[12/02/2013] News

Siria e minaccia climatica, le sfide pił urgenti di Ban Ki-moon

«Conseguenze enormi dal global warming. Abbiamo bisogno di leader nazionali che pensino globalmente»

Intervenendo ad un convegno organizzato dal Council on foreign relations, un influente think tank Usa, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha detto che attualmente le sue due più grandi preoccupazioni sono «L'autodistruzione nella quale è impegnata la Siria» e «La minaccia di una catastrofe climatica», due pericoli che richiederebbero una maggiore mobilitazione della comunità internazionale. Ma Ban ha aggiunto che «In tutti e due i casi non si assumono responsabilità. La storia stessa giudicherà se queste due tendenze proseguiranno. E le due situazioni esigono un'azione collettiva alla quale gli Stati Uniti devono partecipare».

Per questo Ban ha annunciato che entro questa settimana andrà a Washington per parlarne con il nuovo segretario di Stato Usa, John Kerry, ed altri esponenti dell'amministrazione Obama.

«Dopo due anni di conflitto in Siria, che hanno fatto più di 60.000 morti, i giorni non si contano più in ore, ma in vittime - ha detto il segretario generale dell'Onu - Le distruzioni sono sistematiche. La Siria è strappata a brandelli. La crisi politica si è trasformata in un'emergenza umanitaria. Quattro milioni di persone, cioè un siriano su cinque, hanno bisogno di assistenza immediata. La situazione esige un'azione immediata del Consiglio di sicurezza. Quest'organismo incaricato della pace e della sicurezza internazionali non può più restare ai margini, nell'impasse e contemplare in silenzio il massacro. Deve sforzarsi di dar prova di unità e di stabilire dei parametri per una transizione democratica che potrebbe salvare la Siria».

L'appello è evidentemente rivolto alla Russia (e alla Cina) che con il suo diritto di veto blocca ogni iniziativa del Consiglio di sicurezza dell'Onu contro il regime bazional-socialista di Bashir Al Assad.

Ban ha esortato il Consiglio di sicurezza dell'Onu e il regime siriano a rispondere favorevolmente all'offerta di colloqui avanzata dal leader dell'opposizione Moaz al Khatib (appoggiato dagli occidentali e dalla Lega Araba, ma soprattutto dalle monarchie sunnite del Golfo), «Dobbiamo trovare la strada dei negoziati - ha detto Ban Ki-moon - per prendere le decisioni più importanti per l'avvenire del Paese». Ma il segretario generale dell'Onu non dimentica che la sanguinosa guerra civile siriana si svolge all'interno di un mondo arabo che vive da anni profondi sconvolgimenti, come dimostrano anche le recenti rivolte in Tunisia ed Egitto, i due Paesi dai quali hanno preso il via le "primavere arabe" e, proprio alla luce dei recenti sviluppi, Ban avverte che «I popoli vogliono un cambiamento reale, non degli aggiustamenti cosmetici o consentiti con reticenza. I disordini che agitano attualmente l'Egitto non dovrebbero essere visti come la prova che il vecchio ordine è preferibile al nuovo. Un approccio positivo a tali cambiamenti esige un impegno paziente e rigoroso. La comunità internazionale ha il dovere di accompagnare queste transizioni con contributi significativi».

Poi Ban è tornato ad occuparsi di quello che da tempo ritiene il più grave pericolo per il nostro pianeta, evocando «La minaccia emergente dei cambiamenti climatici» e sottolineando che «Gli scienziati avevano da lungo tempo tirato il segnale di allarme e sottolineato le potenziali conseguenze, ormai ben conosciute, in particolare una spirale mondiale de fenomeni meteorologici estremi e di catastrofi, di migrazioni climatiche o ancora dei conflitti riguardanti risorse naturali in via di rarefazione. Nonostante questo scenario terrificante, troppi leader sembrano contentarsi di guardare alla questione dei cambiamenti climatici da una rispettabile distanza. Sono troppo pochi numerosi quelli che inscrivendo la lotta contro questa minaccia al centro di una gestione collettiva della sicurezza, economica e finanziaria. E' tempo di andare oltre le enormi somme di denaro promesse fino ad ora, per migliorare a situazione e consentire degli investimenti in grado di essere redditizi molto rapidamente, come il potenziale delle energie rinnovabili».

Ban dopo essersi complimentato con Barack Obama per il suo impegno a fare della lotta al global warming la maggiore delle sue priorità, ha sottolineato che «Un accordo mondiale  sui cambiamenti climatici fornirebbe il quadro ideale del quale abbiamo bisogno per impegnarci in maniera decisiva su questa strada».

Il segretario generale dell'Onu si è rivolto ai capi di governo ed ai businessmen chiedendo loro di «Mobilitarsi in favore di un tale accordo entro il 2015» ed ha ricordato che «I leader del mondo avevano promesso di pervenire ad un accordo e che bisogna ricordargli tale promessa. Occorre appoggiare maggiormente le  Nazioni Unite per rilevare le sfide urgenti alle quali è di fronte il mondo. L'ingegneria internazionale non funziona da sola. Gli strumenti esigono degli operatori. Abbiamo bisogno di leader nazionali che pensino globalmente. Abbiamo bisogno di un senso delle responsabilità collettive più solido. Ed abbiamo bisogno degli Stati Uniti».

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