[19/04/2013] News

Rinnovabili: per l'Italia sono un guadagno netto da 50 miliardi di euro, altro che costo

Secondo il rapporto Althesys potrebbero garantire tra 45mila e 60mila occupati in pił al 2030

Altro che costo, le energie rinnovabili sono per l'Italia un investimento dal ritorno altissimo. Ai detrattori di queste fonti energetiche sempre meno alternativi arriva uno schiaffo direttamente dal Rapporto Irex 2013 di Althesys, presentato questa mattina a Roma nella sede del Gse in occasione del convegno Nuove energie, nuova strategia. Le scelte economiche, le politiche e gli equilibri energetici. L'analisi costi-benefici, che parte dal 2008 e abbraccia uno scenario al 2030, mostra un saldo positivo compreso tra 18,7 e 49,2 miliardi di euro

Una stima al ribasso, precisa la società di consulenza Althesys in una nota ufficiale. Tale risultato, infatti, sconta il minor valore che il mercato attribuisce al fattore ambientale: il prezzo degli Eua (European unit allowances, i titoli della CO2), ai quali è valorizzata la riduzione delle emissioni, è calato di oltre il 40% nel 2012. Ciononostante, l'eco-beneficio resta elevato: nel 2030 le emissioni di gas serra evitate grazie alle fonti di energia pulita saranno tra 68 e 83 milioni di tonnellate, per un valore economico compreso tra i 2,9 e i 3,6 miliardi di euro.

Appaiono quindi del tutto giustificati gli investimenti nelle rinnovabili in Italia, che nel 2012 ammontano a 10,1 miliardi di euro: nell'ultimo anno, snocciolano da Althesys, sono state censite 217 operazioni per 7.729 megawatt di potenza installata. Una parte consistente degli investimenti rimane ancora vincolata all'interno della dimensione delle operazioni finanziarie, ma sono pur sempre 6,15 miliardi di euro quelli investiti per nuovi impianti, con effetti su indotto e occupazione valutati - a trend confermato - tra 45mila e 60mila occupati in più al 2030. 

Anche il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, nel suo intervento al convegno del Gse ha dunque sottolineato l'utilità e tempestività del rapporto Irex, «che - ha detto - lascerò sul tavolo del prossimo governo». I due contributi più importanti delle rinnovabili allo sviluppo del Paese, secondo il ministro, sono proprio «la diminuzione del prezzo dell'energia in Italia e l'aumento della competitività internazionale del sistema paese», ad ulteriore dimostrazione dell'importanza della green economy per uscire dalla stagnazione. Basti pensare che il solo fotovoltaico, nonostante le difficoltà del settore a cui si accompagnano razionalizzazione e recupero d'efficienza nella gestione degli impianti, ha ridotto di 1,4 miliardi di euro i costi dell'elettricità nel nostro Paese.

Nonostante questi grandi successi, permangono ancora molte difficoltà da dover superare. Per le energie "green" (eolico, fotovoltaico, hydro, geotermico, biomasse e waste-to-energy) si conferma la discesa dei costi tecnologici, ma non di quelli burocratici. Anche se, nell'analisi dei costi di produzione la tecnologia rappresenta ancora, insieme al capitale, la principale voce di costo (25,8-36%), contemporaneamente al calo di questa specifica componente cresce il peso di quella burocratica, che rappresenta in media il 9,4% per l'eolico e il 3,4% per il fotovoltaico, circa un punto in più dell'anno precedente.

L'esperienza italiana rimane comunque di primo piano per quanto riguarda lo sviluppo delle energie rinnovabili. Un'esperienza da mettere in campo con tutto il suo peso all'intero dello scenario globale, l'unico all'interno del quale si possa pensare di giocare con successo la partita per l'ambiente. Eppure, «Il processo di "pulizia" del settore energetico mondiale è in fase di stallo», ha dichiarato il direttore esecutivo dell'Aie-International Energy Agency, Maria van der Hoven, durante la presentazione del report Tracking Clean Energy Progress.

Nel 1990, si afferma nello studio, l'energia prodotta a livello mondiale emetteva un quantitativo di CO2 pari a 2,39 tonnellate per Tep, mentre nel 2010 si è giunti a 2,37. Un risultato ovviamente insoddisfacente. Favorire la diffusione delle tecnologie meno inquinanti è però possibile, ed è (anche) compito delle istituzioni: anche nella virtuosa Europa vigono ancora normative a sostegno dei combustibili fossili, i quali ricevono sussidi molto elevati. Reindirizzarli a favore delle energie rinnovabili non è solo possibile, ma anche necessario (e a costo zero per i cittadini).

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