[17/05/2013] News

Sostenibilità e territorio, presentato a Firenze il Manifesto della nuova agricoltura

«Per vincere le attuali sfide ambientali e per lo sviluppo dell’economia verde»

Oggi a "Terra Futura" (a Firenze) Legambiente, Coordinamento Toscano Produttori Biologici, Cooperativa Dream e Confederazione agricoltori italiani (Cia) Toscana hanno presentato il "Manifesto della Nuova Agricoltura". Ecco suoi punti fondanti:

L'agricoltura è l'attività principale che regola lo scambio tra uomo e ambiente, a partire dalla produzione di cibo, che nei millenni ha plasmato la cultura e le tradizioni delle comunità locali italiane, ne ha scandito i ritmi di lavoro e i giorni di festa, ha disegnato i territori e il paesaggio. Nell'ultimo secolo il ricorso massiccio alla chimica di sintesi, alla selezione genetica, agli allevamenti industriali senza terra e alla meccanizzazione agricola ha favorito un balzo iniziale nella produttività delle colture e una trasformazione radicale dei meccanismi della distribuzione e dei consumi alimentari.

All'agricoltura del Novecento era stato assegnato, infatti, il compito fondamentale di garantire cibo a buon mercato per tutti. Ma l'industrializzazione forzata ha creato enormi squilibri ambientali e sociali. Le forme di industrializzazione dell'agricoltura del Novecento sono tra i principali responsabili di molti degli attuali, gravi squilibri ambientali del pianeta: cambiamenti climatici, minore disponibilità di acque di falda e di superficie, impoverimento del suolo, deforestazione, erosione genetica, forzatura della maturazione e stagionalità dei prodotti con perdita dei sapori, cibi contaminati da residui chimici pericolosi per l'uomo e l'ambiente, rischi di malattie molto gravi come i virus dell'influenza aviaria e batteri resistenti agli antibiotici. La nuova agricoltura ha dunque parecchi compiti.

L'agricoltura può e deve dare un contributo fondamentale nella tutela degli ecosistemi e nel contrasto dei cambiamenti climatici e di altre gravi emergenze ambientali del nostro Paese (desertificazione, inquinamento delle acque, erosione genetica, assetto idrogeologico), impegnandosi a fare un minimo uso di sostanze chimiche inquinanti e/o pericolose per la salute umana (fertilizzanti, pesticidi, erbicidi) e attraverso la riduzione dei consumi energetici in particolare per le attività più energivore (concimazione azotata, lavorazioni del terreno, pompaggio idrico).

Il suolo è il più grande serbatoio di carbonio del pianeta (circa il doppio di quello in atmosfera) e le tecnologie più semplici ed efficaci di sequestro di carbonio sono gli avvicendamenti colturali, le coperture permanenti e i sovesci. La Commissione Europea valuta che queste pratiche consentirebbero di restituire ogni anno ai terreni europei 50-100 milioni di ton di carbonio. Senza calcolare i benefici congiunti di restituzione di sostanza organica ai suoli.

L'agricoltura nuova deve prevede la riduzione dei prelievi di acqua superficiale e di falda tramite la scelta di specie erbacee e arboree poco idroesigenti e idonee alle specifiche condizioni del suolo e del clima; l'uso di metodi di irrigazione efficienti,  la creazione di piccoli invasi di raccolta acqua per l'agricoltura di collina, il recupero delle acque e l'adozione di sistemi di fitodepurazione.

L'agricoltura deve contribuire alla stabilità idrogeologica del suolo, tramite coltivazioni arboree o erbacee perennanti sui pendii; l'attività di manutenzione dei boschi da parte di personale qualificato, opere di regimazione delle acque, la manutenzione dei terrazzamenti. Deve contribuire alla riduzione delle emissioni da trasporto privilegiando la filiera corta e sostituendo il gasolio agricolo nei trattori, nelle pompe e in altri macchinari con biodiesel o olio vegetale da filiera corta e deve sostituire materiali di origine petrolchimica con materie prime rinnovabili, biodegradabili e a bassa tossicità, provvedendo anche alla riduzione della produzione di rifiuti.

La nuova agricoltura è chiamata a garantire anche la sovranità e sicurezza alimentare e il patrimonio di sapori dei nostri territori, a partire da tre princìpi inderogabili: 1. germoplasma bene comune: semi e materiale genetico delle razze animali non sono brevettabili; 2. cibo libero da Ogm; 3. cibo sicuro (adozione di standard basati sulla valutazione del multiresiduo) e minimo uso della chimica di sintesi negli allevamenti. Quindi tutela e valorizza le varietà delle razze e dei prodotti tradizionali di un territorio, cura il benessere animale negli allevamenti, promuove la filiera corta, certifica i processi e i prodotti aderendo a disciplinari di qualità (biologico, biodinamico, Dop, Doc, Docg, Igp...).

La nuova agricoltura si espande anche in città attraverso l'esperienza degli Orti Sociali, che sviluppano anche legami di comunità e forme di apprendimento reciproco e favorisce nuovi progetti agricoli di gruppi di giovani o di neoagricoltori, recuperando terre incolte.

Ma la qualità dell'agricoltura non può prescindere dalla tutela del lavoro e della legalità. Sarebbero oltre 400.000 (stime Cgil), i lavoranti sfruttati ogni anno illegalmente nelle campagne italiane, mentre ammonta a oltre un miliardo di euro (dato Ecomafia 2012 di Legambiente), il valore delle merci e beni sequestrati nel settore agroalimentare nel solo 2011.  Dove non c'è rispetto del lavoro e della legalità è assai difficile che ci sia rispetto dell'ambiente e della salute dei cittadini, quindi la nuova agricoltura deve combattere il lavoro nero nelle campagne e i fenomeni di contraffazione e adulterazione del cibo.

Tra i valori di questa nuova agricoltura multifunzionale inoltre riconosciamo anche la promozione dell'identità culturale e sociale di un territorio, nonché la valorizzazione delle sue peculiarità naturalistiche e ambientali.

Il responsabile agricoltura di Legambiente, Beppe Croce, ha commentato: «Noi crediamo che proprio l'agricoltura possa essere il più importante alleato per le attuali sfide ambientali e per lo sviluppo dell'economia verde Un'agricoltura già all'opera, praticata da molti agricoltori italiani ed europei, attenti ai processi naturali e alla complessità e specificità locale degli ecosistemi e capaci di innovare, sperimentando nuove tecnologie e anche attingendo agli antichi saperi della cultura rurale. La nuova agricoltura delineata in questo Manifesto - continua Croce, in quanto offre molteplici servizi ai cittadini: garantisce cibo buono e salute, tutela delle risorse naturali e della varietà genetica, tutela dei saperi e dei sapori che rendono unico e irripetibile ogni territorio italiano, ospitalità, bellezza del paesaggio.

Tutti questi servizi, che vanno ben oltre il prezzo del prodotto venduto, non hanno avuto adeguato riconoscimento. C'è un grave ritardo di tutta la politica europea. La nuova Politica Agricola Comune, ancora una volta tende a sostenere un modello iniquo e superato che ha nella rendita fondiaria il suo fulcro. Le politiche agricole italiane e regionali, appesantite da pastoie burocratiche, stentano a cogliere la domanda di cambiamento che i cittadini e le aziende agricole più innovative chiedono. Eppure è questa l'agricoltura che garantisce il benessere dei cittadini italiani ed europei e crea le premesse per nuovi rapporti internazionali, a cominciare dai paesi del sud del Mediterraneo».

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