[08/03/2013] News

Randers: «Per una transizione verso la sostenibilità serve uno stato più forte, la democrazia è d'accordo?»

Il professore di Climate Strategy alla Norwegian Business School guarda al futuro

Sull'ultimo numero della prestigiosa rivista scientifica "Science" è stato pubblicato un interessantissimo lavoro scientifico dal titolo "A Reconstruction of Regional and Global Temperature for the Past 11,300 Years" di Shaun Marcott, Jeremy Shakun, Peter Clark e Alan Mix nel quale viene fatta una ricostruzione delle temperature superficiali della Terra degli ultimi 11.300 anni utilizzando dati indiretti (proxy) da 73 aree di terre emerse o marine in tutto il pianeta. Ricostruzioni di questo tipo erano state fatte sinora fino a 2.000 anni fa, soprattutto da Michael Mann ed altri ricercatori. Il pattern delle temperature nella ricostruzione pubblicata su "Science", mostra un incremento dall'ultimo periodo glaciale fino alla metà dell'Olocene (il periodo geologico in cui ci troviamo e che praticamente ha la stessa durata analizzata dallo studio apparso su "Science" e che, di fatto, collima con tutto il periodo della civilizzazione colonizzazione umana del pianeta), poi si riscontra una situazione di temperature più fredde che culminano intorno ai 200 anni fa in un periodo che tra i climatologi viene definito Little Ice Age, la piccola era glaciale.

Da allora le temperature prendono a crescere sino a diventare le più calde per il 90% di tutto l'Olocene. L'aumento più significativo che si è avuto nell'ultimo secolo può, come ricordano i ricercatori che hanno pubblicato il lavoro, essere spiegato dalle straordinarie emissioni di anidride carbonica dovute all'intervento umano.

In settembre l'Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC) avrà la riunione che chiude il primo volume del suo atteso quinto rapporto sullo stato del sistema climatico (gli altri due successivi volumi si chiuderanno nei primi del 2014) ed opportunamente è stata, da poco, creata la Società Italiana per le Scienze del Clima, voluta da alcuni tra i migliori climatologi italiani (presidente è Antonio Navarra, direttore del Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti Climatici www.cmcc.it ), fisici, ecologi ed economisti che si occupano del sistema climatico e che terrà la prima conferenza annuale a Lecce il 23 e 24 settembre 2013 dal titolo "I cambiamenti climatici e le loro implicazioni sui servizi ecosistemici e la società".  La Società è stata creata proprio come punto di incontro tra gli scienziati dei diversi settori disciplinari che utilizzano le informazioni e le conoscenze climatiche per le proprie ricerche (climatologi, fisici, geografi, agronomi, economisti, scienziati politici, ecc.), per contribuire al progresso scientifico e all'innovazione delle scienze climatiche in Italia, promuovendo la convergenza delle discipline e la multidisciplinarietà delle ricerche. Inoltre la Società desidera creare e promuovere una piattaforma interdisciplinare di discussione sui sistemi climatici e le loro interazioni con l'ambiente e la società e promuovere un dialogo costruttivo e transdisciplinare tra scienziati, policy makers, fornitori di servizi e opinione pubblica. I temi sui quali vuole concentrarsi la prima conferenza annuale sono soprattutto gli avanzamenti nelle scienze del clima, le implicazioni sui servizi ecosistemici, le politiche climatiche e le relative valutazioni economiche.

Del futuro delle nostre società e degli effetti del cambiamento climatico su di esso si discuterà molto il 5 aprile prossimo a Roma, presso palazzo De Carolis, alla sede Unicredit, dove avrà luogo l'Aurelio Peccei Lecture 2013 che sarà tenuta da Jorgen Randers, professore di Climate Strategy alla Norwegian Business School ed uno degli autori storici, insieme a Donella e Dennis Meadows, della serie dei famosi "Limits to Growth" ("I limiti dello sviluppo") promossi e voluti del Club di Roma. La Lecture come di consueto è  organizzata dal Wwf Italia e dal Club di Roma e nell'occasione verrà presentato l'ultimo libro e rapporto al Club di Roma di Randers "2052: Una previsione globale per i prossimi 40 anni" di cui ho avuto il piacere di curare l'edizione italiana.

Questo libro è stato realizzato lo scorso anno in occasione dei 40 anni dalla pubblicazione del mitico rapporto "I limiti dello sviluppo".

Tornerò ovviamente su questo interessantissimo volume.

