[02/04/2013] News

Cari saggi, aggrappatevi alla "sostenibilità" di Enrico Giovannini

Tremano i polsi in questi complicati giorni di un inverno, anche politico, che non vuol finire e di una primavera che tarda maledettamente ad arrivare. Dopo i tecnici, sono arrivati i saggi a cercare di salvare l'Italia e, almeno da parte di chi scrive, avere un'idea ben precisa di che cosa davvero possa accadere nei prossimi giorni richiede uno sforzo sovrumano. Con una battuta potremmo anche dire che non succederà proprio nulla e resteremo tutti come «Quelli che aspettavano...un governo italiano...oh yeah!».

Così, confidando nella clemenza dei mercati (siamo arrivati a pensare anche questo...), con quel briciolo di ottimismo della volontà che ci rimane e al quale ci aggrappiamo scegliamo il presidente dell'Istat Giovannini quale nostro personale saggio tra i saggi (!?) per una serie di "semplicissimi" motivi, per descrivere i quali sfruttiamo parte della biografia dell'economista dedicatagli dalla più nazional-popolare delle enciclopedia, Wikipedia: «Sotto la sua direzione l'Ocse ha avviato una riforma complessiva del proprio sistema statistico, sviluppato un sistema informativo statistico i cui componenti sono utilizzati da altre istituzioni internazionali (Onu, Fondo Monetario Internazionale, Unesco, ecc.) e profondamente innovato i propri prodotti. Nel 2004 ha organizzato il primo Forum Mondiale su "Statistica, Conoscenza e Politica", a partire dal quale ha lanciato il "Global Project on Measuring the Progress of Societies", progetto di ricerca globale sulla "Misurazione del progresso delle società", condotto dall'Ocse in collaborazione con la Commissione Europea, la Banca Mondiale e le Nazioni Unite, avente lo scopo di promuovere lo sviluppo di indicatori chiave (in campo economico, sociale ed ambientale), per fornire un quadro completo di come si evolve il benessere di una società. Il progetto cerca, inoltre, di incoraggiare l'uso di un insieme di indicatori per informare e promuovere il processo decisionale basato sull'evidenza, sia all'interno del settore pubblico, privato e dei cittadini, sia tra di loro.

È stato inoltre membro della "Commissione Stiglitz" - della quale facevano parte Amartya Sen e Jean Paul Fitoussi - istituita dal presidente francese Nicolas Sarkozy e presidente del Global Council sulla "Valutazione del progresso delle società" creato dal World Economic Forum».

Solo questo basterebbe per capire il valore aggiunto "culturale" dell'uomo, ricordando - grazie a un articolo dell'Arpat news - che quella relazione chiese «uno spostamento di attenzione da un sistema orientato sulla misurazione della produzione ad uno incentrato sul benessere delle generazioni attuali e future. Questo, a sua volta, significa passare da misurare la produzione economica alla misurazione del benessere dei cittadini in un contesto globale di sostenibilità. Ciò significa che in sede di valutazione del benessere materiale, è necessario guardare al reddito e al consumo, piuttosto che alla produzione. Una delle componenti essenziali da prendere in considerazione, secondo il rapporto, è la sostenibilità. La sostenibilità coinvolge non solo il presente, ma anche il futuro; essa è influenzata dall'interazione degli aspetti socio-economici e dall'impatto dei modelli dei differenti paesi. La sostenibilità è una questione che riguarda il benessere e la performance economica, ma deve essere esaminata separatamente, per non generare confusione tra i singoli indicatori. Per valutare la sostenibilità occorre guardare simultaneamente alla conservazione e crescita in "stocks" delle quantità e qualità di risorse naturali e umane, e di capitale sociale e fisico».

Il rapporto, tra l'altro, evidenzia «come ci siano due possibili approcci alla misurazione della sostenibilità. Una versione che guarda alla variazione di ogni stock separatamente, valutandone la crescita o decrescita, con una particolare attenzione a fare qualunque cosa sia necessaria per tenerli sopra la soglia di criticità. La seconda versione converte tutti questi elementi nella moneta equivalente, in tal modo (presumendo di misurare entrambi i differenti tipi di capitale), la diminuzione nel capitale naturale potrebbe controbilanciare la sufficiente diminuzione nel capitale fisico».

Non è un caso che Giovannini, proprio per il suo lavoro sul tema della misurazione del benessere delle società, nel 2010 abbia ricevuto dal Centro Internazionale Pio Manzù la Medaglia d'oro del Presidente della Repubblica, e che sia divenuto membro del "Club of Rome".

Da non trascurare poi il fatto che dalla teoria nel suo lavoro è passato spesso anche alla pratica, tornandoci giusto alcuni giorni fa quando è stato presentato il progetto di Istat e Csr Manager Network (Associazione dei Responsabili delle politiche di sostenibilità delle maggiori aziende italiane) per un set di indicatori di sostenibilità rivolto alle imprese.

Lo scopo del progetto è quello di consentire per la prima volta di misurare e comparare le performance ambientali, sociali e di governance delle aziende italiane. Il progetto - spiegavano in una nota - ha previsto la costruzione di un set di 10 indicatori attraverso i quali valutare aspetti rilevanti connessi al contributo delle imprese al benessere del Paese. Quali sono? Il valore economico diretto complessivamente generato e distribuito dalle singole aziende; variabili della sostenibilità ambientale quali l'uso delle fonti di energia, la quantità di emissioni di gas serra e gli investimenti di carattere ambientale; dimensioni essenziali della qualità del lavoro, quali l'inquadramento contrattuale e il grado di stabilizzazione dei collaboratori, le differenze retributive tra uomo e donna, la prevenzione del disagio lavorativo. Per ciascuna variabile, anche attraverso indicatori sintetici a corredo, sarà possibile realizzare confronti e benchmark di settore, nonché attivare monitoraggi degli scostamenti nel tempo.

Più sostenibilità sociale, quindi, dal nostro punto di vista, che quella ambientale.

Ma lo consideriamo solo un inizio, come evidenziato dallo stesso Giovannini: «Questo progetto, focalizzato sull'armonizzazione di concetti, definizioni e misure secondo schemi della statistica ufficiale, si ricollega al percorso già avviato dall'Istat per misurare il benessere equo e sostenibile (BES) del Paese. Solo unendo l'impegno delle imprese e quello delle istituzioni si può creare più che in passato una spinta forte nella direzione del BES, ma a tal fine occorre lavorare ancora per definire meglio come costruire i dati per la CSR. D'altra parte, l'importanza di una rendicontazione da parte delle imprese che vada oltre il dato finanziario è ormai un traguardo possibile e necessario come è stato affermato anche alla recente Conferenza di Rio+20».

Insomma, sotto il cielo nero di questo lungo inverno e nel mezzo di una tempesta perfetta e tragica ci aggrappiamo al nostro faro, che è la sostenibilità, e a Giovannini che speriamo faccia da guida ai saggi/esperti di Napolitano, che nella loro storia di sostenibilità non sembrano che aver visto qualche lontano barlume.

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