[27/03/2013] News

I controlli ARPAT delle emissioni in atmosfera dell’inceneritore di Baciacavallo (Prato)

Già nel mese di luglio 2012 alcuni articoli furono pubblicati in merito ai microinquinanti prodotti dall'inceneritore di fanghi di depurazione nel Comune di Prato, in località Baciacavallo, gestito da GIDA spa. Tali articoli prendevano spunto da un rapporto di ISPRA del 2009 "Emissioni in atmosfera di PCB e HCB in Italia dal 1990 al 2006 ", che contiene le stime delle emissioni in atmosfera di PCB e HCB in Italia e in cui è citato anche tale impianto in una tabella a pagina 21. In particolare destarono particolare attenzione le stime di emissioni molto elevate di esaclorobenzene (HCB).

Negli articoli apparsi sulla stampa negli ultimi giorni, oltre a riprendere quei dati, si fa riferimento agli accertamenti svolti presso un laboratorio universitario su animali da cortile provenienti dalla zona dell'inceneritore, da cui risulterebbe l'elevata presenza di diossine. Sulla base dei risultati di questa indagine - non ancora resa disponibile per una valutazione compiuta - è stato ipotizzato che la contaminazione da diossine riscontrata sia da attribuire alle ricadute dell'inceneritore di Baciacavallo; tuttavia non sono stati forniti gli elementi relativi alle verifiche che avrebbero consentito di mettere in relazione tale contaminazione con l'inceneritore e di escludere le molte altre possibili cause.

I controlli e le valutazioni fatte fino ad oggi da ARPAT portano invece ad escludere che l'inceneritore sia responsabile di ricadute che possano avere un effetto apprezzabile sull'ambiente e sulla catena alimentare: a Baciacavallo la concentrazione media annua in aria ambiente nel punto di massima ricaduta nell'area intorno all'impianto è stimabile pari a circa 0.01 fg I-TEQ/m3 [1] . Si tenga conto che secondo l'Istituto Superiore di Sanità il livello di azione per l'aria ambiente è pari a 40 fg TEQ/m3 [2] : la massima ricaduta in aria stimata a Baciacavallo risulta quindi 5000 volte sotto il livello di azione e almeno 1000 volte sotto la normale "contaminazione" dell'aria urbana.

A proposito di questa vicenda, ARPAT intende pertanto precisare il priorio ruolo, nell'ambito dei compiti istituzionali ad essa assegnati dalla legge regionale 30/2009. L'Agenzia in particolare effettua il controllo periodico al camino delle emissioni in atmosfera dell'impianto, ai sensi della normativa ambientale vigente.

Il D.Lgs. 133 del 2005 in particolare, individua i parametri e quindi i limiti, da controllare alle emissioni dei camini degli impianti di incenerimento.

Per quanto concerne i "microinquinanti organici" la normativa prevede il controllo di:

Non sono previsti dalla normativa accertamenti per i parametri: PCB diossina-simili e esaclorobenzene (HCB).

ARPAT, di propria iniziativa, oltre ai sopra indicati controlli di legge, esegue gli accertamenti sui contenuti emissivi anche per quanto riguarda i PCB diossina-simili [3] .

Per la prima volta, nel prossimo mese di aprile, è programmato anche il controllo delle emissioni di esaclorobenzene (HCB).

Questo controllo aggiuntivo è stato previsto a titolo cautelativo, considerato che nel rapporto ISPRA - che presenta delle stime, e non dei dati verificati - il fattore utilizzato per stimare (sulla base delle quantità di fanghi trattati) le emissioni di HCB risulta di circa 500 volte superiore ai fattori di emissione utilizzati per stimare le emissioni degli inceneritori di rifiuti urbani.

In merito al rapporto ISPRA è importante rilevare che la stima delle emissioni è stata effettuata utilizzando fattori di emissione presenti nel EMEP/CORINAIR Atmosferic Emission Inventory Guidebook - 2007: si tratta di fattori di emissione ricavati sulla base dei dati disponibili a quel momento in letteratura, riferiti prevalentemente a impianti dotati di tecnologie di abbattimento varie e più datate rispetto all'attuale. Già la revisione del 2009 (EMEP/EEA Emission inventory giudebook 2009), infatti, per gli impianti incenerimento di fanghi di depurazione indica un fattore di emissione pari a 0,002 g/t, quindi 250 volte minore di quello indicato nel 2007 (0,5 g/t).

Il dato contenuto nel rapporto ISPRA potrebbe quindi non tenere conto del fatto che l'inceneritore di Baciacavallo è dotato di un post-combustore, cioè di un sistema di abbattimento classico degli inceneritori di rifiuti urbani.

Inoltre si ritiene che, pur non essendo esplicitamente indicato, il fattore di emissione EMEP debba essere applicato al quantitativo di fango secco incenerito e non al tal quale: anche questo aspetto può incidere notevolmente, per eccesso, sulla stima.

I risultati dei controlli operati da ARPAT nell'ultimo triennio, e degli autocontrolli svolti dal gestore dell'impianto sono disponibili nella seguente tabella. Da essi si può osservare come i limiti di legge siano ampiamente rispettati.

Per quanto riguarda le contaminazioni delle carni dei volatili si fa presente che gli accertamenti sugli animali sono di competenza dell'Azienda Sanitaria.

In ogni caso ARPAT sta predisponendo uno studio su tutto il territorio regionale, suddiviso in aree in base alla presenza di fonti di pressione (impianti, infrastrutture, ecc.), con il quale si forniranno indicazioni sui livelli di presenza nell'ambiente delle diossine.

 

 

[1] La stima è stata effettuata ipotizzando una concentrazione al camino di PCDD/F pari a 910 fg I-TEQ/m3 (quella più elevata risultante dai controlli effettuati da ARPAT presso l'inceneritore) ed un fattore di diluizione conservativo pari a 1 x 10-5 (come suggerito nel paragrafo 5.1.1 dello studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità "PCCD and PCDF emissions from incinerators for municipal sewage sludge ande solide waste - evaluation of human exposure", 1987). Per "ricaduta" si intende la concentrazione in aria ambiente delle sostanze inquinanti al livello del suolo; va distinta dalla concentrazione al camino, che ovviamente è molto più elevata. Si noti che 1 ng = 10-9 g, 1 fg = 10-15 g.

[2] I livelli di azione proposti dall'Istituto Superiore di Sanità "rappresentano un tentativo di contenere l'esposizione umana entro 10 pg TE/die*kgpc", essendo 1 pg = 10-12 g (A. Di Domenico, "Orientamenti per la definizione di livelli d'azione ambientali per policlorodibenzodiossine (PCDD) e policlorodibenzofurani (PCDF)", Rapporto ISTISAN 88/3, Roma, 1988).

[3] La letteratura riporta che la diffusione ambientale dei PCB diossina-simili e totali sia in larghissima parte dovuta al fatto che tali molecole sono già presenti nel materiale soggetto a incenerimento. Tali sostanze venivano utilizzate come fluidi dielettrici e come additivi per antiparassitari, ritardanti di fiamma, isolanti, vernici e altro: a causa della loro tossicità e della loro tendenza a bioaccumularsi sono attualmente in buona parte bandite. Dei 209 composti indicati come PCB (detti congeneri), 12 hanno caratteristiche chimico-fisiche e tossicologiche paragonabili a quelle di diossine e furani e sono perciò detti dioxine like, ossia simili alle diossine, e si indicano con la sigla PCBDL.

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