[28/05/2013] News

Attentati kamikaze in Niger, Areva sospende l'estrazione di uranio

Il nuovo focolaio dell’estremismo islamico č la Libia “liberata”

Il 23 maggio  la miniera di uranio di Somaïr, sfruttata dal gigante francese Areva, ha subito un attacco terroristico intorno alle 5:30 ora del Niger. Almeno 13 persone sono rimaste ferite ed una è morta. Il 24 maggio ci sono stati attentati ad Agadez ed Arlit, nel nord del Niger, che hanno fatto 35 morti, tra i quali 24 soldati, proprio mentre il presidente di Areva, Luc Oursel, stava visitando il sito di Somair per portare solidarietà alle vittime, rassicurare il personale, incontrarsi con i rappresentanti del governo del Niger e per testimoniare con la sua presenza «La forza del nostro impegno in Niger».

Ma Areva ha cambiato idea ed ha deciso di sospendere tutte le attività nelle miniere del Paese africano, uno dei tre siti - insieme a Canada e Kazakistan - che ospita impianti di produzione di uranio di Areva.

La multinazionale francese sfrutta con i suoi partner (di minoranza) nigerini, giapponesi e spagnoli due miniere vicino ad Arlit attraverso due società: la Cominak e la Somaïr, che da sole forniscono 3.600 tonnellate di uranio, più di un terzo della produzione con la quale Areva manda avanti il nucleare civile e militare francese.

Gli attacchi terroristici alla guarnigione di Agadez ed alla miniera di Areva sono stati rivendicati da gruppi che fanno capo all'algerino Mokhtar Belmokhtar, un uomo di Al Qaeda del Maghreb, e dal Mouvement pour l'unicité et le jihad en Afrique de l'Ouest (Mujao), una delle bande di tagliagole integralisti che aveva occupato il nord del Mali prima dell'arrivo delle truppe francesi.

Ma il presidente nigerino Mahamadaou Issoufou è convinto che i terroristi vengano dalla Libia, che non ha smesso di essere un problema per tutti i suoi vicini dopo la caduta di Gheddafi. Il frutto avvelenato della vittoria occidentale che doveva portare la democrazia sta intossicando il Sahel e la stessa Libia con un estremismo islamico che è diventato retrovia e rifornimento di tutte le bande armate.  

Il 25 maggio, prima di incontrarsi con Oursel, il presidente  Issoufou ha parlato apertamente di «Gruppi provenienti dal sud della Libia» e della difficoltà di controllare le frontiere nel Sahel. A Niamey sono tutti convinti che i due gruppi di kamikazes che hanno fatto gli attentati siano venuti dal deserto libico (anche se questo non necessariamente significa che siano di nazionalità libica) ed il sud della Libia è ormai considerato anche dai francesi come un nuovo santuario dei jihadisti.

Areva è preoccupata  perché, secondo i primi elementi che emergono dall'inchiesta in corso, i kamikaze avrebbero goduto di complicità locali e perché i terroristi sono penetrati con estrema facilità nella sala di controllo della miniera di Somaïr, nella centrale elettrica e in un altro impianto, eludendo i dispositivi di sicurezza messi in campo da Areva e dal Niger dopo il rapimento ad Arlit nel settembre 2010 di 7 impiegati di Areva.

Già a gennaio, dopo l'attacco al sito petrolifero di In Amenas in Algeria, il sud della Libia era stato indicato come la nuova base dell'estremismo islamico armato. Ora, il presidente nigerino dice, riferendosi proprio alla situazione libica: «Preferisco la dittatura all'anarchia». Gheddafi in Niger era considerato un benefattore, mentre dalla nuova caotica democrazia libica imposta dagli aerei della Nato arrivano solo guai ed armi per gli islamisti e i guerriglieri tuareg, che con Areva hanno vecchi conti da saldare.

Teoricamente dal dicembre 2012 Tripoli avrebbe chiuso le sue frontiere meridionali, ma controllare 4.000 km di deserto infestati da milizie tribali ed integralisti sarebbe molto difficile anche per un Paese stabile, figuriamoci per la Libia dove le bande armate assediano i palazzi governativi e attaccano le ambasciate. A giugno dovrebbe prendere il via una missione dell'Unione europea per aiutare a mettere in sicurezza le frontiere terrestri, marittime ed aeree della Libia. Intanto il primo ministro della Libia, Ali Zeidan, in visita a Bruxelles, ha fatto l'offeso ed ha detto che gli autori degli attentati suicidi non vengono dal suo Paese: «Sono accuse senza fondamento che non corrispondono alla realtà».

Il presidente Issoufou ha anche un'altra teoria: gli attacchi kamikaze sarebbero stati pianificati in Ciad da elementi che poi sono passati dalla Libia. A Radio France International ha detto: «Confermo la provenienza del pericolo. Il focolaio che destabilizza oggi il  Sahel, si trova in Libia. L'ho confermato perché gli assalitori sono venuti dal sud della Libia e quest'attacco contro il Niger è stato preparato in parallelo con un altro attacco al Ciad. Quindi considero che il nostro Paese e il Ciad siano sulla linea del fronte, e faremo di tutto per assumerci le nostre responsabilità e il nostro dovere».

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