[13/05/2013] News

Elezioni in Bulgaria: stallo all'italiana nel pił povero paese dell'Ue

Sullo sfondo gli scandali energetici e il fallimento del populismo e del sogno europeo

Il 20 febbraio il governo di destra del primo ministro della Bulgaria, Boyko Borissov, fu costretto alle dimissioni e, mentre polizia e manifestanti si scontravano in tutte le maggiori città del Paese, dichiarò: «Non parteciperò a un governo che colpisca la gente» ed indisse elezioni anticipate. A scatenare le proteste era stato il forte aumento delle bollette elettriche, ma dietro ci sono storie di corruzione e la situazione di un Paese che da fiore all'occhiello del Patto di Varsavia ed alleato fedelissimo dell'Urss è diventato il più povero Paese europeo a fortissimo tasso di infiltrazioni criminali in tutti i livelli politico-amministrativi. Gli scontri sono avvenuti anche ieri: decine di persone hanno affrontato la polizia davanti al press center elettorale dove i leader dei partiti hanno tenuto le conferenze stampa post-voto. 

Ieri circa il 50% dei 6,9 milioni di bulgari chiamati alle urne ha disertato i seggi (4 anni fa aveva votato il 60,2%) e chi c'è andato sembra aver consegnato il Paese ad uno stallo di tipo all'italiano ma  a ruoli inversi: mentre fioccano le accuse di clamorosi brogli e spuntano più di 350.000 schede elettorali che non ci dovrebbero essere, mentre  Transparency International denuncia che dalle elezioni del 2003 tra il 12% e il 14% dei voti sono comprati o controllati da organizzazioni criminali ed a questa tornata la compra-vendita dei voti, soprattutto nelle zone rurali, sembra addirittura aumentata.

Il primo partito sarebbe ancora il Gerb (Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria) di Borissov con il 30,3 - 33% (97 seggi), seguito dagli ex comunisti del Partito socialista con il (25,3 -  27,1% e 85 seggi). Entrano in parlamento, superando lo sbarramento del 4%, anche il partito della minoranza turca (Movimento per i diritti e le libertà, circa il 10%)  e l'estrema destra xenofoba dell'Atraka, data tra il 7,3 e l'8,5%, due partiti che evidentemente non possono far parte della stessa coalizione: riportata la situazione (nuovamente a ruoli invertiti) all'Italia, sarebbe come chiedere alla Lega Nord e a Sel di stare nello stesso governo..  

Anche se è la prima volta dalla caduta del regime comunista che in Bulgaria vince le elezioni il partito del governo uscente, come per il Pd in Italia quella del Gerb sembra una vittoria di Pirro e mentre l'ago della bilancia da noi è il Pdl in Bulgaria lo sono gli ex comunisti.

In realtà i fascisti di Ataka nel 2009 avevano sostenuto il governo minoritario del Gerb, segnato da un nazionalismo anti-russo, ma dopo ne aveva preso le distanze e le  due destre erano diventate acerrime nemiche. Anche una coalizione tra i due nemici giurati, Gerb e Socialisti sembra fuori questione, ma mai dire mai, come insegna l'Itala.  Secondo Ognian Mintchev, direttore dell'Istituto di studi regionali e internazionali, «C'è un rischio molto grande di un blocco del Parlamento». Il parlamento di Sofia ha 240 deputati e per Andrey Raytchev, della Gallup, «I principali partiti di opposizione, Psb e Mdl, potrebbero anche avere insieme almeno 120 voti o più e questo cambia tutto», ma gli ultimi dati resi noti stamattina sembrano smentire questa possibilità.

Quindi il forte astensionismo alla fine ha favorito il Gerb e se non sarà possibile formare nessun governo resterà in carica il premier ad interim Marin Raykov che porterà la Bulgaria a nuove elezioni in autunno. La situazione a Sofia somiglia terribilmente a quella da noi a Roma, con una differenza: i bulgari sono messi ancora peggio. Nel 2012 la crescita della Bulgaria è stata appena dello 0,8%, ma i bulgari farebbero subito a cambio con la nostra recessione: nella Bulgaria post-comunista, che si è affidata ad una serie di governo populisti retti da improbabili partiti spariti alle elezioni successive, il salario medio è di 400 euro al mese, e oltre il 22% dei bulgari vive sotto la soglia di povertà, la disoccupazione, ufficialmente al 12%, in realtà è al 18% ed oltre il 30% tra i giovani, nelle regioni più povere si toccano i record europei di malessere sociale.

Tanto per finire con le analogie alla rovescia con l'Italia, il quotidiano Bulgaria Oggi ricorda che Borissov aveva detto: «Se Il Gerb non prendesse la maggioranza alle elezioni, andrò all'opposizione, ma non governo in coalizione con il Mdl e il Psb. Se i partiti centro-destra entrassero nel Parlamento e noi avessimo la possibilità di formare il governo con loro, lo faremo. Se non riuscissimo ad ottenere i seggi elettorali necessari, restituirò  il mandato, c'è un secondo partito, poi ne segue un terzo. Per me il governo monopartitico è il migliore per le persone, in quanto si ha la responsabilità politica». Ma il problema Borissov ce l'ha proprio a destra, visto che i suoi alleati del partito dell'ex ministro degli esteri  Melena Kuneva non hanno superato lo sbarramento e che gli xenofobi di Ataka hanno fatto tutta la campagna elettorale contro la corruzione del Gerb e chiedendo la testa dell'ex premier. Ma il leader dei fascisti di Ataka, Volen Siderov, ha detto che non entrerà mai in una coalizione con il Gerb: «Non possiamo sostenere un partito che, a scapito delle questioni sociali, si interessa solo delle autostrade. Bisogna verificare chi è il responsabile di tutti i casi di racket nei confronti di diverse società durante il governo del Gerb», sembra di sentir parlare Beppe Grillo.

