[26/04/2013] News

Grandi intese per abolire il ministero dell'Ambiente?

Appello delle associazioni ambientaliste a Letta

Ieri le associazioni ambientaliste hanno scritto al presidente del Consiglio incaricato  Enrico Letta per fargli i migliori auguri per il pieno successo del suo incarico, ma soprattutto per richiamare la sua attenzione «Sulla necessità di mantenere inalterato il presidio ambientale al più alto livello istituzionale e quindi governativo con una titolarità specifica nell'ambito della nuova compagine governativa, e che vengano garantite le risorse perché il ministero sia messo in condizioni di operare proficuamente».

Umberto Martini (Club alpino italiano), Giuseppe Onufrio  (Greenpeace), Andrea Carandini (Fondo ambiente italiano), Marco Furlan (Federazione nazionale Pro Natura), Vittorio Cogliati Dezza (Legambiente), Franco Iseppi (Touring club italiano), Dante Caserta (Wwf) sono preoccupati per le insistenti voci che il taglio draconiano dei ministeri (poi ridimensionato per far posto agli appetiti ed alle correnti di Pd e Pdl) trovi una sua vittima sacrificale nel ministero dell'ambiente, magari da accorpare come orpello a quello dello sviluppo economico o delle infrastrutture.

«Tale presidio - scrivono le associazioni - è ampiamente legittimato dalle rilevanti, consistenti e pervasive conseguenze che le problematiche ambientali rivestono per l'economia, la società e quindi per il presente ed il futuro del Paese, soprattutto nello scenario dello sviluppo delle politiche europee. Pertanto le chiediamo di accogliere  questa nostra perorazione anche possibilmente sotto il profilo di una continuità operativa di alta competenza e riscontrata credibilità internazionale».

A parte che sarebbe molto difficile giustificare nell'Unione europea come il nostro Paese possa diventare l'unico senza un ministro dell'ambiente, come sanno i lettori di greenreport.it, questo giornale ha più volte scritto che dovrebbe essere l'ambiente a "contaminare" la politica e che se il ministero dello sviluppo economico diventasse il ministero dello sviluppo sostenibile allora la cancellazione di quello dell'ambiente sarebbe davvero un passo in avanti, perché significherebbe un cambio di passo, un nuovo paradigma del governo di questo Paese e la finalmente visibile consapevolezza della politica della centralità dell'ambiente per lo sviluppo e per l'uscita dalla crisi.  

Ma ci sembra che si stia discutendo di altro, che si stia discutendo per esempio di come attuare gli 8 punti di Berlusconi, che di ambientale non hanno proprio nulla, e non gli 8 punti di Bersani che alcune di queste suggestioni, a partire dallo sviluppo sostenibile e dalla green economy, le contenevano.

D'altronde da un governo di unità nazionale che, data l'auto-esclusione del M5S, di Sel a sinistra, di Lega Nrd e Fratelli d'Italia a destra, si è ormai ridotta ad un patto tra Pd, Pdl e Scelta Civica, sarà difficile tener fuori le pulsioni che portarono i senatori del Pdl a votare nella scorsa legislatura contro l'esistenza del cambiamento climatico; come sarà difficile che i berlusconiani non ritirino fuori i cavalli di battaglia del Ponte sullo Stretto di Messina e del condono tombale sugli abusi edilizi in Campania (che gli hanno permesso di fare bottino pieno in quella regione); sarà difficile che l'ala maggioritaria sviluppista del Pd metta in dubbio la Tav e le grandi opere come richiesto dalle associazioni ambientaliste, sarà difficilissimo che i montiani mettano in discussione le trivellazioni petrolifere offshore nei mari italiani approvate dl duo Passera/Clini... La lista potrebbe continuare e per l'ambiente, che sembrava essere la leva di un possibile governo di svolta, si annunciano tempi forse più bui e tagli più draconiani di quelli che ci siamo appena lasciati alle spalle.

Il taglio del ministero dell'ambiente sarebbe l'ennesima dimostrazione di una classe politica che non è in grado di cambiare paradigma, che sceglie la strada dell'immagine, del taglio degli "sprechi" che hanno al centro le politiche ambientali. Ancora una volta ci promettono che toglieranno l'Imu (frutto dell'unica cosa che ha davvero "funzionato" in questo Paese: la cementificazione), che affronteranno il problema della disoccupazione e degli esodati, che taglieranno le tasse alle imprese... roba che vale decine di miliardi che per dare a qualcuno bisognerebbe prendere da qualcun altro. Ma la patrimoniale è diventata una bestemmia e l'evasione fiscale è ridiventata figlia di nessuno e soprattutto non di quell'imprenditoria mai colpevole che ha delocalizzato il lavoro all'estero e i soldi alle Cayman.

Siamo molto lontani dalla Germania, dove sembra che per fare il cancelliere bisogna aver fatto prima il ministro dell'ambiente, ma anche dagli altri più importanti Paesi dell'Ue dove l'ambiente è sempre più centrale nelle politiche nazionali e locali e spesso sottratto ai tagli lineari di bilancio.  Speriamo di no, ma se il nuovo governo Pd-Pdl vuol dimostrare il virtuoso slancio verso il taglio dei costi della politica (ormai una vistosa maschera dietro la quale nascondersi per non attuare i tagli al sistema e strutturali) tagliando il ministero dell'ambiente e le province siamo proprio messi male... e forse qualcuno ci sta prendendo in giro facendo riballare le cifre, come se la crisi, l'evasione fiscale, gli abusivismi, l'attacco all'ambiente non esistessero e non stessero divorando l'anima, le risorse  e il territorio di questo Paese.

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