[15/02/2013] News

Quote di emissioni (Ets): dal "back loading" al "carbon detax", ma è necessario fare presto

Le cause dell'inefficacia del sistema europeo per lo scambio delle quote di emissione, Ets (Emissions trade scheme) e le proposte per una sua rimodulazione, sono state al centro del workshop "Riforma del sistema europeo per lo scambio di quote di emissione", organizzato da Kyoto Club in collaborazione con il Gse. Il meccanismo si sta dimostrando da alcuni anni inefficace con un prezzo della CO2 in continuo ribasso per eccesso di offerta di quote, che negli ultimi mesi ha raggiunto i suoi minimi storici (circa 3 euro/tonnellata CO2), con un dimezzamento dalla fine di ottobre. Per la Commissione europea che nel documento "The state of the European carbon market in 2012" dello scorso novembre, ha delineato le diverse opzioni di revisione dell'Ets, ci sono da valutare alcune proposte di misure immediate e di misure strutturali. Tra quelle immediate, il cosiddetto "back loading" che consiste nell'accantonare quote (circa 900 milioni di tonnellate di CO2) nel periodo 2013-2015, cioè nel corso della prima parte della fase 3 dell'Ets, per restituirle poi nel 2019-2020. Ciò potrebbe consentire un rialzo dei prezzi nel breve periodo. Ma su questo punto ci sono opinioni differenti.

«Rimettere sul mercato a fine decennio quote per circa 900 Mt di CO2 potrebbe essere dannoso a meno che non sia a beneficio di nuovi entranti e di nuove tecnologie- ha dichiarato Sebastiano Serra, capo segreteria tecnica del ministro dell'Ambiente- sarà fondamentale dare certezza alla normativa e non modificare le regole in corso». Intanto per oggi è stato annunciato che il Consiglio di Ministri procederà al recepimento della direttiva europea 29 per il terzo periodo dell'Ets.

Per Gianni Silvestrini (Nella foto), direttore scientifico di Kyoto Club, «il back loading da solo non potrà essere efficace, ma dovrà essere accompagnato da un rialzo degli obiettivi al 2020 al 30% della riduzione delle emissioni. Inoltre bisogna tenere presente il fatto che negli anni passati diverse industrie italiane hanno avuto fin troppi vantaggi da questo sistema che non ha portato ad un vero processo di riduzione delle emissioni di gas serra. Ora serve un cambiamento forte, altrimenti il sistema Ets perde significato».

Che il sistema vada cambiato lo riconosce anche Sara Romano, direttore generale per l'energia del ministero dello Sviluppo economico e presidente Comitato Ets: «su scala nazionale il Piano clima e la revisione della Strategia energetica nazionale (Sen) del governo potranno portare ad una razionalizzazione degli strumenti alla luce degli obiettivi. Finora -ha continuato Romano- le misure non sono state coordinate tra loro con una sovrapposizione tra incentivi alle rinnovabili e all'efficienza energetica. Razionalizzare gli strumenti, sostenere nel breve il meccanismo Ets e attuare riforme strutturali armonizzate a livello nazionale ed europeo sono i punti fermi da perseguire». La necessità di una maggiore integrazione tra rinnovabili, efficienza ed emissioni è stata ribadita anche dal Gestore dei servizi elettrici di recente nominato responsabile del collocamento delle quote italiane di emissioni nell'ambito del nuovo sistema d'aste nell'Ets, mentre una voce fuori dal coro è venuta dal sottosegretario del ministero dell'Ambiente, Tullio Fanelli che propone un sistema diverso dall'Ets. Secondo la proposta del sottosegretario, la tassazione dovrebbe essere associata alla componente di carbonio presente in ciascuna merce. Un sistema che preveda, la tracciabilità della quota di CO2 presente in ogni prodotto, la riconoscibilità di questa quota da parte dei consumatori, e infine la fiscalità. Per quest'ultimo aspetto si propone una sorta di "carbon detax": tassare i prodotti in base alla loro componente di carbonio e detassare quelle merci che si producono con meno CO2.

Al di la delle proposte più o meno innovative è comunque emersa da parte di tutti i presenti all'incontro, la necessità di fare presto, perché non avere un segnale di prezzo significativo per la CO2 renderebbe questo strumento non gestibile e di fatto inutile.

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