[22/03/2013] News toscana

Governo del territorio, alla proposta su modifica legge manca una base culturale

Riceviamo e pubblichiamo sottolineando che si tratta del punto di vista dell'autore e non necessariamente della redazione

Il dibattito sembra avviato. Mancano ancora prese di posizione importanti, come quelle dell'Inu - istituto nazionale di urbanistica -  e del mondo universitario e scientifico, delle rappresentanze professionali, per questo è bene che i promotori della riforma si facciano carico di creare occasioni di confronto, di animare il dibattito, prima dei confronti politici e nelle sedi istituzionali.

Ad oggi appare:

  1. Una generale condivisione della necessaria revisione della Legge 1/2005;
  2. Una altrettanta generale condivisione del principio di limitazione del consumo di suolo per quanto vadano fatte necessarie messe a punto concettuali e applicative;
  3. Una rivendicazione del ruolo degli enti parco nel processo di pianificazione e di governo del territorio in particolare per quanto inerente i parchi regionali, di una ridefinizione delle modalità gestionali delle ANPIL - aree naturali protette d'interesse locale - in relazione all'incerto, ma forse segnato futuro delle province;
  4. Una rivendicazione di autonomia operativa da parte dei comuni che non rifiutano tanto "la maestrina dalla penna blu e rossa",  che non rivendicano, almeno nella maggioranza dei casi, mani libere, ma l'agibilità e l'agilità delle modifiche agli strumenti operativi, perché sono i sindaci, i comuni , il front office dei cittadini, delle imprese e delle loro necessità spesso condizionate se non affossate dalla farraginosità delle procedure  che peraltro è anche frutto della "vaghezza" degli strumenti sovraordinati (dal PIT ai PTC ai piani strutturali);
  5. Una certa, anche forte, contrarietà dell'associazionismo ambientale verso l'autonomia comunale in favore di controlli regionali o ministeriali, posizione che però sembra oggettivamente dimenticare che quanto cumulato sul territorio è sostanzialmente, in massima parte, il frutto della storica approvazione centralistica dei piani regolatori (prima del ministero LLPP, poi delle Regioni con la nota CRTA), della vaghezza delle motivazioni dei vincoli di tutela paesaggistica e della altrettanto vaga ed ondivaga gestione dei vincoli nell'espressione dei parere di compatibilità;

ciò detto sembra evidente che alla proposta di riforma manca ancora una chiara individuazione del perimetro politico ed istituzionale della medesima, anche in termini culturali.

In altre parole, per esempio, appare sorprendente che una riforma di questo genere, non abbia preso avvio dal un serio report dell'esperienza  gestionale, da un documento di avvio del procedimento che di fatto costituisse il bilancio dell'esperienza della LRT 21/2005 e indicasse i capisaldi di una nuova politica di governo che sembrano invece figli di estemporanee per quanto anche condivisibili prese di posizione della Giunta. Si pensi infatti alle posizioni sulle politiche di salvaguardia da rischio idraulico e quelle contro il consumo di suolo. Altrettanto appare contraddittorio rilevare che mentre la regione ha codificato, forse anche in eccesso percorsi partecipativi e valutativi per dare corso a piani e programmi, non lo faccia per una riforma certamente importante.

E se vogliamo la cosa sembra figlia di un ritardo nella valutazione della convulsa fase politica nazionale, ove rispetto alla tradizione dei partiti si contrappongono, forse anche in maniera vincente, diverse forme di veicolazione dell'opinione politica e dell'esercizio della politica, che però prima o poi deve risolversi in una qualche forma organizzativa e rappresentativa, anche se non è sa escludere che si possano concretizzare forme e modalità aggregative e rappresentative a geometria variabile , tematiche,  al netto del sopravvento di forme di controllo dirigistico che però non si può valutare quanto possa perpetrarsi e che sarebbe pericoloso si realizzassero.

Allora, insistere su questa bacheca giornalistica  a parlare di questa riforma, a sollecitare il confronto per riempire di contenuti una riforma che vale molto di più della allocazione, per quanto importante di poteri, tra regione e comuni, parchi e province, quest'ultime se sopravviveranno, è molto importante perché prima ancora di questo problema c'è un problema di crescita culturale della società toscana, di spostamento degli investimenti dalla trasformazione fondiaria, alla produzione, agricola o industriale e terziaria.

Torna all'archivio