[23/04/2013] News

Guerra per le risorse: otto navi cinesi entrano nelle acque delle isole Senkaku/Diaoyu

Tensioni anche tra Tokyo e Seoul

Mentre il bluff nucleare nordcoreano si sgonfia e Corea del sud ed Usa continuano la loro esercitazione militare congiunta "Foal Eagle", il nord-est asiatico non sembra avere pace e riesplodono le scaramucce territoriali tra Cina e Giappone e tra Corea del sud e Giappone.

Il governo di Tokyo ha  protestato veementemente con Pechino per «L'intrusione territoriale da parte delle navi del governo cinese». Secondo la radio-televisione giapponese Nhk, « Martedì mattina, otto navi della sorveglianza marittima cinese sono entrati nelle acque territoriali giapponesi nei pressi delle Isole Senkaku nel Mar Cinese Orientale». Le isole sono controllate dal Giappone, che qualche mese fa le ha acquistate da un privato, ma sono rivendicate dalla Cina, che le chiama Diaoyu, come parte integrante del suo  territorio nazionale, lo stesso fa Taiwan.

Stamattina il vice ministro degli esteri giapponese, Chikao Kawai, ha convocato l'ambasciatore cinese a Tokyo, Cheng Yonghua, e gli ha chiesto il ritiro immediato delle navi dalle acque giapponesi delle Senkaku. Cheng ha risposto che le Diaoyu, 5 isolette disabitate che in tutto, 3 scogli compresi, arrivano a 7 Km2, sono territorio cinese e che quindi la Repubblica popolare cinese non può accogliere la richiesta giapponese, comunque farà presente la protesta ufficiale del Giappone al suo governo.

In queste acque che sono ricche di pesce e soprattutto sembrano nascondere giacimenti di gas e petrolio, la tensione  è di nuovo alta: i pattugliatori costieri giapponesi stanno controllando da vicino le navi di Pechino e la NhaK sottolinea che «La presenza di 8 navi cinesi è la più grande dal momento che il Giappone ha nazionalizzato le isole scorso settembre». Secondo i giapponesi le navi della sorveglianza marittima cinese sono entrate nelle acque delle Senkaku/ Diaoyu  stamani tra le 7,30 e le 8,00 ora del Giappone, ma 3 erano già penetrate in quelle che i giapponesi definiscono loro acque territoriali già durante la notte. Era solo un'avanguardia che stamattina si è ripresentata con altre 5  navi. Ci sono anche 2 pattugliatori da pesca cinesi appena fuori dalle acque rivendicate dal Giappone  La Guardia Costiera giapponese sta lanciando loro continui avvertimenti, chiedendo ai cinesi di andarsene. La State Oceanic Administration  della Cina su suo sito web ribatte che «Le 8 navi di sorveglianza stanno monitorando le attività di molte navi giapponesi avvistate al largo delle isole». Infatti la cosa è complicata e resa molto pericolosa dalla presenza di 9 pescherecci giapponesi che sono arrivati nella zona intorno alle isole. Sui pescherecci ci sono decine di parlamentari giapponesi e giornalisti stranieri».

Il capo di gabinetto del Giappone, Yoshihide Suga, ha detto che «L'intrusione di navi cinesi nelle acque giapponesi è estremamente deplorevole. Le isole Senkaku sono storicamente, secondo il diritto internazionale, e senza dubbio territorio intrinsecamente giapponese. E' inaccettabile che le navi cinesi entrino ripetutamente nelle acque vicino alla isole. Il Giappone ha presentato una protesta veemente attraverso vie diplomatiche e ha chiesto che le navi partano immediatamente». Suga invece non pensa che l'incursione navale cinese abbia a che fare  con le recenti visite di ministri del governo di centrodestra giapponese al santuario di Yasukuni che celebra gli eroi giapponesi della seconda guerra mondiale che i cinesi ritengono invece criminali di guerra colpevoli di genocidio.

Non la pensa così l'agenzia ufficiale cinese Xinhua che praticamente ignora quanto sta succedendo nelle acque delle Diaoyu/Senkaku e che invece da grande risalto all'annuncio dato ieri dalla portavoce del ministero degli esteri di Pechino, Hua Chunying, della «Protesta solenne che la Cina ha indirizzato al Giappone riguardante la visita dei leader giapponesi al santuario Yasukuni». Secondo i cinesi tra i 2,5 milioni di morti della guerra mondiale onrati nel santuario ci sono anche 14 criminali di guerra.

E' chiaro che la scelta del premier giapponese Shinzo Abe e di suoi tre ministri di recarsi nel santuario per fare sacrifici rituali ad uomini che in Cina e nel resto dell'Asia vengono giustamente considerati dei criminali  è un chiaro messaggio a Pechino ed anche all'opinione pubblica interna che prelude all'annunciata svolta militarista di Tokyo.

La Hua ha sottolineato che «Il punto della questione del santuario di Yasukuni  è quello di sapere se i leader giapponesi guardano e trattano correttamente alla storia dell'invasione del Paese e rispettano i sentimenti dei popoli cinesi d degli altri Paesi vittime. Le atrocità dell'esercito giapponese durante la seconda guerra mondiale sono attestate da prove irrefutabili. Il Giappone non potrà abbracciare il futuro e sviluppare delle relazioni amichevoli con i suoi vicini asiatici fino a che non affronterà il suo passato aggressivo».

Come risposta, oggi 168 parlamentari giapponesi del Partito liberaldemocratico e della destra nazionalista dell'Associazione per la restaurazione del Giappone hanno visitato il controverso santuario .

La Cina e la Corea del sud hanno chiesto a più riprese al governo giapponese di mettere fine alle visite al santuario e di smetterla con il revisionismo storico e l'esaltazione del militarismo nipponico.

La tensione sta salendo anche con la Corea del sud, fino a poche ore fa alleata di ferro del Giappone per contrastare la minaccia dei missili nordcoreani. Il ministro degli esteri del governo di centro-destra di Seoul, Yun Byung-se ha annullato il suo viaggio in Giappone previsto per la settimana prossima  e per cercare calmare le acque  è dovuto intervenire l'alleato comune di queste due potenze asiatiche divise anche da dispute territoriali su altri isolotti nello stretto di Corea.

Il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Patrick Ventrell, ha esortato il Giappone e la Corea del Sud a «Risolvere i loro problemi bilaterali pacificamente attraverso il dialogo». Ventrell ha ricordato che «Gli Stati Uniti ritengono che i forti e costruttivi rapporti tra il Giappone e la Corea del Sud promuovano  la pace e la stabilità. Tali rapporti sono nell'interesse di questi Paesi ed anche degli Stati Uniti».

Gli Usa guardano con molta preoccupazione al riesplodere delle tensioni territoriali e storico/politiche tra Cina e Giappone e tra Corea del Sud e Giappone, buoni rapporti tra Tokyo e Seoul e una presenza pacifica della Cina nell'Asia nord-orientale sono essenziali per tenere sotto controllo la Corea del nord, le cui provocazioni avrebbero più spazio se Pechino, Tokyo e Seoul riprecipitassero nel gorgo del revisionismo storico militarista dei giapponesi che non può che esasperare le dispute territoriali e per le risorse.

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