[18/02/2013] News

Quote di emissioni (Ets): dal "back loading" al "carbon detax"? La posizione di Assocarta

Assisto con preoccupazione al dibattito riguardante la questione in oggetto. Mettiamo in piedi un sistema come quello dell'ETS, nell'ambito del quale il mercato svolge la funzione di dare segnali sull'efficienza dello stesso. Quando il mercato dà il suo responso.....Vogliamo cambiare le regole! Non sarà il caso di cambiare il sistema che non funziona?

Vediamo il caso dell'industria cartaria italiana: è un settore ad alta intensità energetica, opera in un mercato internazionale fortemente competitivo e privo di barriere e già paga costi dell'energia più alti dei principali competitor europei ed internazionali.

L'Emissions Trading  non ha rappresentato per il settore un vantaggio competitivo, aggravando le imprese di costi aggiuntivi e oneri burocratici crescenti.

Sebbene l'industria cartaria italiana, anche in virtù dei più alti costi dell'energia, si collochi ai più alti livelli di efficienza energetica (diversi benchmark sono stati fissati proprio da aziende italiane) essa si troverà nei prossimi 8 anni fortemente deficitaria in termini di quote di emissione, con i conseguenti oneri economici. Ciò perché già prima di altri essa ha investito in combustibili a minor emissione (gas naturale) e in cogenerazione, riducendosi quindi le opportunità per miglioramenti futuri.

Per questo riteniamo che la proposta di backloading avanzata dalla Commissione UE e in discussione alla prossima riunione della Commissione Ambiente al Parlamento Europeo debba essere rigettata, così come altre misure volte a intervenire sul funzionamento del mercato delle quote.

1) Non sono a rischio gli obiettivi ambientali: la direttiva fissa a priori un tetto alle emissioni. Tale obiettivo non è a rischio e sarà comunque raggiunto. Pertanto un intervento sul mercato delle quote non produce un maggior beneficio ambientale nell'ambito del suo campo di applicazione.

2) Esistono altri strumenti per altri obiettivi ambientali: la direttiva già fissa obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni per i settori inclusi. Il raggiungimento di altri obiettivi ambientali, quali lo sviluppo delle rinnovabili, è demandato ad altri strumenti, come i certificati verdi che in Italia hanno prodotto una fortissima accelerazione di queste tecnologie. La direttiva Emissions Trading non deve essere usata impropriamente per favorire altri obiettivi ambientali al di fuori del suo campo di applicazione.

3) Gli operatori industriali hanno bisogno di regole certe sul lungo periodo: l'intervento sul mercato per mezzo del backloading o altri strumenti modifica le regole in corsa, produce incertezza e disincentiva gli investimenti in Europa, già fortemente ridottisi in questi anni. La forzatura del mercato rappresenta un precedente che toglie credibilità all'Europa e rende ancora meno attrattivo investirci.

4) Le aziende sono già colpite dalla crisi economica: la crisi economica ha fortemente indebolito l'industria europea. Il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni per via della chiusura degli impianti produttivi non è un fatto di cui rallegrarsi. Men che meno può essere motivo per alzare artificiosamente i costi a carico delle imprese, già messe in difficoltà dall'attuale contesto economico.

5) Torniamo all'economia reale: l'incremento artificioso del valore delle quote che si avrebbe con il backloading o con iniziative analoghe non produce maggior valore o occupazione per l'Europa ma rappresenta un mero trasferimento di risorse dall'industria agli speculatori finanziari e agli Stati. Di fatto il backloading è una forma di tassazione occulta.

6) Il mercato funziona: l'intervenire con in backloading non è giustificabile dal mancato funzionamento del mercato. Al contrario, il sistema di mercato sta funzionando e sta assicurando il raggiungimento dell'obiettivo ambientale al minor costo per il sistema produttivo europeo. Il costo della CO2 è proporzionale alle capacità economiche delle imprese e automaticamente si alzerà quando l'economia, ci auguriamo presto, riprenderà a crescere.

In conclusione sono certo che condividiate la necessità che la lotta ai cambiamenti climatici si debba coniugare con il mantenimento delle attività industriali. Non sono altrettanto certo che il sistema ETS, per come è e si sta cercando di cambiarlo, lo consenta.

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