[01/03/2011] News

Ma Prestigiacomo insiste: «Niente da preoccuparsi e nessun tetto di 8mila Mw»

LIVORNO. Che cunfusione...Ancora una volta il governo riesce a dire tutto e il contrario di tutto attraverso i suoi ministri e stavolta il tema è quello degli incentivi alle rinnovabili. Dopo che ieri il ministro Romani ne aveva praticamente decretato il loro tramonto, oggi il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha dichiarato che le misure citate dalle associazioni - di cui abbiamo già fato notizia - «superano le reali intenzioni del Governo» e che non esiste nessun tetto di 8.000 MW per il fotovoltaico. E' vero che ci sarà un ribasso degli incentivi in funzione dell'avanzamento tecnologico al quale stiamo assistendo in questi settori, ma non c' è niente di cui preoccuparsi.

Il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici, e il senatore Roberto Della Seta, capogruppo Pd in Commissione Ambiente si fidano del ministro, almeno così pare e infatti dichiarano: «Bene il ministro Prestigiacomo, che ha cancellato il tetto degli 8 mila Mw per la produzione di energia fotovoltaica, norma ingiustificabile presente nel testo portato stamane in pre-consiglio dei Ministri e che avrebbe annientato il settore. Il Governo prenda atto che la mobilitazione contro molte norme del decreto è imponente, e che si rischia una ricaduta pesantissima  in termini economici ed occupazionali. Ora occorre recepire le altre condizioni poste dal Parlamento per la formulazione di un testo che garantisca il raggiungimento degli obiettivi fissati».  

«Basta uno sguardo alle agenzie di stampa e ai mezzi di comunicazione in generale - proseguono i due senatori del Pd - per vedere come la nuova riformulazione del decreto legislativo stia terremotando l'intero comparto delle fonti rinnovabili. La lista di chi in queste ore sta lanciando l'allarme è estremamente rappresentativa del Paese che investe e produce: Rete Imprese Italia, Uncem,  Legacoop, Enerpoint, Conergy, Anie/Gifi, Legambiente, Greenpeace, Wwf, Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Kyoto Club, Ises, Anev, Aper, Assoenergie futuro, Assosolare, Anci, Uil. Eolico, solare, geotermico, mini-idrico, sono le fonti di energia rinnovabile, insieme all'efficienza energetica, le carte su cui puntare per il futuro energetico del nostro Paese».

Anche Confagricoltura alla vigilia delle decisioni del governo sulla produzione di energia da fonti rinnovabili crede nelle parole del ministro: «Il ministro per l'Ambiente Stefania Prestigiacomo ha detto che sulle fonti rinnovabili il nostro Paese ha assunto un impegno a livello Ue e lo manterrà. Apprezziamo l'impegno del ministro e lo sosteniamo, perché è estremamente importante che venga trovato un giusto equilibrio tra l'esigenza di contenere il costo degli incentivi, e quella di realizzare uno sviluppo sostenibile delle diverse fonti rinnovabili sul territorio, anche nell'ottica di raggiungere gli obiettivi posti dall'Unione Europea al 2020».

Un po' più scettica Legambiente: «Bene che il Ministro Prestigiacomo tolga il tetto di 8mila Mw per la produzione di energia fotovoltaica, ma non basta a salvare centinaia di posti di lavoro e lo sviluppo dell'imprenditoria legata alle energie pulite. Ci chiediamo se il Ministro Calderoli abbia davvero letto i contenuti del decreto legislativo con cui si vieta ai regolamenti comunali e alle leggi regionali di intervenire autonomamente in materia di rinnovabili - ha commentato Edoardo Zanchini, responsabile Energia e infrastrutture di Legambiente -. Il paradosso è che, a partire dall'approvazione del provvedimento, le leggi approvate in Piemonte e in Lombardia, come in centinaia di comuni del Nord Italia, diverranno di colpo illegittime, poiché questi territori improvvisamente si troveranno a possedere standard  superiori rispetto a quelli consentiti dal Governo e quindi saranno automaticamente cancellati. Il Decreto Romani, in totale incoerenza con il proclami federalisti del Governo, costituisce infatti, una norma assolutamente centralista che non consente ai territori alcuna libertà di crescita e scelta di sviluppo di fonti rinnovabili in edilizia. E' per questo che Legambiente chiederà alle Regioni di fare ricorso alla Corte Costituzionale per continuare a far sì che i territori interessati possano invece accrescere lo sviluppo delle energie pulite come ritengono più opportuno».

Scusate, invece, se noi prima di ogni ulteriore commento - quello sul decreto Romani è negativo e lo abbiamo già detto - aspettiamo (piuttosto preoccupati) il Cdm di giovedì...

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