[01/03/2011] News

Tagli al fotovoltaico, l'Italia ha copiato (in peggio) dalla Francia nucleare

LIVORNO. Durante un discorso tenuto ieri al Conseil économique, social et environnemental (Cese), François Fillon, il confermato primo ministro del governo francese appena rimpastato a causa delle complicità con la dittatura tunisina dell'ex ministro degli esteri di Parigi, ha riconfermato pienamente le proposte iniziali molto restrittive del governo Sarkozy che propongono una quota di fotovoltaico installato di 500 MW all'anno, un calo trimestrale delle tariffe, l'avvio di bandi di gara a partire dai 100 kW, un calo immediato delle tariffe del 20%.

E' andato quindi a vuoto l'appello di André Antolini, presidente del Syndacat des energie renouvables (Ser), e Arnaud Mine, presidente di Ser-Soler, «Rispondendo all'appello del presidente della repubblica, ci sono molti imprenditori ed industrie che hanno investito e creato dei posti di lavoro nella filiera. Allo stato del testo presentato dall'amministrazione, il progetto avrebbe delle conseguenze drammatiche. Contiamo sul sostegno del primo ministro, François Fillon, e dei suoi due ministri incaricati di questo dossier, Nathalie Kosciusko-Morizet ed Eric Besson, per emendare il progetto di decreto durante il Conseil Supérieur de l'Energie di mercoledi prossimo».

Fillon aveva già annunciato il 22 febbraio al Cese queste misure ed il Groupement des Particuliers producteurs d'electricité photovoltaïque (Gppep) ha detto di essere scioccato dai contenuti del progetto di decreto: «Questi progetti limitano al minimo le ambizioni per il fotovoltaico in Francia».

In Francia come in Italia (che dalla Francia dovrebbe comprare un giorno il problematico, costoso, in cronico ritardo e non testato Epr) l'attacco al fotovoltaico viene messo in relazione alle pressioni della lobby nucleare e numerosi esperti e professionisti del settore fotovoltaico denunciano che il governo non ha tenuto conto delle loro raccomandazioni durante la fase di concertazione sulle politiche energetiche, soprattutto per quanto riguarda la problematica delle tariffe di acquisto, e che questo «Avrà delle conseguenze funeste per il mercato del fotovoltaico».

In effetti la riduzione del 20% delle triffe di acquisto dell'elettricità, la soppressione delle tariffe oltre i 100 KW ed il sistema di accesso alle liste di attesa potrebbero costare il posto di lavoro a 25.000 persone nelle piccole e medie imprese. Comunque meno degli effetti stimati in Italia per il decreto Romani sulle rinnovabili.

Per il Gppep «500MW all'anno in Francia è meno di quel che è stato installato nel 2010. C'è quindi la volontà di soffocare la filiera solare mente il governo non parla altro che di crescita... ». Come in Italia, le associazioni ambientaliste e professionali sono state prese di sorpresa da un cambiamento brutale e sottolineano che «Questo progetto di decreto trasmesso al Conseil Supérieur de l'Energie chiude tutte le porte ad una tale ambizione».

Secondo il Gppep «Le proposte fatte dai partecipanti alla concertazione non sono state tenute di conto. Ancora peggio, vedendo il contenuto del decreto, la concertazione non è stata altro che una mascherata che serviva a distogliere l'attenzione dalla filiera fotovoltaica mentre i decreti finivano di essere redatti».

Per questo il gruppo chiede che «Il calo della tariffa di acquisto sia meno importante del 20% annunciato per i privati; I dispositivi fiscali (Iva al 5,5% ed esonero d'imposta) siano estesi a tutti i progetti dei privati; L'integrazione all'edificio sia obbligatoria solo per una costruzione nuova o per il rinnovo di un complesso di tetti; Il calo della tariffa di acquisto per i nuovi contratti resti annuale per i privati che sono tutto salvo che degli speculatori; I target di installazione per i privati siano riportati ad almeno 200MW/anno come era stato proposto dai rappresentanti dell'Assemblée Nationale presenti all'audizione dei signori Trink et Charpin; Il libro verde o prestito fotovoltaico previsto dal rapporto Charpin/Trink sia messo in opera. Questi sono nostri risparmi personali che noi impegniamo al servizio della collettività. E' necessario avere visibilità e sicurezza riguardo ai nostri investimenti. I privati produttori non sono dei grandi gruppi che fanno del fotovoltaico un esca per il guadagno, siamo dei padri e delle madri di famiglia che vogliono offrire un avvenire sano ai nostri bambini. Ci sembra dunque importante che il governo inciti i privati ad utilizzare questa energia rinnovabile, pulita e facilmente sfruttabile».

Il testo del decreto verrà trasmesso domani al Conseil Supérieur de l'Energie perché lo esamini e non contiene nessuna delle osservazioni fatte durante la concertazione avviata dal governo di centro-destra francese. Dopo la riduzione continua delle tariffe di acquisto da parte di Edf (impegnata a tappare i buchi di bilancio prodotti dal nucleare), è prevista una moratoria di tre mesi che congela tutti i progetti in lista di attesa.

Un vero e proprio schiaffo alla disponibilità delle imprese e una opposizione totale alle proposte fatte dal Ser. Le industrie del fotovoltaico si aspettavano una svolta restrittiva e filo-nucleare, ma ora sono letteralmente sotto choc per la mannaia contenuta nel decreto che se verrà adottato così come è «Si tradurrà a breve scadenza nella sparizione di una gran parte delle imprese. Nello stato attuale del progetto di testo, più di 25.000 posti di lavoro sa sarebbero distrutti entro l'anno prossimo».

Secondo il Ser per tre mesi il governo ha portato avanti una concertazione con industrie, agricoltori, installatori, parlamentari ed altri protagonisti del settore che aveva permesso di trovare l'accordo su un certo numero di questioni essenziali: un target di 800 MW all'anno, un limite a 250 kW e non a 100 kW, un trattamento dei progetti penalizzati dalla moratoria, un meccanismo di cauzioni ed un calo trimestrale sostenibile delle tariffe. Il progetto presentato non tiene conto di niente di tutto questo ed è ancora più restrittivo delle previsioni del rapporto Charpin pubblicato nell'estate del 2010. «Se il primo ministro vuole può favorire l'emergere di una filiera industriale innovativa e a forte valore aggiunto, una filiera rispettosa delle esigenze ambientali, una filiera competitiva sui mercati e l'export», dice il Ser, ma il progetto di decreto è un a vera mazzata a tutto questo ed i professionisti del fotovoltaico «Non possono quindi credere che il governo misuri realmente gli effetti di questo testo sul tessuto economico ed industriale».

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