[07/02/2013] News

Pechino soffoca nello smog, e chiede di limitare i fuochi d'artificio per il nuovo anno cinese

Il 70% delle città cinesi non a norma per la qualità dell’aria

Ormai a Pechino non si sa più che pesci prendere per arginare lo smog velenoso che sta intossicando la capitale cinese da settimane. La autorità municipali hanno chiesto alla popolazione di limitare l'utilizzo dei fuochi di artificio ed hanno annunciato di aver ridotto gli stock di questi articoli, a cui vendita è iniziata il 5 febbraio con l'avvicinarsi dei festeggiamenti per il nuovo anno lunare cinese.

I rivenditori autorizzati in tutta la metropoli cinese sono tre e potranno vendere fuochi di artificio fino alla festa delle lanterne, che cade il 15esimo giorno del primo mese lunare.

In Cina c'0è praticamente un ufficio per tutto e Pechino ha addirittura quello dei fuochi di artificio e dei petardi ed uno dei suoi responsabili ha detto all'agenzia ufficiale Xinhua che «Quest'anno saranno messi in vendita 750mila cartoni di fuochi di artificio, contro i 810mila del 2012. Il numero delle botteghe autorizzate a proporre questi prodotti vendere è passato dalle 1.429 dell'anno scorso a 1.337 quest'anno».

Cresce la preoccupazione della gente per quello che potrebbe essere l'impatto sull'inquinamento di un'orgia pirotecnica che fa impallidire il capodanno a Napoli, e per il previsto aumento della contaminazione atmosferica durante le vacanze, per questo il municipio metropolitano ha chiesto agli abitanti di Pechino di «Lanciare meno fuochi di artificio durante la celebrazione della Festa di Primavera».

Del primo al 28 gennaio Pechino ha avuto 23 giorni di smog soffocante, una decina di giorni in più della media dello stesso periodo negli ultimi 10 anni. Liang Xudong, capo dell'Istituto di meteorologia urbana di Pechino ha sottolineato che «Si tratta anche del più lungo ciclo di inquinamento durante questo periodo dal 1954. Secondo i dati meteorologici, la densità media del particolato PM 2,5 in gennaio a Pechino è stata di 180 microgrammi per m3, cioè il 30% in più che nello stesso periodo tra il 2009 e il 2011».

L'avvelenamento metropolitano di Pechino e delle altre metropoli della Cina nord-orientale e centrale sta diventando un gravissimo problema nazionale che il regime comunista non sa come affrontare, dato che è il frutto di una crescita senza freni che ha fatto la sua fortuna. L'aria di città come Jinan, Xi'an, Shijiazhuang, Zhengzhou e Changsha è addirittura più inquinata di quella della capitale.

Come da settimane fa il governo cinese, anche il vice-ministro per la protezione dell'ambiente, Wu Xiaoqing, ha assicurato che «La Cina si sforzerà di ridurre gli inquinanti dell'aria, in particolare il particolato fine (PM 2,5). Sarà stabilito un obiettivo nazionale obbligatorio per limitare le emissioni di PM2,5, particolato fine che ha un diametro di 2,5 micron o meno, e saranno messe in campo delle misure di vigilanza e di valutazione».

Secondo Wu lo smog velenoso che avvolge le città cinesi è da attribuire «Tanto a fattori naturali che umani, tra i quali il consumo di carbone, le emissioni di inquinanti e le condizioni meteorologiche sfavorevoli. La Cina elaborerà regolamenti, norme e politiche per ridurre le emissioni di inquinanti nell'aria e controllare il consumo di carbone. Il governo accelererà le misure di divieto dei veicoli che emettono una grande quantità di inquinanti, migliorando allo stesso tempo la qualità dei carburanti».

Ma il vice-ministro alla fine ha dovuto ammettere  che «Il 70% delle città cinesi non risponde alle nuove norme di qualità dell'aria messe in atto nel febbraio 2012».

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