Desidero qui riportare alcune brevissime riflessioni di Jorgen Randers (Nella foto) che scrive :

«La questione fondamentale è la velocità con cui si realizzerà la transizione verso la sostenibilità. La rivoluzione della sostenibilità è già iniziata, questo è certo. Il nuovo paradigma è emerso quarant'anni fa, o forse addirittura cinquanta (con Rachel Carson nel 1962). Da allora si è diffuso, ma è ancora lontano dall'essere dominante. Siamo sempre più consapevoli della necessità di sostituire l'energia fossile, ma non ci siamo realmente imbarcati in questa sfida. E qualcuno - persino chi siede alle posizioni di comando - ha cominciato a parlare seriamente del bisogno di sostituire la crescita del Pil con la crescita del benessere come obiettivo prioritario della società. Il miglior esempio è rappresentato dal rapporto presentato nel 2009 da Joseph Stiglitz, Amartya Sen e Jean Paul Fitoussi al presidente francese Sarkozy, nel quale i tre macroeconomisti si sono distaccati dalla teoria tradizionale e hanno sollecitato un rapido spostamento di enfasi dal Pil al benessere. La rivoluzione della sostenibilità è iniziata, ma è ancora agli albori. Quando sarà completata? Sono sicuro che entro il 2100 avremo un mondo molto più sostenibile di quello attuale - dato che, nelle parole di Alan Knight, un esperto del settore, "l'insostenibilità è insostenibile". Gli attuali sistemi insostenibili non possono per definizione essere portati avanti indefinitamente; dovranno essere sostituiti da sistemi e comportamenti che possano essere mantenuti a lungo termine. È difficile dire se il nuovo mondo sarà seducente o se comporterà un livello di benessere molto più basso. Dipende da quello che l'umanità sceglierà di fare durante il resto del XXI secolo. Come vedrete dalla mia previsione, credo che da qui al 2052 la transizione sarà stata completata a metà, e che potrà incontrare serie difficoltà nella seconda metà del secolo. La società globale dovrà compiere un miracolo dopo il 2052 se vorrà chiudere il secolo in una condizione auspicabile e durevole».

E poi aggiunge : «Ci sono cose che richiedono tempo. In molti casi questo non è un male. Ponderando e consultandosi ci si aiuta a evitare azioni con effetti collaterali non voluti e indesiderabili. Ma in altri casi, come quando si sta correndo verso un muro di mattoni, i ritardi nelle decisioni sono fatali. Il mondo, almeno per come lo vedo io, si trova di fronte un paio di problemi che appartengono alla seconda categoria - innanzitutto in campo climatico. C'è bisogno di agire ora, non dopo decine e decine di anni di analisi. Altri la pensano in modo diverso, e quindi le attuali procedure decisionali sono insopportabilmente lente.

La democrazia ha molti vantaggi e spesso genera soluzioni che sono più sostenibili rispetto alle decisioni imposte dall'alto. Ma la velocità non è una delle caratteristiche del processo decisionale democratico. Quindi, secondo me, la questione fondamentale in questo ambito è se la democrazia sarà d'accordo su uno stato più forte (e un processo decisionale più rapido) prima che sia troppo tardi - prima che finiamo contro il muro di mattoni dei cambiamenti climatici che si autoalimentano, della perdita irreversibile della biodiversità e degli investimenti lungimiranti in ricerca e sviluppo».

E' difficile non concordare con queste affermazioni. Randers in questo libro avvincente e documentato, ci ricorda un tema centrale per il nostro futuro: il lungo ritardo che abbiamo nell'avviare le soluzioni necessarie a cambiare rotta verso la sostenibilità dei nostri modelli di sviluppo sociale ed economico.

Non abbiamo ancora troppo tempo, soprattutto alla luce di quanto ci stanno documentando gli scienziati che si occupano delle dinamiche del sistema Terra (come è avvenuto anche in occasione della grande conferenza dedicata proprio agli effetti dei cambiamenti globali che ha avuto luogo a Londra nel marzo 2012 dal titolo "Planet Under Pressure". Il cambiamento globale ed il cambiamento climatico in particolare sembrano accelerarsi in maniera difficile da governare e gestire. Agire domani sarà molto più difficile che farlo oggi.

Lo scenario che emerge dal volume di Jorgen Randers nella straordinaria tradizione dei rapporti sui limiti della crescita voluti dal Club di Roma, costituisce una documentata e articolata analisi della necessità di non perdere ulteriore tempo prezioso. Abbiamo bisogno di una democrazia capace di maggiore rapidità decisionale; i grandi cambiamenti globali che abbiamo pericolosamente indotto nei sistemi naturali del nostro pianeta, lo richiedono.

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