[22/02/2013] News

E' crisi diplomatica Cina e Giappone: precipita lo scontro sulle isole Senkaku/Diaoyu

L’Asia rischia la pace per un po’ di petrolio, gas e pesce (e molto nazionalismo)

Le dichiarazioni del nuovo premier liberaldemocratico giapponese Shinzo Abe sulla Cina hanno mandato su tutte le furie il governo cinese, e Pechino ha chiesto "solennemente" a Tokyo di «Chiarire e spiegare gli ultimi commenti». In un'intervista al Washington Post alla vigilia della sua visita negli Usa, Abe a detto che la Cina  ha un bisogno «Profondamente radicato» di battersi con il Giappone  ed altri vicini asiatici per questioni territoriali, perché «Il Partito comunista cinese al potere strumentalizza queste dispute per conservare il suo forte sostegno interno».

Abe materializza così tutti i cattivi presagi della Cina dopo la vittoria della destra in Giappone e la disputa sulle isole Senkaku/Diaoyu e per le risorse petrolifere, gasiere e della pesca che sono nascoste nel mare di questo minuscolo e disabitato arcipelago, conteso da Cina, Giappone e Taiwan, sta assumendo l'aspetto di un vero e proprio scontro tra le due maggiori potenze economiche asiatiche e tira in ballo mai sopiti rancori per quanto accaduto durante la seconda guerra mondiale, con l'invasione giapponese della Cina e dell'Asia orientale ed è strano che Abe, che non vuole chiedere scusa per i crimini di guerra giapponesi, accusi oggi velatamente Pechino di colonialismo.

Ieri il portavoce del ministero degli esteri di Pechino, Hong Lei, ha detto: «La parte cinese è scioccata da questi proponimenti. E' raro vedere il dirigente di una nazione sfigurare ed aggredire così sfrontatamente un suo vicino per suscitare l'antagonismo nella regione. Un tale comportamento va contro la volontà della comunità internazionale. La Cina si è impegnata a sviluppare le sue relazioni col Giappone. La crociata e gli atteggiamenti negativi del Giappone sui dossier del territorio e della storia, né tantomeno accetteremo la deformazione della politica diplomatica della Cina».

Oggi la Cina ha fatto un ulteriore clamoroso passo avanti che da il senso di quanto si siano pericolosamente deteriorate le relazioni tra i due giganti asiatici. Hong Lei  ha ribadito che «La Cina è estremamente scontenta dei commenti del dirigente Giapponese , i quali deformano i fatti, attaccano e denigrano la Cina ed attizzano i conflitti tra i due Paesi». La rottura diplomatica sembra alle porte e l'avviso dei cinesi arriva proprio mentre Abe si appresta ad incontrare Barack Obama a  Washington ed a discutere con l'alleato americano il pasticcio della disputa sino-giapponese sulle Senkaku/Diaoyu.

I cinesi consigliano prudenza ad Obama: «Gli conviene ricordare che è il Giappone che ha dato fuoco alle polveri adottando la pericolosa politica "dell'acquisto" delle isole Diaoyu, parte integrante del territorio cinese e del deterioramento ulteriore delle relazioni sino-giapponesi - si legge in un lungo editoriale dell'agenzia ufficiale cinese Xinhua - In questo contesto, il sostegno americano al Giappone toglierebbe credibilità a  Washington, non solo come una superpotenza che vuole essere costruttiva, ma anche come un importante partner della Cina su molte questioni pressanti del mondo. Questo potrebbe anche avere l'effetto perverso di rafforzare i politici bellicisti giapponesi nelle loro idee e incoraggiarli a intraprendere azioni più provocatorie, che avrebbero l'effetto di un peggioramento delle relazioni sino-giapponesi, che sono già instabili, minacciano anche la pace e la stabilità nell'Asia orientale».

Tradotto vuol dire che Pechino non esclude atti di forza se sarà ulterirmente "provocata" dai nazionalisti giapponesi. Un pugno di isolotti e un po' di petrolio, gas e pesce, conditi da un'isteria nazionalista che sta crescendo in Cina e Giappone rischia così di precipitare l'Asia in uno scontro del quale nessuno conosce le conseguenze. Con il Giappone pronto a riarmarsi (e che probabilmente usa le Senkaku anche per questo) e la Cina che mostra i muscoli da nuova potenza economica già armata fino ai denti, armata anche di bombe atomiche ben più precise e potenti dei "petardi" nordcoreani che hanno spaventato il mondo. 

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