[13/05/2013] News

Il mistero della strage di cuccioli di balene in Patagonia: colpa dei gabbiani?

Il team del Programa Ballena Franca Austral (Icb/Ocean Alliance) ed i partecipanti al Programa de Monitoreo Sanitario Ballena Franca Austral hannno presentato alla 44esima conferenza dell' International Association of Aquatic Animal Medicine (Iaam) tenutasi a Sausalito, in California, un rapporto sull'elevata mortalità delle balene franche (Eubalaena australis) nella acque davanti alla Penisola di Valdés, dove dal 2003 sono morte almeno 650 balene, 538 delle quali cuccioli. Nel solo 2012 sono morti almeno 113 balenotteri.

Le balene raggiungono la Penisola di Valdés en Argentina per accoppiarsi, partorire ed allevare i cuccioli; ma «Stanno soffrendo dell'evento di mortalità più elevato mai registrato per questa specie nel mondo», spiegano i ricercatori argentini che stanno lavorando per capire le cause della misteriosa morte in massa dei cuccioli. Ogni inverno e primavera le baie tranquille della Penisola di Valdés, Patrimonio dell'umanità dell'Unesco, sulla costa atlantica della Patagonia Argentina, si popolano di balene franche australi che vengono a dare alla luce i loro cuccioli, ma troppi di loro non sopravvivono. Il 2012 è stato l'anno record, ma già nel 2008 le balene trovate morte in queste spiagge alla fine del mondo furono quasi 100 e 89 erano piccoli.

Marcela Uhart, co-direttrice del Programma Icb/Ocean Alliance, una veterinaria che da 20 anni lavora con la Wildlife Conservation Society, e Denise McAloose, la principale patologa del Programma, anche lei della Wcs, continuano ad indagare e spiegano: «Nonostante i centinaia di campioni che abbiamo raccolto per fare diversi esami sulle malattie infettive, tossiche od altro, fino ad oggi non abbiamo trovato una causa comune per queste morti. Ogni anno nuovi dati stravolgono i dati precedenti in termini di balene morte, periodo della massima mortalità, ubicazione delle balene spiaggiate, ecc. L'unico fatto che resta costante è che la maggioranza delle balene che muoiono sono cuccioli nati di recente».

Mariano Sironi, direttore scientifico dell'Instituto de Conservación de Ballenas en Argentina e responsabile del programma, è preoccupatissimo: «Nel 2012 sono morti un terzo di tutti i balenotteri nati nella Penisola, il che è una proporzione elevatissima. Le balene franche australi hanno il loro primo figlio in media a 9 anni, questo significa che entro solo un decennio vedremo una riduzione significativa nel numero di balenotteri nati, dato che tutti i cuccioli femmine morte ora non aggiungeranno nuovi balenotteri alla popolazione».

Una preoccupazione condivisa da Vicky Rowntree, ricercatrice dell'università dello Utah e che dirige per Ocean Alliance da 43 anni uno studio sulle Eubalaena australis della Penisola di Valdés: «Questa popolazione di balene franche australi è appena una piccola frazione delle sue dimensioni originarie ed ora abbiamo motivi di preoccuparci per il suo recupero. I nostri dati sul lungo periodo dimostrano che le balene della Penisola Valdés fino a pochi anni fa stavano recuperando ad un tasso del 7% annuo. L'elevata mortalità dei cuccioli sta riducendo questo tasso in maniera sostanziale, quasi ad un terzo di meno, secondo una stima. Se questa tendenza continua, semplicemente, non sappiamo cosa succederà».

L' International whaling commission (Iwc) nel 2010 ha organizzato insieme al Centro nacional patagónico un workshop a Puerto Madryn per analizzare la mortalità delle balene della Penínsola Valdés e, secondo i dati scientifici esistenti, gli esperti di diversi Paesi hanno concluso che le ipotesi più probabili sono tre: denutrizione, malattie infettive e bio-tossine.

Alla Conferenza californiana dell'Iaam, Peter Thomas, della Marine mammals commission Usa, ha sottolineato che «Fino a poco tempo fa, la popolazione di balene di Valdés era considerata in salute e stava aumentando ad un tasso costante dopo essere stata decimata dalla caccia alle balene nei secoli passati. Tuttavia, data la alta mortalità da vari anni, pare che le balene della Penisola Valdés ed il suo ecosistema nell'Atlantico sud-occidentale siano meno in salute e resistenti di quel che pensavamo».

A Sausalito molte delle discussioni si sono concentrate su un insolito fenomeno biologico: i gabbiani della Penisola Valdes attaccano le balene vive per nutrirsi della loro pelle e del grasso. Dal 1995 Rowntree e Sironi stanno monitorato la frequenza degli attacchi dei gabbiani ed evidenziano che «Gli attacchi sono molto dolorosi e causano lesioni gravi e profonde, soprattutto nella parte posteriore dei cuccioli. Le balene nuotano inarcandosi violentemente per sfuggire agli attacchi dei gabbiani. Questa persecuzione a volte può durare per ore. Come risultato, le giovani balene e le loro madri sprecano un sacco di energia durante un periodo dell'anno in cui le femmine sono a digiuno e in un luogo dove c'è poco o nessun cibo per rimpinguare le riserve di grasso. Le molestie dei gabbiani e le lesioni gravi che si verificano devono avere un effetto molto negativo sulla condizione di salute e lo stato fisico di queste balene e di certo sono molto stressanti».

Determinare le cause della mortalità delle balene ella Penisola Valdes è quindi vitale per la salvaguardia di questa popolazione, vista anche la situazione critica di questa specie di cetacei nell'emisfero settentrionale (E. glacialis ed E. japonica), dove il numero totale è circa lo stesso di quello delle sole balene franche morte nel 2003 nella Penisola Valdes. Frances Gulland, a capo del Marine mammals center di Sausalito, dice che «L'attuale mortalità delle balene della Penisola di Valdes è senza pari a livello globale. Nessuna altra popolazione di balene franche sta perdendo tanti figli ogni stagione. Le popolazioni della sua specie sorella nel Nord Pacifico e Nord Atlantico sono "a rischio", e la popolazione vicina di balene australi del Cile e del Perù è "in pericolo critico". Se questi esemplari si trovassero ad affrontare una crisi simile, potrebbero estinguersi».

Per questo, concludono i ricercatori argentini, «Gli ultimi sette anni ripetuta alta mortalità delle balene franche nella Penisola Valdes non dovrebbero essere ignorati. Continuare l'attuale ricerca e il monitoraggio della popolazione e della sua salute è fondamentale per scoprire perché così tante balene stanno morendo, e che cosa possiamo fare al riguardo».

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