[04/03/2013] News

La scomparsa degli insetti selvatici danneggia l'agricoltura mondiale

Per aumentare l'efficienza agricola si riduce la varietà di insetti che aumentano la produzione

I dati di una ricerca effettuata in 600 campi di 20 Paesi, coltivati con 41 sistemi diversi, dimostrano che gli insetti impollinatori selvatici sono più efficaci delle api domestiche, il che suggerisce che il calo continuo degli individui di queste specie in molte aree agricole ha conseguenze molto negative sulla quantità dei raccolti.

Secondo la ricerca pubblicata su Science (Wild Pollinators Enhance Fruit Set of Crops Regardless of Honey Bee Abundance) da un team internazionale di 50 scienziati, sono le moderne tecniche agricole che utilizzano ogni ettaro di terreno disponibile ad aver fatto diminuire il numero di alcuni impollinatori essenziali, come le api selvatiche, le farfalle e i coleotteri. Dato che la biodiversità ed il numero di questi impollinatori diminuisce, le piante da fiore riceve meno visite da questi insetti, con la conseguente minore produzione di colture importanti come pomodori, meloni e caffè. Uno dei coordinatori del team, Lawrence Harder, del Department of biological sciences dell'Università di Calgary, spiega che «Paradossalmente, gli approcci più comuni per aumentare l'efficienza agricola, come ad esempio la coltivazione di tutte le terre disponibili e l'utilizzo di pesticidi,  riducono l'abbondanza e la varietà di insetti selvatici che potrebbero aumentare la produzione di queste colture. ll nostro studio mette in evidenza i vantaggi di tenere in considerazione questo paradosso nella progettazione e realizzazione di sistemi agricoli».

Lo studio evidenzia anche un altro problema: l'utilizzo e l'aggiunta di api domestiche non ha compensato la perdita degli impollinatori selvatici». I ricercatori ricordano che «I fiori della maggior parte delle colture hanno bisogno di ricevere il polline prima di fare semi e frutti, un processo che è arricchito dagli insetti che visitano i fiori. Questi impollinatori, tra cui le api, mosche, farfalle e coleotteri, di solito vivono in habitat naturali o semi-naturali, come ad esempio i bordi dei boschi, le siepi e i prati. Poiché questi habitat vanno persi, principalmente a causa della conversione agricola, con il declino dell'abbondanza e della diversità di impollinatori le piante ricevono meno visite dagli insetti selvatici».

Il team di ricercatori ha scoperto che la percentuale di fiori che producono frutti era notevolmente inferiore nei siti con un numero minore di insetti che visitano i fiori selvatici, quindi «La riduzione degli insetti selvatici nei territori  agricoli probabilmente ha un impatto sia sul nostro patrimonio naturale che sui raccolti agricoli».

Lo studio suggerisce che nuove pratiche per la gestione integrata delle api e degli insetti selvatici possono migliorare i rendimenti globali delle colture e che la salvaguardia degli animali impollinati è un efficace investimento a lungo termine la produzione agricola. Secondo l'università di Calgary, «Queste pratiche dovrebbero includere la conservazione o il ripristino di aree naturali o semi-naturali delle terre coltivate, la promozione di una varietà di utilizzi dei suoli, l'aggiunta di diverse risorse floreali e per la  nidificazione ed un uso più prudente degli insetticidi che possono uccidere gli impollinatori».

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