[15/02/2013] News

La Corea del nord avverte Pechino: «Entro l'anno faremo un nuovo test nucleare»

Quale č il gioco della dittatura nazional-stalinista?

Ormai la Cina e la Corea del nord sono ai ferri corti e il giovane dittatore nazional-stalinista di Pyongyang, Kim Jong Un, risponde all'evidente irritazione di Pechino per il test nucleare effettuato il 12 febbraio annunciando ai compagni che la Repubblica popolare democratica di  Corea (Rpdc) ha intenzione di realizzare quest'anno «Almeno un test nucleare supplementare». Una fonte ben informata delle misteriose cose nordcoreane afferma che «La potenza dell'esplosione potrebbe essere uguale a 10  Kilotoni. Tutto è pronto. Il quarto e  il quinto test nucleare così come il lancio di un missile potrebbero essere realizzati prossimamente, nel corso di quest'anno».

Quanto alle minacce di ulteriori sanzioni Onu ed alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza (del quale la Cina è membro permanente con diritto di veto) Pyongyang ha ribattuto sprezzante che «La Rpdc non si piegherà mai alle risoluzioni dell'Onu sul suo programma nucleare», definendole «Totalmente non ragionevoli». Inoltre la Corea del nord ha minacciato di «Procedere ad altri test nucleari  più potenti nel caso che prosegua la politica ostile degli Usa».

A questo punto viene davvero da chiedersi quale sia la folle strategia che muove la dittatura militar-comunista nordcoreana stretta ormai tra tre grandi Paesi ostili: Russia, Cina e gli Usa che hanno uomini, basi e bombe atomiche vere in Corea del sud.

Probabilmente, come dice la Cnn, «La Corea del Nord ha puntato il suo orgoglio su questi eventi. Salvare la faccia è più importante delle sanzioni internazionali, anche se centinaia di migliaia di nordcoreani normali sono morti di fame». Probabilmente  il giovane leader supremo nordcoreano ha voluto dare una dimostrazione di potenza, dimostrare che «Kim Jong Un guida il mondo», rinsaldando così il legame con il vero padrone del regime nazional-stalinista: l'esercito sempre più pletorico ed obsoleto  (1,2 milioni di soldati) che punta tutto sulla bomba atomica per non lasciare il potere. Il governo nordcoreano sa bene che una guerra lo vedrebbe soccombere, ma vuole far credere da sempre che una guerra contro i diavoli stranieri è imminente.

Ma la svolta potrebbe venire proprio da un colpo di Stato militare, magari ispirato da Pechino, che sa bene che anche le forze armate soffrono per la scarsità di cibo, mentre aumentano le diserzioni e le tangenti nell'esercito sono cosa comune, così come i piccoli furti dei militari ai danni della popolazione civile. In  Corea del Nord il servizio militare dura 10 anni e questo "invincibile esercito" riesce a rimandare a casa i suoi giovani indottrinati dopo che in tutto quel tempo hanno forse sparato 30 proiettili a testa. La macchina militare nordcoreana potrebbe incepparsi per mancanza di carburante per gli aerei, le truppe aviotrasportate e i soldati non hanno un addestramento moderno ed utilizzano ancora  materiale bellico sovietico risalente alla seconda guerra mondiale.

In caso di guerra la Corea del nord probabilmente crollerebbe, magari dopo aver fatto esplodere qualcosa di nucleare, ed ora si sta giocando anche l'appoggio dell'unico Paese che può sostenerla: la Cina. Forse proprio perché Pyongyang sa di non poter più contare completamente su Pechino , ha trasformato l'opzione nucleare in deterrente para-terroristico.

Questo stato claustrofobico che si identifica in  un'ideologa iper-nazionalista, il Juche, che somiglia più al nazismo che al comunismo, incarnata nella dinastia ereditaria stalinista dei Kim, ha creato un potere assoluto che ormai tenta solo di proteggere sé stesso. Per questo motivo, anche se milioni di persone moriranno di fame per effetto di sanzioni ancora più dure, la Corea del Nord continuerà a cercare di sviluppare armi nucleari. Sapendo che né alla Cina, né alla Corea del sud conviene che il regime dittatoriale del nord crolli, perché i costi economici, politici e sociali di una popolazione affamata e senza più guida se li dovrebbero accollare loro, costi che probabilmente farebbero impallidire quelli della riunificazione della Germania.

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