[20/02/2013] News

Horsegate & dintorni, la domanda è: quale prezzo da pagare per un'alimentazione sostenibile?

La procedura ormai è nota. Ad ogni scandalo alimentare globale che si rispetti segue prima la minimizzazione dei fatti, poi l'emersione di fatti ritenuti sconcertanti, quindi allargamento del fenomeno a livelli "N": consumatori inviperiti e indignati, poi lento appassire dei titoli dalla prima pagina a quelle successive fino al dimenticatoio avvolto nel noto porto delle nebbie. C'è da scommetterci che sarà così anche per il cosiddetto "horsegate", la carne di cavallo trovata al posto di quella di manzo in diversi prodotti surgelati sparsi in un numero crescente di Paesi europei.

Ma qual è lo scandalo? Contrariamente al vox populi - allo stato attuale delle cose - non risultano essere alimenti avariati o avvelenati. Bensì diversi da quelli che avrebbero dovuto essere, anche se in percentuale pare attorno o sotto l'1%. Il primo guaio quindi è che nonostante i controlli si possano verificare casi come questi, non mortali, ma di certo potenzialmente pericolosi e soprattutto fraudolenti.

Di contro si potrebbe dire che finché emergono questi "casi" significa che i controlli bene o male ci sono, altrimenti nessuno si sarebbe accorto di nulla. Tanto meno i consumatori. E qui si entra in un aspetto poco evidenziato, a parere di chi scrive, nell'affrontare questa che è una frode alimentare e nel tentare di rispondere a una domanda fondamentale: perché è  accaduto e riaccadranno queste cose? Partiamo da un nostro vecchio slogan con il quale abbiamo portato sempre avanti la nostra posizione sull'alimentazione umana: la sostenibilità ambientale e sociale comincia dal piatto. Senza partire dalla notte dei tempi, ognuno di noi, anche se con un esercizio probabilmente solo mentale, può immaginarsi come si producono gli alimenti e quale grosso modo sia la filiera.

Non c'è dubbio che due cose almeno balzano all'occhio: 1) più è lunga la filiera più persone ci lavorano più persone devono guadagnarci; 2) Come è possibile il punto uno quando il prezzo di certi alimenti è così basso? Economie di scala? Certo, ma siamo realisti. Per permettere costi così bassi e pagare tutti i "protagonisti" della filiera, da qualche parte devi tagliare. E i tagli nel migliore dei casi è lineare, cioè un po' per tutti, ma anche alla qualità. La carne soprattutto ha, avrebbe, dei tempi dalla macellazione alla messa in vendita troppo lunghi per quello che è comunque un "fast food" mondiale ovvero i prodotti surgelati. Non solo, in una filiera così lunga, è troppo facile poter smaltire un "pizzico" di qualche altro tipo di carne per ogni vaschetta.

Siamo di fronte sostanzialmente a quanto accade anche con la tecnologia di consumo o con i giocattoli. Vuoi un telefono o un tablet o un gioco da allegare al giornalino in edicola, a un costo buono per quasi tutte le tasche? Ok, lo faccio fare dove mi costa di meno, con i materiali che costano meno, dove le regole per gli impatti ambientali della mia produzione sono meno stringenti. Così funziona anche la catena alimentare globale. Di certo si può monitorarla ancora di più, ma solo accorciando la filiera si possono ottenere dei risultati. Ma accorciare la filiera significa anche controllare tutte le fasi e calcolare tutti gli impatti.

Attenzione: non è nemmeno vero che a filiera più corta corrisponda necessariamente un prodotto più sano. Perché se la carne proveniente da pochi chilometri da casa arriva da un allevamento senza controlli, magari si inquina meno nel trasporto, ma non cambia di una virgola il problema della qualità. Oggi più che mai quindi il consumatore deve essere critico e identificare nella qualità di quello che mangia il suo corretto stile di vita, anche socialmente parlando.

Ma qui nasce un altro problema gigantesco che sono due problemi insieme: i prodotti migliori come minimo costano un po' di più, quindi possono permetterselo solo alcune categorie di persone. Le persone che si pongono il problema sono tra l'altro quasi sempre le uniche che possono permetterselo. Così il cibo spazzatura o di media qualità - nel caso specifico partiamo da un caso di cibo surgelato di gamma medio alta - è quasi sempre appannaggio delle classi deboli che quindi non conoscono salvezza. Qual è il prezzo da pagare per un'alimentazione sostenibile, e quindi sana ed equa e non fraudolenta, è la domanda da porsi e la risposta, come si vede, non è affatto scontata.

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