[26/03/2013] News

Il sole in Germania brilla meno. Il prezzo del fotovoltaico crolla, i colossi industriali sono in difficoltà

Registrati cali fino al 40%. Rischio di crisi da sovrapproduzione

Il gruppo industriale Bosch interrompe le sue attività nel settore fotovoltaico e prevede di vendere o chiudere tutte le sue unità nel settore entro i primi mesi del 2014: «L'impianto francese di Vénissieux (Rhône) che produce i moduli sarà venduto - ha ammesso il gruppo in un comunicato stampa - il progetto di produzione in Malesia sarà abbandonato. Inoltre Bosch prevede di vendere la sua partecipazione in Aleo Solar».

Il motivo? La mancanza di competitività del gruppo in questa attività, che dà lavoro a circa 3.000 persone. Solo le attività di sviluppo su tecnologia a film sottile, forniti dalla società CISTech GmbH, con sede in Germania, saranno mantenute.

«Nonostante le ampie misure per ridurre i costi di produzione lo scorso anno, non siamo riusciti a compensare il calo dei prezzi, che è stato fino al 40 per cento. Questo settore ha generato perdite di circa un miliardo di euro nel 2012. Negli ultimi mesi, Bosch ha esaminato nel dettaglio ogni aspetto della sua attività nel solare. Abbiamo preso in considerazione i più recenti progressi tecnologici, di riduzione dei costi potenziali e l'allineamento strategico. E ci sono stati anche i colloqui con potenziali partner. Tuttavia, nessuna di queste possibilità ha portato a una soluzione per la divisione energia solare che fosse economicamente sostenibile nel lungo termine. Siamo molto dispiaciuti per questa inevitabile decisione», ha detto Volkmar Denner, presidente del consiglio di amministrazione di Bosch.  

Tra l'altro il gruppo Bosch si era già  ritirato dall'ambizioso progetto Desertec nello scorso novembre (fare dell'Arabia Saudita il più grande produttore di energia fotovoltaica al mondo, con una capacità di generare fino a 54 Gigawatt di energia rinnovabile (l'equivalente di 40 centrali nucleari). Ma ricordiamo che anche Il gruppo tedesco Siemens ha annunciato allo stesso modo la vendita di tutta la sua attività solare nel mese di ottobre scorso, dandosi anch'essa l'obiettivo di uscire dal mercato nei primi mesi del 2014. La cessione della divisione solare è stata giustificata dall'azienda «dalla profonda mutazione di questo mercato nell'ultimo anno: l'eccesso di produzione a livello globale ha ridotto all'osso i margini per le aziende facendo crollare i prezzi anche a causa di una contemporanea contrazione della domanda».

Non da meno è stato il gruppo Solon, fondato nel 1997, che è stata la prima società tedesca del settore solare quotata in borsa. L'azienda era uno dei principali produttori europei di moduli solari.

Si tratta di segnali forti, che lasciano intendere quanto il mercato fotovoltaico stia reggendo con difficoltà la crisi che lo ha investito negli ultimi anni, caratterizzata da un generale taglio degli incentivi e dal dumping delle industrie asiatiche. Per superare anche questo scalino nella corsa delle energie rinnovabili il ruolo d'indirizzo della macchina pubblica ritrova dunque tutta la sua centralità, e se in Europa - come giustamente si dichiara a piè sospinto - resiste l'impegno per questa sfida faremmo bene a non dimenticarlo. 

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