[07/03/2013] News toscana

I 3 punti di Anci e Uncem Toscana contro la modifica della Legge 1/2005 sul governo del territorio

«La Regione non č la maestrina dalla penna rossa, non puņ stabilire cosa puņ o non puņ esser fatto»

Il presidente di Anci Toscana e sindaco di Livorno,  Alessandro Cosimi (Nella foto), ha concluso i lavori dell'assemblea straordinaria indetta oggi Anci ed Uncem Toscana a Firenze sul  percorso di modifica della legge regionale  "Norme sul governo del territorio" lanciando una sfida alla Regione Toscana: «Non possiamo accettare di affrontare la discussione in tempi così sincopati e ridotti, e non possiamo, tantomeno, proseguire nel confronto se non c'è accordo sui meccanismi e, soprattutto, se non riusciamo a sedere al tavolo in un rapporto paritario con la Regione». Si tratta di tre punti non negoziabili per i Comuni toscani, che «Rivendicano a gran voce la necessità i costruire un rapporto diverso da quello enucleato dalla proposta della Giunta che segna un cambiamento netto rispetto al passato».

Ai sindaci non sembra piacere il paventato maggiore controllo regionale che tende a ridurre la discrezionalità delle scelte finali dei comuni, spesso criticate da comitati ed associazioni, che lamentavano lo scarso potere di intervento della Regione rispetto a decisioni che in un modo o nell'altro eludevano lo spirito della legge.

Ma alla riunione di Firenze il responsabile di Anci Toscana, Simone Gheri, introducendo il documento elaborato dalla Consulta tecnica dell'Associazione, ha detto che «La Regione non può porsi in relazione ai Comuni come la maestrina dalla penna rossa, pronta a correggere gli errori e a stabilire confini e modalità di ciò che può esser fatto e ciò che non può esser fatto». Gheri ha anche evidenziando i punti nodali «Su cui i Comuni daranno battaglia per arrivare ad una definizione della nuova legge che sia davvero efficace sia sotto il profilo della tutela sia dello sviluppo dei territori» ed ha sottolineato «Come il ritorno ad un rapporto gerarchico tra Regione e Comuni in realtà sia deleterio per la definizione della nuova legge perché non si può chiedere ai Comuni di gestire vincoli e situazioni che altri hanno deciso e normato, senza che ci sia stata condivisione, andando peraltro ad aumentare ingorghi burocratici, come nel caso del nuovo Pit».

Il nuovo rapporto sull'urbanistica tra Regione e Comuni preoccupa anche  Mauro Tarchi di Uncem Toscana: «I sindaci non sono coloro che hanno distrutto il territorio, anzi lo hanno mantenuto e salvaguardato. Per questo sarebbe opportuno tornare ad una lettura della legge che indica i grandi principi partendo da una difesa del suolo giusta e legittima, dalle buone pratiche dei Comuni, coniugando tutela e sviluppo del territorio». Non si capisce però chi sia stato allora ad autorizzare la villettopoli diffusa di seconde case che sfregia la costa e le isole della  Toscana e trracime nelle colline, o la devastazione di mlte periferie urbane.

L'Anci comunque dice che i punti su cui si incentra il documento sono questi: «La necessità di mantenere un rapporto di sussidiarietà orizzontale tra enti; coniugare lo sviluppo con la tutela del territorio; declinare in maniera concreta il principio espresso dalla proposta di legge, e condiviso, di bloccare il consumo del territorio, valorizzandone invece il riuso e il ripristino, perché questi non restino solo slogan di fatto vuoti; una semplificazione procedimentale che tenga conto delle previsioni contenute negli strumenti urbanistici adottati dai Comuni; la proposta di introdurre nella legge provvedimenti normativi in materia di sicurezza idraulica, per evitare che l'azione in materia sia dettata dall'emotività in seguito a eventi drammatici».

Ma Cosimi e Gheri vanno oltre e ricordano al presidente regionale Enrico Rossi che «Oltre alle questioni puramente tecniche, i Comuni non devono sottovalutare il problema politico. La costruzione di un rapporto diretto tra Regione e Comitati, sotto la bandiera della partecipazione, rientra nella tendenza dominante della situazione convulsa che caratterizza la politica italiana».

Cosimi conclude con una frecciata che sembra indirizzata all'assessore regionale all'urbanistica, pianificazione del territorio e paesaggio, Anna Marson, «Il ricercare un rapporto diretto con i comitati crea il rischio di delegittimazione della politica rappresentativa, in una sorta di un patto populista che, su urbanistica e governo del territorio, esclude i Comuni e la loro rappresentanza dalla costruzione e definizione di regole».

Ma forse, anche non cercarlo o snobbarlo il rapporto con comitati ed associazioni alla fine produce (vedi ultime elezioni) lo stesso rischio di delegittimazione della politica rappresentativa... E quanto a populismo dell'urbanistica, fino ad oggi abbiamo avuto quello dei condoni e troppo spesso quello dell'edilizia "concertata" delle seconde case.

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