[12/03/2013] News toscana

Governo del territorio, riscrittura della Legge regionale 1/2005: finalmente qualcosa si muove

Qualcosa si muove, la presa di posizione di Anci e Uncem sulla proposta di riforma della legge 1/2005 appare come un contributo concreto allo sviluppo di un confronto reale e con i tempi che ci vorranno, data l'importanza della legge.

Se ai sindaci sembra non piacere, in linea generale, un ritorno a forme di controllo regionale degli atti di pianificazione di loro competenza, sembra emergere che questa  questa contrarietà sia figlia, sostanzialmente, di una carenza di autorevolezza, chiarezza e cogenza degli strumenti di pianificazione di livello superiore, a partire dal PIT, di cui peraltro viene stigmatizzato il grave ritardo che accompagna il cosiddetto adeguamento quale "piano paesaggistico". Cioè di condizioni che finiscono per scaricare su i comuni l'onere della scelta perché ai cittadini, alle imprese, risposte occorre darne, tanto più nell'attuale quadro di crisi e miopia europea e nazionale (il riferimento è ovviamente alla perversità dei vincoli di riduzione della spesa pubblica e del patto di stabilità).

Ben più interessante e rilevante è tuttavia l'osservazione circa la condivisione del principio di limitazione o blocco del consumo di suolo a condizione che riuso e ristrutturazione non siano affermazioni di principio in carenza di strumenti e risorse per favorire realmente il recupero dell'esistente, che sottolinea una consonanza non certo scontata.

Appare  sensato che si insista su una semplificazione delle procedure (in particolare per varianti minimali o che non incidono sul dimensionamento dei piani strutturali  - sempre che questo rimanga come punto limite della capacità di carico di un territorio, cioè di prelievo ed uso di risorse primarie), dei tempi, anche in relazione alla onerosità della redazione degli strumenti urbanistici, sulla necessità di chiarire come e quando si debba svolgere la VAS (valutazione ambientale strategica) che sembra ormai la nuova frontiera della produzione documentale, ovvero quando ciò non sia necessaria.

Infine, assume rilevanza la chiosa conclusiva del documento di Anci ed Uncem relativa al rapporto tra Regione, comitati ed associazioni.

Una sottolineatura tutta politica, che evidenzia una difficoltà propria dei sindaci, che essendo i veri decisori sono spesso oggetto di contestazioni anche forti a fronte delle quali la regione si pone come arbitro, quando invece è parte del sistema istituzionale e della "filiera" della pianificazione, quindi protagonista quanto i comuni delle scelte, anzi, lo è tanto più, quanto meno sono "forti" e cogenti gli strumenti della pianificazione sovraordinata a quella comunale.

Comunque sia, appare evidente che il confronto è aperto ed è necessario ( il documento in qualche modo svela anche il rischio di ipotetiche letture della proposta quale funzionale ad un esclusivo beneficio regionale), ed è tanto più importante in una fase politica delicata quale l'attuale, dove si devono dare risposte chiare ai cittadini ricucendo un rapporto reale con loro, perché non si può pensare di rincorrere solo la voce dei comitati o la "democrazia del web", fenomeno comunque  parziale dato atto che tanti cittadini  sul web non ci sono o non ci vanno e magari non ci sanno andare, a partire dalla corretta diffusione dei documenti che costituiscono il tema di questo confronto.

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