[26/04/2013] News

Mestiere interculturale : l'insegnante

Uno degli aspetti dei BES nella scuola italiana

La scuola è l'immagine della nostra società e allo stesso tempo prevede ciò che accade in essa: i problemi, i conflitti, le contraddizioni tipiche di una realtà complessa, ma anche le possibilità e le quotidiane  convivenze  tra persone di origini diverse. Si accorge dei fenomeni prima della società e li affronta spesso in maniera attenta e oculata, andando oltre la semplice logica emergenziale.

Se la società può considerare la presenza straniera come una massa unica e informe, la scuola si trova a gestire la presenza di identità singole, bambini e ragazzi con un nome e cognome, con origini culturali e religiose diverse ma con un progetto di vita spesso del tutto simile a quello dei propri coetanei italiani.

Con l'acronimo di "BES" (Bisogni Educativi Speciali) rientrano tutti quelli alunni che si trovano, anche transitoriamente, in condizioni di difficoltà e/o di svantaggio per i quali necessitano di una azione formativa personalizzata, dando a ciascuno di loro l'opportunità di sviluppare al meglio le proprie potenzialità, dove la scuola si pone obiettivi diversi in base alle risorse del singolo allievo. (cfr. Linee Guida allegate al D. M. 12. 07. 2011, emanati per rinvio alla L 170/2010).

La Legge italiana sulla cittadinanza, basata sullo "ius sanguinis", mal distingue i ragazzi neo arrivati da Paesi stranieri, che presentano alla scuola problematiche più legate all'integrazione e all'accoglienza,  fatte dalla difficoltà di comunicazione, in quanto privi di conoscenze della lingua del Paese ospitante; dai ragazzi, figli di genitori stranieri, nati in Italia, o giunti molto piccoli, che parlano e pensano italiano, i quali pongono questioni meno pressanti e più ampie alla scuola di oggi.

Loro, quest'ultimi, oggi come oggi sono destinati a diventare la parte maggioritaria nelle scuole delle grosse città, tenendo conto che la stessa scuola italiana, rispetto alla comunità europea, sin dal 1977 con la L. 517, presenta una forte vocazione all'integrazione e all'accoglienza degli alunni con disabilità, sancendo il diritto a tutti per frequentare la stessa scuola, senza differenze, affondando le sue radici nella Carta Costituzionale, articolo 34 che stabilisce "la scuola è aperta a tutti".

Comunque, queste sono una problematica e un fenomeno da tenere sotto controllo in quanto potrebbero portare a forme inedite di segregazione, basta visionare la distribuzione degli alunni stranieri nelle scuole in Italia. I numeri variano da regioni a regioni, da città in città, da scuola in scuola. Tale eterogeneità è dato dalla naturale presenza di popolazione straniera in un determinato territorio, ma anche da sottili dinamiche complesse e complicate che portano a dividere i figli degli immigrati, dai figli degli italiani.

Spesso, si omologano le scuole frequentate dagli stranieri come scuole di "basso livello", nonostante l'eccellenza. Così si porta ad iscrivere i propri figli "italiani" dove non c'è la presenza di alunni stranieri, poco importa se sono nati in Italia e parlano come italiani autoctoni, ciò che spinge è la preoccupazione di vedere abbassare la qualità dell'insegnamento all'interno di queste classi "miste".

E spesso le famiglie italiane si orientano a mandare i propri figli, in quella scuola, in quel plesso,in quella classe, mentre le famiglie straniere non scelgono, basandosi sulla fiducia.

Il rischio imminente è la creazione di "ghetti" nei quartieri e nelle scuole, con ampie distinzioni tra "ricchi e poveri", creando conflittualità e condizioni differenziate del "sapere" che si ritorcono essenzialmente sul "domani" dei ragazzi, precludendone il suo elemento di forza, "la diversità".

Favorire le relazioni nella scuola è il migliore strumento di integrazione tra coetanei, avendone effetti positivi anche sul rendimento scolastico degli alunni. Questo è compito essenziale della scuola, degli insegnanti e delle famiglie italiane e straniere, dando occasioni ai ragazzi, di costruirsi un percorso insieme, per crescere imparando vicendevolmente dalle proprie conoscenze e differenze.

Così la scrittrice francese Marie Rose Moro, nel suo libro di recente uscita in Francia (2012): "Enfants de l'immigration, une chance pour l'école", racconta, come lei stessa, figlia di migranti spagnoli, si sia trovata nella prima fase di accoglienza in una scuola parigina a "francesizzare" parole spagnole nel momento in cui non conosceva la parola francese. Così nel momento in cui non trovando la sua sciarpa, rivolgendosi ad una compagna ne chiede notizie, francesizzando la parola spagnola "la bufande"

L'insegnante ascoltando la domanda, commentò, rivolgendosi  alla compagna rimasta sorpresa: "la tua compagna fa della poesia!" e da lì partì per una lezione sulla "Poesia e la licenza Poetica" .

Da un banale errore, fonte di disagio per la nuova arrivata, era nata l'occasione per l'apprendimento collettivo. Lei, l'autrice apprese una nuova parola nella lingua francese, l'alunna francese comprese il significato di "licenza poetica" e anche la classe ebbe occasione di apprendere sulla poesia attraverso un esempio concreto.

Così il ruolo degli insegnanti dovrebbero porsi come degli "equilibristi interculturali" in grado di cogliere occasioni per valorizzare proposte spontanee della vita di tutti i giorni, aiutando gli alunni di origine straniera che gli permetta di non vivere lacerati tra più mondi, ma di appropriarsene di entrambi con serenità.

La diversità, è l'occasione per una educazione improntata sul confronto, la condivisione, trasformando le differenze da ostacolo a risorsa per tutti.

Diventando la scuola quel luogo per aprirsi a : pensieri , valori, storie, differenti dalla propria, trovando insegnanti pronti a valorizzare e ad accogliere le differenze di origine e tradizioni.

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