«Prima dobbiamo valutare i risultati, vedere che tipo di persone hanno votato per noi:  la loro età, professione e la regione dalla quale provengono e poi decideremo - ha detto Borissov - A differenza dagli altri partiti onnivori, io non voglio governare a tutti i costi. Il governo non è un fine a se stesso. Sono felice che oggi tutte le agenzie di sondaggi, incluse alcune "rosse", hanno dato la priorità al Gerb. Dopo quattro anni di governo, la gente continua a credere di più a noi. Mi congratulerò con ognuno che si assumesse la responsabilità di governare nei prossimi duri quattro anni. In bocca al lupo a tutti i partiti, darò loro il mio sostegno per quanto riguarda le questioni importanti nel Parlamento». Sembra di sentir parlare Bersani.

Ma la situazione di Borissov in realtà somiglia molto di più a quella di Silvio Berlusconi: ha vinto le elezioni nonostante il fatto che da febbraio in Bulgaria tenga banco lo scandalo delle intercettazioni e anche il Gerb ce l'ha con le "toghe rosse" bulgare, in particolare con il  nuovo Procuratore generale Sotir Tsatsarov accusato di fare il gioco dei socialisti e di voler distruggere il governo di destra mettendo i suoi ministri in prigione. Eppure le prove di questo "watergate" alla bulgara sembrano schiaccianti: come scrive Bulgaria Oggi, una registrazione fatta trapelare da anonimi funzionari del ministero degli interni «Si sente l'ex Premier Boyko Borissov parlare di distribuzione di quote partitiche in società comunali e di aggiudicazione di appalti pubblici». Al network Bolkanleaks le intercettazioni sono arrivate insieme ad una lettera che spiega che «Questa sarebbe una copia delle registrazioni cancellate su ordine di Tsvetan Tsvetanov (il ministro degli interni bulgaro, ndr) dopo l' avvio delle indagini da parte della Procura il 28 marzo scorso». Secondo il sito web "Bivol", che ha pubblicato la registrazione «Dal frammento audio inviato non è possibile giungere a una conclusione categorica circa il contesto esatto. Si tratta di quote partitiche in società  comunali e manipolazione di gare con l'obiettivo di farle vincere da società collegate, ma non risulta chiaro se si tratti di istruzioni rivolte alle persone alle quali Borissov sta parlando o viceversa: una critica alle pratiche di corruzione di altri partiti».  Veramente le registrazioni pubblicate sembrano lasciare pochi dubbi: «La prossima cosa che....(non si capisce bene) corruzione dove viene generata. Diciamo che in questo tavolo siamo le persone, con le quali abbiamo vinto ora le elezioni. E diciamo una società, comunale, ci sediamo e ce la dividiamo per quote (...) Domani c'è un appalto pubblico. Giusto? Ad esempio ristrutturazione di scuole, strade, vengono acquistati tram, treni, non importa...combustibili, merendine... tutto. C'è' una gara. Allora (non si capisce) questa gara è per la mia società». Borissov che si lamenta di essere stato intercettato in realtà sarebbe il mandante delle intercettazioni illegali a tappeto denunciate da Sergey Stanishev, l'ex primo ministro e leader del partito socialista bulgaro, ai danni di politici ed altri esponenti dell'opposizione e dello stesso governo. Nei giorni scorsi, Borissov è stato interrogato dalla Procura.

Ma lo scandalo più grosso sembra quello dell'energia che ha provocato le elezioni anticipate: su proposta della Procura, la Dkevr, la Commissione di regolamentazione dell' energia e delle risorse idriche della Bulgaria, ha avviato la revoca delle licenze alla multinazionale energetica ceca Cez (in affari anche con imprese italiane) attiva nel sud-ovest della Bulgaria, che avrebbe commesso numerose violazioni amministrative e omesso di fare appalti pubblici obbligatori. La Procura ha proposto la revoca della licenza, perché la Cez «Ha commesso violazioni sistematiche della licenza, compreso per quanto riguarda la lettura dei contatori». Borissov però con i cechi non ha usato gli stessi toni forti usuali con gli odiati russi, anche loro coinvolti nel mercato energetico/nucleare russo ed anche loro accusati di gonfiare i prezzi, quando è scoppiato lo scandalo dell'elettricità l'ex premier populista ha detto nel bel mezzo degli scontri di pazza: «Mi dichiaro categoricamente contro la nazionalizzazione delle società di distribuzione elettrica in Bulgaria», poi ha presentato le dimissioni senza revocare la licenza alla Cez». Dopo la privatizzazione degli anni 2000 due multinazionali ceche ed una austriaca si sono divise il mercato dell'elettricità bulgaro.

Il sogno europeo ai quali i bulgari avevano creduto disperatamente sembra tramontato nella corruzione di una classe politica che sta facendo rimpiangere la stagnazione del regime comunista: «La democrazia bulgara è malata», ha detto il 30 aprile il premier ad interim Raïkov, mentre il presidente del Gerb, Rossen Plevneliev, parla apertamente di «Destabilizzazione durevole» del Paese.

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