[13/05/2013] News

Parchi nazionali: l'imbarazzato "quasi silenzio" di Report e della Gabanelli

Le 5 Terre smentiscono sui terrazzamenti e Sammuri demolisce la puntata "Belli da morire" del 5 maggio

Ieri Report ha affidato a Milena Gabanelli una striminzita ed imbarazzante rettifica dell'incredibile puntata "Belli da morire" del 5 maggio nel quale la redazione aveva preso di mira i parchi nazionali. La Gabanelli si è limitata a dire che non è vero che il Parco Nazionale delle 5 Terre è colpevole del degrado dei terrazzamenti, ma che anzi «Si è fatto carico dell'intero percorso di ricerca, acquisizione e distribuzione del materiale lapideo adatto alla ricostruzione dei muretti a secco. L'iniziativa ha la finalità di sostenere le attività che contribuiscono alla manutenzione del territorio e del patrimonio paesaggisti ne favorisce la manutenzione». Silenzio sul tutto il resto dell'imbarazzante spezzone della "inchiesta" dedicato alle aree protette, ma soprattutto nemmeno una parola sulla lettera inviata a Report dal presidente di Federparchi - Europarc Italia, Giampiero Sammuri.

In realtà anche la nota inviata dal Parco delle  Cinque Terre era molto più articolata e smontava con i fatti le tesi precostituite di un servizio che ha brillato per imprecisione: «Non sono solo le piogge e l'abbandono a provocare la caduta dei muretti a secco delle Cinque Terre - dice l'Ente Parco - Tra le criticità riscontrate dai nostri contadini vi è sicuramente quella di reperire materiali per la ricostruzione del celebre paesaggio terrazzato, nel rispetto  delle caratteristiche tipiche osservate fin dal Medioevo.  Un'impronta unica conferita al territorio delle Cinque Terre tale da meritare dal 1997 il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell'Umanità dall'Unesco. Forse non tutti sanno che il crollo di queste straordinarie opere di ingegneria secolare dipende anche all'erosione delle pietre, causata dal tempo e dagli agenti atmosferici. E' per questo che il Parco Nazionale delle Cinque Terre, come già avvenuto in passato, si è fatto carico dell'intero percorso di ricerca, acquisizione e distribuzione del materiale lapideo adatto alla ricostruzione dei muretti a secco». Il presidente del Parco, Vittorio Alessandro, sottolinea: «Le fasce terrazzate, parte integrante del paesaggio Unesco, hanno sempre costituito obbiettivo prioritario di protezione fra quelli che l'Ente persegue. Fra le altre strategie messe in campo esso incoraggia il recupero dei terrazzamenti mettendo gratuitamente a disposizione dei proprietari agricoli, che ne facciano richiesta, le pietre necessarie alla ricostruzione dei muretti a secco, prescelte per le loro caratteristiche conformi a quelle tipiche del territorio." L'iniziativa ha infatti la finalità di sostenere le attività che contribuiscono alla manutenzione del territorio. Il primo passo è stato quello di individuare le cave di pietra che potessero fornire il materiale rispondente alle caratteristiche tradizionali, con una particolare attenzione alla qualità del prodotto e alla pezzatura delle pietre - di peso variabile dai 10 ai 30 kg con una faccia a vista per la formazione dei muri - (Deliberazione n.18 del 7 maggio 2013). In accordo con i Comuni del Parco sono state individuate le zone di stoccaggio temporaneo dove gli interessati, previa regolare procedura di richiesta, potranno ritirare la quota di materiale lapideo loro spettante. Le zone ad oggi destinate sono: Località Casavecchia nel Comune della Spezia, Località Corniolo nel Comune di Riomaggiore, Località Fornacchi nel Comune di Vernazza, Località Vettora nel Comune di Monterosso al Mare. Per ottenere gratuitamente il materiale lapideo è necessario compilare l'apposito modulo in allegato, da presentare all'ufficio protocollo dell'Ente Parco di Manarola. Una volta ricevuta e verificata la richiesta, i tecnici del Parco effettueranno i sopralluoghi di verifica per stabilire la quantità di materiale lapideo da assegnare. I richiedenti dovranno impegnarsi a realizzare le opere entro 12 mesi dalla concessione delle pietre».

Sammuri nella sua lettera completamente ignorata allarga il tiro all'intera parte sulle aree protette delle puntata di Report del 5 maggio e spara bordate che la Gabanelli ha fatto finta di non sentire: «Chi lavora attivamente nei parchi italiani e si occupa di tematiche ambientali Report lo segue sempre con grande attenzione. Spesso infatti la trasmissione approfondisce questioni inerenti la tutela dell'ambiente, denunciando fatti che anche noi cerchiamo di contrastare ogni giorno. È per questo che la puntata di domenica 5 maggio, dal titolo "Belli da morire", ha suscitato scalpore tra chi opera e conosce il sistema dei parchi italiani. Non tanto per i tre casi raccontati, peraltro con numerose inesattezze, ma per il filo conduttore complessivo del servizio, indirizzato da un presunto esperto nella figura del professor Agnoletti dell'Università di Firenze, docente di paesaggio agrario». 

