[04/03/2013] News toscana

Caccia: piccola selvaggina a rischio estinzione e in Lunigiana lanciata una proposta che farà discutere

Dal convegno "La Nuova Frontiera della Gestione" che si è tenuto al Castello di Terrarossa, a Licciana Nardi, promosso dal Comitato di gestione Atc 13 di Massa Carrara, sono emerse delle proposte che sembrano destinate a far discutere: creare delle Aree di razionalizzazione prelievo venatorio  e  zone di particolare pregio.

L'Atc 13 in una nota spiega che «Dopo studi sugli habitat, censimenti puntuali ed avanzati, approfondimenti ed analisi ambientali l'Ambito Territoriale di Caccia 13 propone la creazione di apposite aree a prelievo razionale per favorire la riproduzione delle specie autoctone e per razionalizzare i prelievi durante il periodo di apertura della caccia. Passa dalle Aree a razionalizzazione venatorio il futuro della caccia alla lepre, alle pernici e ai fagiani, in generale alla piccola stanziale, specie che nel frattempo sono scomparse dai territorio e che l'Atc 13 è "costretta" ogni stagione ad immettere per consentire agli iscritti il prelievo venatorio».

Secondo i cacciatori il piano avviato nel 2009 e finanziato dai Piani finalizzati della Provincia di Massa Carrara, a dato buoni risultati «Alcuni stupefacenti», su questa base sono state identificate 9 "ipotetiche" aree: Amola, Antona, Arlia, Casola, Logarghena, Magra, Molinatico, Olivola, Zeri, «Che hanno dimostrato, dopo attente valutazioni, parametri soddisfacenti e condizioni adatte per iniziare un percorso di "sperimentazione" anche in prospettiva della politica di tagli che inevitabilmente ricadrà anche sulla gestione venatoria in Toscana».

Dal convegno è emerso che «Ad incidere pesantemente sulla scomparsa progressiva e lenta della piccola selvaggina stazionale sono i fattori ambientali come la drastica scomparsa della superficie agricola che ha lasciato posto all'espansione incontrollata del bosco, un habitat non congeniale per lepri, fagiani e pernici che hanno bisogno di grandi spazi aperti. Ma ad incidere sono anche i cambiamenti climatici, l'impatto della predazione e del prelievo venatorio».

Secondo Johnny Fiorentini, del Comitato di Gestione «La grande sfida è riportare la selvaggina nobile stanziale nei nostri territori e per farlo serve una gestione diversa. L'individuazione di aree che per caratteristiche ambientali sono più adatte alla sopravvivenza della piccola selvaggina stanziale sono una opzione che non possiamo più scartare».

Il progetto delle Aree a razionalizzazione prelievo venatorio prevede la perimetrazione di alcune aree che «Per particolari condizioni favoriscono la proliferazione di alcune specie (in questo caso la piccola selvaggina stanziale) in modo del tutto autonomo e naturale - spiegano i cacciatori - A prevedere la possibilità di istituire queste zone è la normativa regione che da la possibilità alle Atc di prevedere "eventuali limitazioni ed azioni di razionalizzazione del prelievo venatorio per forme di caccia specifiche". Questo non significa che non si potrà cacciare all'interno di queste aree ma che il prelievo sarà controllato».

Il tecnico faunistico Umberto Cavini sottolinea che «All'interno di queste aree è possibile sperimentare tecniche di immissione e tecniche di gestione innovative come misurare il prelievo in base alla popolazione presente, attivare azioni di miglioramento ambientale e contenere le specie antagoniste in maniera efficace. La Lunigiana ha un habitat favorevole per il cinghiale, ma non per la piccola selvaggina stanziale».

L'Atc 13 è convinta che gli studi condotti dall'agronomo Stefano Ulivi e dal tecnico Paolo Bongi «Consentono di passare dalla teoria alla pratica. Si apre ora una delicata fase di dibattito nel mondo venatorio e della gestione faunistica: le Aree a razionalizzazione prelievo venatorio sono un'opportunità per il sistema di gestione faunistico del territorio».

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