[08/05/2013] News

Lettera aperta alla Gabanelli: a Report va in onda Ğla sagra degli orroriğ sui parchi

La Sagra degli Orrori appare il titolo più appropriato per qualificare il servizio di Report  del  5 maggio scorso, "Belli da morire"  in cui, in una panoramica degli effetti "negativi" della gestione dei beni  paesaggistici, storici, culturali e naturali, è  stato colpevolmente introdotto, quale  esempio negativo, un aspetto  relativo al Parco Nazionale della Majella.

Troneggia l'immagine della Gabanelli con alle spalle  uno dei  faggi a candelabro del bosco di Sant'Antonio, in comune di Pescocostanzo. Tuonano le sue parole di denuncia " da una parte ci sono le aree naturali protette e dove non ci si può fare niente, dall'altra ci sono casi in cui rovinando il paesaggio ti danno pure i soldi", e quelle altrettanto perentorie di Stefania Rimini " anche qui l'Ente Parco non permette nemmeno di entrare" e del sindaco di Pescocostanzo Pasquale del Cimmuto a scimmiottare " vietato l'accesso, abbiamo fatto un'infrazione, abbiamo fatto".  Come  testimonianza, in evidenza, un comune cartello stradale di divieto d'accesso, di quelli che si apprendono alle prime lezioni teoriche per la patente di guida, installato  dalla sua amministrazione.

Un divieto del Comune quindi, peraltro sacrosanto, in quanto riferito non a persone, ma ad autoveicoli.

Basta questo esempio a qualificare la serietà, anche professionale, non solo ideologica - nel senso di attacco ai Parchi- con cui è stata impostata e realizzata la trasmissione. Non a caso il termometro Web, segnala il consenso della rivista Big Hunter.

Ma è in quello che non è stato mostrato o detto che giganteggiano gli orrori. E sì, perché  il bosco di Sant'Antonio, è letteralmente circondato da una delle più devastanti lottizzazioni "turistiche" che hanno interessato quel territorio e quel comune, unitamente ai limitrofi comuni di Roccaraso e Rivisondoli.  Così come quello che una volta era lo splendido paesaggio agrario dei "Quarti" e che aveva fatto la ricchezza economica, con la pastorizia,  di Pescocostanzo,  oggi risulta irreparabilmente compromesso dalla urbanizzazione a pioggia. Ed inquinate le falde acquifere sottostanti per le innumerevoli concimaie e la mancanza di sistemi di depurazione dei liquami. Le riserve dello Stato, prima, quelle Regionali ed i Parchi Nazionali, poi, sono stati realizzati proprio per impedire il completo saccheggio del territorio .

Ma su questo, in una trasmissione denuncia dedicata anche allo scempio del paesaggio, non una immagine, non un commento. Omissione totale. Complimenti vivissimi.

Ma dove il Servizio ha toccato il fondo, quantomeno  per inadeguatezza professionale, è nell'avere omesso- si spera per mancanza di conoscenza- di rappresentare le funzioni effettive dei Parchi Nazionali. Gli Italiani disinteressati le conoscono bene. A Report sembra di no!

 I Parchi Nazionali come la Majella, gentile signora Gabanelli, non sono solo paesaggio- antropico e naturale-. Sono , prima di tutto,  natura ed equilibri ecosistemici.

Il Parco Nazionale della Majella è il Parco non solo degli eremi, delle abbazie e dei centri storici, ma anche e soprattutto dei lupi e degli orsi, dei camosci, cervi caprioli, aquile e tanta rara biodiversità vegetale, ovverosia di quel poco che ancora resta di natura selvaggia in Europa. E' il Parco della Widerness, per questo, unico parco dell'Europa Mediterranea,  è stato inserito nella rete europea Pan Parks.

Ma proprio per questo è anche il Parco che oggi genera un PIL naturale di oltre un miliardo di euro ed ha creato occupazione diretta ed indotta per oltre 300 persone. L'Economia della vita, è stata definita, che va ben oltre la green economy, e che rappresenta l'unica vera economia sostenibile del futuro.

 Ma pretendere un approccio del genere ,forse,   è sicuramente troppo.

Cordialità ed auguri di pronta guarigione. Professionale, naturalmente.

Opi, 8 maggio 2013

*già direttore del Parco Nazionale della Majella
già tecnico del Ministero dell'Ambiente
già tecnico del Parco Nazionale d'Abruzzo
oggi semplice cittadino e nativo di Opi, cuore del Parco Nazionale d'Abruzzo

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