[13/02/2013] News

Miniere della Catamarca: storia di una lotta ambientale e politica

«Da 18 anni, da quando le prime multinazionali delle estrazioni di minerali sono arrivate, lottiamo contro lo sfruttamento del nostro territorio», dice Sebastian Eduardo Pinetta, presidente dell'associazione BePe che da più di 20 anni lavora nel nordovest argentino su questa tematica e che presto sarà in Italia e in Europa insieme a Cospe per promuovere una campagna di sensibilizzazione su questo ambito. Le grandi miniere agiscono con meccanismi che potremmo definire sia di "land"  che di "water" grabbing e costituiscono un problema molto più frequente di quello che si potrebbe credere.

In particolare, in questa regione della cordigliera andina argentina,  sono molti i villaggi mobilitati in modo permanente con vari metodi e tipologie di proteste (blocchi di strade, manifestazioni, formazione di comitati) contro le imprese minerarie della zona e contro i progetti di estrazione che sono attualmente allo studio. Quella della Catamarca è una lunga storia di resistenza, qui una popolazione inerme subisce la violazione sistematica dei propri diritti a favore degli interessi economici di grandi gruppi industriali - in particolare della miniera Alumbrera - con la complicità del governo argentino.

La storia della Alumbrera è raccontata anche dal regista argentino Pino Solanas nel suo documentario "Tierra sublevada. Oro impuro" che racconta come da questa, che è la sesta miniera a cielo aperto più grande del mondo, si estraggano 700 mila tonnellate l'anno di concentrato di oro e rame a colpi di dinamite con esplosioni che distruggono 30 tonnellate di roccia la giorno. Impressionante è la quantità di acqua (circa 100 milioni di tonnellate al giorno in tutta la regione) che viene utilizzata per gli impianti e per separare i metalli una volta addizionata di sostanze chimiche e tossiche come acido sulfurico e cianuro. Questo processo, oltre allo spreco, va ad inquinare le falde acquifere e la campagna circostante. Il processo di estrazione delle grandi miniere a cielo aperto è profondamente invasivo, distrugge l'ecosistema ma anche le economie e le culture locali riducendo le popolazioni indigene alla povertà o costringendole a migrazioni forzate.

«Il nostro governo ha praticamente messo all'asta questa zona del Paese e in generale le risorse naturali argentine», continua Pinetta nella sua denuncia. «I giacimenti di oro, rame, litio, argento che abbiamo in abbondanza - aggiunge - vengono fatti sfruttare da multinazionali straniere che sono arrivate promettendo lavoro e sviluppo e che stanno solo avvelenando il nostro ambiente e producendo miseria».

Le compagnie straniere impiegano di fatto solo lo 0,06 per cento di manodopera locale e non influiscono per niente sul Pil argentino. Le imprese infatti oltre a non lasciare niente sul terreno godono infatti di un regime fiscale agevolato, pagano tasse bassissime sui guadagni ed esportano tutto all'estero senza nessuna ricaduta sull'economia locale, con il risultato che la sola miniera Alumbrera fattura in un anno 4-5 volte l'intera provincia di Catamarca.

«Siamo stanchi - conclude Pinetta - di vedere questo scempio. Ma la nostra lotta non è solo ambientale. Crediamo che la nostra sia una lotta politica, in difesa dei beni comuni e di un modello di sviluppo più attento alle persone e più democratico. La nostra è una battaglia globale per il bene comune».

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