[27/05/2013] News

Una crociera scientifica di 135 anni fa conferma il global warming

Una nuova analisi, svolta dai ricercatori del Jet propulsion laboratory (Jpl) della Nasa e dell'Institute for Marine and Antarctic Studies dell'Università della Tasmania sui dati oceanici raccolti più di 135 anni fa dall'equipaggio della spedizione oceanografica della HMS Challenger fornisce un'ulteriore conferma che nel corso dell'ultimo secolo le attività umane hanno riscaldato il nostro pianeta.
I ricercatori australiani e statunitensi hanno messo insieme le misure delle temperature oceaniche prese dal veliero nell'800 con le osservazioni moderne dalla flotta di boe galleggianti dell'iniziativa internazionale Argo, poi le hanno utilizzate per realizzare lo "stato dell'arte" dei modelli climatici, per avere un quadro di come gli oceani del mondo siano cambiati dalla crociera della Challenger che tra il 1872 e il 1876 realizzò la prima indagine scientifica globale del mondo della vita sotto la superficie dell'oceano. Lungo la rotta gli scienziati misurarono anche le temperature oceaniche, immergendo termometri attaccati a corde a centinaia di metri.
Josh Willis, uno climatologo della Jpl e che partecipa ala progetto scientifico della Nasa e del Jason-3 oceanography satellite Usa/Ue che verrà lanciato nel 2015, spiega che «La chiave di questa ricerca è stata quella di determinare l'intervallo di incertezza per le misurazioni fatte dall'equipaggio della Challenger. Dopo che avevamo preso in considerazione tutte queste incertezze, è emerso che il tasso di riscaldamento che abbiamo visto negli oceani è di gran lunga superiore al livello di incertezza delle misurazioni. Così, mentre l'incertezza era grande, il segnale di riscaldamento rilevato è stato di gran lunga maggiore».
Dai risultati dello studio pubblicati su Geophysical Research Letters viene fuori che le incertezze sulle misurazioni eseguite dalla Challenger sono dovute alle aree limitate misurate durante la crociera, alle profondità effettive raggiunte dai termometri ed alla probabile variazione naturale della temperatura che potrebbe essersi verificata in ogni regione durante il viaggio.
Però Will Hobbs, dell'Institute for marine and antarctic studies dell'università della Tasmania e del Centre of excellence for climate system science dell'Australian research council è più convinto che «La nostra ricerca ha rivelato che l riscaldamento del pianeta può essere chiaramente individuato a partire dal 1873 e che i nostri oceani continuano ad assorbire la maggior parte di questo calore. Attualmente, gli scienziati stimano che gli oceani assorbano oltre il 90% del calore intrappolato dai gas serra ed attribuiscono il global warming a cause antropiche».
I dati della spedizione Challenger hanno anche rivelato che l'espansione termica dell'acqua marina causata dal global warming ha contribuito per circa il 40% del totale dell'innalzamento del livello del mare nel periodo 1873-1955. Il restante 60% è probabile dovuto allo scioglimento delle calotte glaciali e dei ghiacciai. Prima di questa ricerca, l'unico modo per stimare queste variazioni prima del 1950 erano i modelli climatici.
Per ottenere risultati più affidabili i ricercatori hanno utilizzato le stime più prudenti dopo aver tenuto conto della massima variazione possibile causata da queste incertezze ed Hobbs sottolinea: «Dato che abbiamo preso il risultato più prudenziale, ci sono probabilità che abbiamo sottovalutato il reale aumento della temperatura. Una semplice analisi dei nostri risultati suggerisce che possiamo aver sottovalutato il riscaldamento di ben il 17%, infatti molte delle stazioni più esposte al pregiudizio erano nel Pacifico Orientale, una regione che mostra una delle più forti tendenze al riscaldamento dell'oceano, quindi il riscaldamento potrebbe essere anche maggiore. Questa ricerca aggiunge ancora un altro insieme di dati convincenti che dimostrano che l'attività umana continua ad avere un notevole influsso sul clima della Terra».

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