Secondo il presidente di Federparchi e del Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano, «I messaggi che trasparivano, in un abile gioco del dire e non dire - corroborato dagli interventi del citato esperto - erano più o meno questi: 1)    Nella zona delle Cinque terre ci sono le frane dato che non si interviene sui terrazzamenti perché, trovandoci in un parco, ci vuole un'autorizzazione speciale per rimuovere la boscaglia.  Ergo: se non ci fosse il parco, sarebbe più facile ripristinare i terrazzamenti. 2)    Nel parco del Matese si vuole ristrutturare un fabbricato ma non è possibile perché il parco lo impedisce. 3)    Nel parco della Maiella c'è un bosco dove ci sono dei faggi un tempo potati in modo particolare; adesso non si possono più potare perché il parco ha imposto che in quella località non si può nemmeno entrare. Dopo aver illustrato e veicolato questi messaggi, l'esperto concludeva trionfalmente così: "Noi facciamo qualcosa che hanno deciso il Nord America, la Germania, la Svezia, la Norvegia perché lì sono immersi nella natura. Immagino un norvegese. Loro pensano che questo sia il paradiso terrestre e tutti devono essere come loro, ma in realtà vengono qui in vacanza poi. É questo il contrasto: che io applico leggi e normative che vanno in quella direzione rovinando il paesaggio italiano". (Citazione testuale)».

Dopo aver spiegato sulle 5 Terre quanto precisato anche da Vittorio Alessandro, Sammuri passa agli altri due "casi" solevati da Repurt nella puntata "Belli da morire": «Ho parlato direttamente con il presidente del parco del Matese. E il caso mi sembra clamorosamente chiaro. La richiesta a cui si fa riferimento nel servizio non era di ristrutturare un immobile (cosa che è consentita in tutti i parchi) ma di fare imprecisati ampliamenti volumetrici; questo invece non è consentito anche in tantissime zone d'Italia, comprese le città... Infine la zona del Bosco di Sant'Antonio, nel parco della Maiella. Stiamo parlando di una riserva integrale con accesso regolamentato. Queste aree, in Italia, interessano il 3-5% della superficie complessiva dei parchi che, a loro volta, rappresentano circa il 10% del territorio nazionale. Di conseguenza le riserve integrali sono tra lo 0,3 e lo  0,5% del territorio italiano».

Sammuri poi accusa Report, come hanno fatto molti nella settimana trascorsa tra le due puntate di superficialità: «Chiarito questo, mi pare evidente che al già citato esperto manchino alcuni "fondamentali" sui parchi. I parchi nel mondo sono più di 160.000 e sono presenti in tutti i paesi: quelli con democrazie avanzate, quelli con regimi totalitari, nazioni occidentali e del terzo e quarto mondo, Stati a bassa ed elevata densità abitativa. Le forme di gestione dei parchi sono le più varie: si va dagli enti parco come in Italia, Francia e altri paesi europei, a un'unica agenzia centrale come negli Stati Uniti (National Park Service), a uffici decentrati del Ministero dell'Ambiente e così via. In alcune zone del mondo sono addirittura i corpi militari a gestirli. Pur in questa varietà di gestioni, competenze, governi, c'è una cosa che li accomuna tutti: la regolamentazione speciale più attenta alla tutela ambientale che nel restante territorio. Ecco perché costruire una fabbrica, una scuola o abitazioni in buona parte del territorio è una cosa normale, ma in tutto il mondo si evita di farlo all'interno dei parchi.  In ogni Stato - e mi rivolgo al professor Agnoletti - ognuno, al momento, fa le sue leggi. La legge sui parchi Italiani, la 394 del 1991, è stata approvata dal parlamento italiano senza nessuna imposizione da parte di governi stranieri. Peraltro la Norvegia, continuamente menzionata, non fa neppure parte dell'Unione Europea.  E allora mi domando anche se il professore Agnoletti sa che nei parchi italiani si tagliano i boschi, si allevano animali, si coltiva la terra e ci sono oltre 230.000 aziende agricole e 733 prodotti dop, doc e igt. Lo sa che ogni anno i parchi italiani sono visitati  da oltre 30 milioni di turisti? Lo sa che recentemente l'area dove insiste il parco dell'Etna è stata dichiarata dall'UNESCO patrimonio mondiale dell'umanità? Anche se mi sembra impossibile per chi dovrebbe fare ricerca, spero proprio che non lo sappia.  E domando ancora al professore: il paesaggio italiano è più bello fuori dai parchi o dentro ai parchi? Secondo lui l'Etna, il Vesuvio, il delta del Po, il Gran Paradiso, l'Adamello-Brenta, l'Appennino abruzzese, la Sila, il Pollino, la Maremma e l'Arcipelago toscano, il Conero, l'alta Murgia, il Cilento hanno un paesaggio più brutto nel perimetro dei parchi o nel contesto che li circonda?     È vero che l'estetica è un fatto soggettivo ma ci vuole veramente tanta fantasia per pensare una cosa del genere. Insomma siamo rimasti allibiti nell'apprendere che altri paesi europei imporrebbero all'Italia i loro modelli, compresa la creazione di spazi incontaminati e senza persone. La Germania? Ma per piacere.... La Germania ha una densità di 230 abitanti per Kmq contro i 200 dell'Italia. L'Italia è il paese a più alta biodiversità d'Europa, con il  più elevato numero di specie animali e vegetali. In Germania l'orso si è estinto intorno al 1830 e il lupo nel 1890, invece in Italia sono tuttora presenti e mai scomparsi.  Se il professore avesse gironzolato un po' su internet o, se era troppo complicato, avesse fatto una telefonata al Parco delle Cinque terre, forse avrebbe appreso tutto questo e anche - lo ripeto - che se esistono ancora i terrazzamenti in quell'area il merito (stragrande) è del parco.  E' per tutti questi motivi che - ribadendo l'apprezzamento complessivo per la trasmissione -  ritenevamo importante fare i chiarimenti del caso».

Nemmeno un rigo di tutto ciò da parte della più famosa trasmissione italiana di giornalismo d'inchiesta.

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