dalla divulgazione, è necessaria un'ulteriore verifica, che preveda il cumulo dei diversi interessi tutelati da entrambe le eccezioni e la loro ponderazione congiunta rispetto all'interesse pubblico tutelato dalla divulgazione.

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