[15/03/2013] News

Per una plastica pił sostenibile

Pubblichiamo un altro capitolo del Libro Verde Ue

Un elemento importante per raggiungere una maggiore sostenibilità nella produzione della plastica è il design stesso. Se esistono relativamente poche materie plastiche di base (polimeri),  invece è possibile trovare un gran numero di additivi utilizzati nella produzione della plastica e che possono rappresentare un ostacolo considerevole per il riciclaggio della stessa o possono portare a trasformarla in materiali di peggior qualità (downcycling), invece di trasformare il prodotto come in origine, secondo il processo definito come "dalla culla alla culla" (cradle to cradle).

La riduzione di sostanze pericolose nella plastica ne aumenterebbe la possibilità di riciclaggio. Una graduale eliminazione di tali sostanze sia nei prodotti nuovi sia in quelli riciclati ridurrebbe i rischi associati al loro uso. Le proposte della Roadmap on a Resource Efficient Europe (Roadmap sull'efficienza delle risorse in Europa) indicano che entro il 2020 tutte le sostanze considerate a rischio molto elevato dovrebbero essere inserite nella lista dei candidati ad entrare nel sistema REACH che includerebbe importanti additivi usati nella plastica.

Un corretto flusso di informazioni dai produttori ai riciclatori è anch'esso importante. L'utilizzo da parte dei trasformatori di schede di sicurezza per i granuli plastici potrebbe migliorare la qualità del riciclaggio. Anche la fornitura di etichette ed informazioni sui contenuti chimici della plastica, compresi tutti gli additivi, ai trasformatori potrebbe risultare utile.

(1) Quali modifiche alla composizione chimica della plastica potrebbe migliorarne il riciclaggio?

(2) In quale modo le informazioni sul contenuto chimico dei materiali plastici possono essere rese disponibili a tutti i partecipanti nella catena del riciclaggio dei rifiuti?

 

Nuove sfide attraverso materiali innovativi

Potrebbero sorgere nuovi rischi derivanti dall'uso di materiali innovativi come i nanomateriali, ad esempio nelle bottiglie fatte di polietilene tereftalato (PET) o dal packaging in generale, o dalla penetrazione di determinati gas nel packaging del cibo o da nanosensori che rivelano il deterioramento del cibo. L'Unione Europea tende a valutare i rischi derivanti dai nanomateriali caso per caso. Una corretta analisi dei rischi potenziali per la salute e l'ambiente risulta ad ogni modo complicata, data la scarsezza di dati a livello ambientale e tossicologico. Attualmente esiste una definizione europea comune per i nanomateriali che potrebbe rendere più efficiente la creazione e la raccolta di dati così importanti.

Preoccupa inoltre l'uso crescente di microplastiche vergini. In alcuni prodotti atti al consumo, come le creme per il viso ed i gel per la doccia, i produttori aggiungono delle particelle in microplastica invece delle normali particelle esfolianti. Tali particelle potrebbero sfociare in mare aperto, dato che i sistemi di gestione di risorse idriche non sono attrezzati per trattenere tali materiali.  

 (1)Quali strategie si possono adottare per affrontare al meglio le sfide poste dall'uso della microplastica nei prodotti o nei processi industriali e delle nanoparticelle nella plastica?

Traduzione a cura di *Legnani Traduzioni (Valentina Legnani)

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