[01/03/2011] News

Calabria: ancora morti a causa della fragilità del territorio

FIRENZE. La Calabria flagellata dal maltempo mostra ancora una volta la fragilità del suo territorio. E purtroppo siamo ancora a piangere per la perdita di vite umane. Un uomo di 69 anni è morto a Reggio Calabria dopo che la sua auto è stata travolta da una frana in località Villa San Giuseppe. L'uomo è stato sommerso da fango e detriti e trascinato con la sua vettura verso il fondovalle dove scorre il torrente Pettogallico. Ma frane e smottamenti sono stati segnalati in varie parti della città: nelle frazioni periferiche di Boschicello e di Gallina, per i cedimenti di terreno dovuti al nubifragio, ci sono alcune famiglie che risultano isolate. Anche il resto della regione è stato fortemente colpito dall'ondata di maltempo: quindici persone sono state soccorse dai vigili del fuoco di Vibo Valentia dopo che erano rimaste bloccate in auto, o nelle proprie abitazioni a causa di allagamenti e l'Anas è stata costretta a chiudere la strada statale 18; pioggia intensa con allagamenti anche sulla provincia di Cosenza. Vista la situazione il Dipartimento della presidenza della Giunta regionale ha attivato le strutture della protezione civile che sono già a lavoro.

Come si intuisce l'evento atmosferico è stato violento (i fenomeni di questo tipo si susseguono però sempre più frequentemente) ma l'acqua scaricata sul territorio causa danni così violenti a persone e cose per responsabilità che sono tutte antropiche come ci spiega anche Coldiretti. «La situazione della Calabria con tutti i 409 comuni a rischio per frane o/e alluvioni si conferma più grave rispetto alla media nazionale in Italia dove ci sono 5.581 comuni, il 70 per cento del totale, a rischio idrogeologico dei quali 1.700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono a rischio per entrambe le calamità. All'elevato rischio idrogeologico in Italia- continua Coldiretti- non è certamente estraneo il fatto che un territorio grande come due volte la regione Lombardia, per un totale di cinque milioni di ettari equivalenti, è stato sottratto all'agricoltura che interessa oggi una superficie di 12,7 milioni di ettari con una riduzione di quasi il 27 per cento negli ultimi 40 anni. Il progressivo abbandono del territorio e il rapido processo di urbanizzazione spesso incontrollata non è stato accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque ed è necessario intervenire per invertire una tendenza che mette a rischio la sicurezza idrogeologica del Paese» ha concluso Coldiretti.

Stop al consumo di suolo e all'impermeabilizzazione del territorio, riqualificazione delle strutture esistenti, lotta all'abusivismo, attenzione alle pertinenze fluviali e riqualificazione dei corsi d'acqua, sono solo alcuni ingredienti di una ricetta che solo una classe dirigente nuova e diversa potrebbe saper applicare.

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