[02/04/2013] News

Falkor, la storia infinita della nave privata che produce ricerca pubblica

Il Falkor ha appena portato a termine la prima crociera, approdando, lo scorso 29 marzo, al porto di St. Petersburg, in Florida. Lunga 83 metri, dotata di sauna, salotto con vetrata panoramica e un elicottero sempre pronto per trasportare qualche vip curioso, è una nave privata, ma non è propriamente una nave turistica e neppure da diporto. Al contrario, è una nave attrezzata per gli studi più avanzati dei mari e degli oceani. A disposizione, gratuita, di chiunque abbia un buon progetto di ricerca sulla fisica, la chimica, la biologia delle acque salate che coprono il 70% e più della superficie terrestre.

Il Falkor è di proprietà dello Schmidt Ocean Institute di  Palo Alto, in California. Un istituto privato di studi oceanografici che appartiene, a sua volta, alla fondazione creata da una coppia miliardaria (in dollari) Eric e Wendy Schmidt. Eric è stato il direttore esecutivo di Google, il maggiore motore di ricerca su Internet.

E sono stati proprio Eric e Wendy a investire 60 milioni di dollari per trasformare una nave tedesca nata per proteggere la pesca e i pescatori in uno dei più attrezzati battelli di ricerca scientifica del mondo. E sono stati sempre loro a scegliere il nome, Falkor, che richiama uno dei protagonisti fortunati di The Never Ending Story (la storia senza fine), un film degli anni '80.

La nave è tra le più attrezzate al mondo e ha strumenti avveniristici per studiare il mare e i suoi abitanti a ogni profondità e a ogni latitudine. Ma può ospitare strumenti, anche molto sofisticati, dei gruppi di ricerca indipendenti ammessi a bordo.

Già, come si sale a bordo? La risposta a questa domanda costituisce la vera novità di Falkor. E la risposta è chiunque, a qualsiasi istituzione o paese appartenga. Purché abbia superato una severa peer review a opera di un comitato scientifico indipendente. Per il 2014, per esempio, ci sono state 48 applications (richieste) ma ne sono state selezionate solo 7. Per il 2015 le richieste sono salite a 61, ma quelle approvate sono state, ancora una volta, solo 7. Questa selezione spietata che ha coinvolto gruppi provenienti da 23 diversi paesi, sostengono allo Schmidt Ocean Institute, assicura l'alta qualità della ricerca che sarà realizzata su Falkor.

L'Istituto di Eric e Wendy Schmidt offre, assolutamente gratis, il "tempo nave": in pratica non si paga per salire e stare a bordo, né per scarrozzare sui mari recandosi lì dove il progetto di ricerca richiede. I ricercatori che superano la selezione devono pagarsi con fondi propri lo stipendio e il prosieguo della ricerca, una volta finito il periodo a bordo.

Lo Schmidt Ocean Institute considera un titolo di merito nella selezione dei progetti l'open access e, soprattutto, l'open data: ovvero la promessa dei ricercatori di mettere a disposizione di tutti non solo i risultati, ma anche tutti i dati raccolti. Charles Paull, un geologo marino del Monterey Bay Aquarium Research Insti­tute di Moss Landing, California, ha partecipato alla prima crociera, appena conclusa, e ha promesso che, tempo due mesi, posterà su Google Earth la mappa completa dei fondali del Golfo del Messico grazie ai dati che ha appena raccolto. Si tratta di dati importanti, che possono aiutare a capirci cosa è davvero successo 65 milioni di anni fa quando un grosso meteorite è caduto da quelle parti determinando (ma è più corretto dire accelerando) l'estinzione dei dinosauri.

Bene, ma perché parlare di Falkor? Per due o tre motivi niente affatto banali. In primo luogo perché è una nave privata che produce ricerca pubblica.

In secondo luogo perché la nave costituisce un bel modo di impiegare il denaro a fini filantropici da parte di ricchi signori e signore. Questo tipo di filantropia è sviluppato negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, ma pressoché assente da noi, dove pure i miliardari non mancano.

Il terzo motivo è che se Falkor dimostrerà anche agli scettici di catalizzare la produzione di scienza di qualità, costituirà un'importante opportunità per i tanti gruppi di ricerca pubblici che stanno soffrendo, in questo momento, severi tagli ai loro progetti. Basti pensare che la flotta oceanografica dello University-National Oceanographic Laboratory System degli Stati Uniti si è ridotta, negli ultimi anni, da 26 a 19 navi. È il caso di dirlo, Falkor naviga contro corrente.

Un quarto motivo, infine, riguarda noi italiani più da vicino. Cosa ha fatto il tedesco Anton Dohrn a Napoli a fine ‘800 se non attrezzare un laboratorio privato di biologia marina (la Stazione Zoologica), tra i più avanzati al mondo, e "fittare" i tavoli di lavoro a scienziati di ogni parte del pianeta? Con questo sistema per molti anni a Napoli si è fatta ottima ricerca. Ed è interessante sapere sia che il sistema può essere replicato, questa volta non su terraferma ma in mare aperto. E che, soprattutto, il "fitto" dei tavoli da lavoro può essere pagato da donazioni di miliardari che spendono bene i loro soldi. E il loro tempo.

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