[05/02/2013] News

La guerra del fotovoltaico tra Cina e Ue. A Pechino serve energia pulita per ridurre l’inquinamento atmosferico

La Cina ha assorbito il 33% dei prodotti fotovoltaici del mondo

L'Ue e la Cina devono essere davvero ai ferri corti sull'energia fotovoltaica se oggi l'agenzia ufficiale cinese Xinhua si scomoda ad affrontare con grande rilievo l'argomento buttando acqua sul fuoco dalla sua pagina economica.  

Dai Ying ha intervistato Stefan Riel, co-fondatore della società tedesca Wirsol Solar e presidente della sua filiale cinese, che spiega: «L'inquinamento atmosferico è una delle ragioni per le quali la Cina ha bisogno di sviluppare energie pulite». Riel è così fiducioso sul futuro del mercato cinese che due anni fa si è trasferito con tutta la sua famiglia a Pechino ed anche se, dopo il boom,  l'industria fotovoltaica è in difficoltà un po' in tutto il mondo, Riel non sostiene - come quasi tutti gli imprenditori tedeschi - che eventuali misure anti-dumping ed anti-sovvenzioni contro i prodotti fotovoltaici cinesi siano un vantaggio per l'Europa.

L'industria fotovoltaica cinese è in effetti sovvenzionata per mantenere i suoi prezzi competitivi e l'ormai alta qualità dei suoi prodotti sempre più acquistati in Europa, ma  secondo l'imprenditore tedesco «L'adozione di misure correttive non andrà a beneficio né della Cina né dell'Europa. La diminuzione delle tensioni tra la Cina e l'Ue richiederebbe un boom della domanda cinese, un'alleanza tra i rivenditori cinesi e una migliore conoscenza europea dello sviluppo dei progetti solari».

A gennaio la Cina ha ancora una volta innalzato i suoi obiettivi di energia solare a 35GW entro il 2015: si tratta del quarto aumento di un obiettivo di crescita, che all'inizio era stato fissato a "soli" 5 GW. Hong Wei, direttore del Centro di ricerca sul fotovoltaico dell'Istituto per il risparmio energetico della Cina, spiega su Xinhua che «Questa scelta ha l'obiettivo di sostenere i produttori cinesi e di garantire la sicurezza energetica nazionale. I fornitori cinesi che hanno fatto fortuna grazie alla crescita spettacolare del mercato europeo devono ormai esplorare altri mercati per rispondere alla sovra-produzione del settore e far fronte ad un ambiente estero sempre più instabile».

I tedeschi di Wirsol, inanto, nel 2012 hanno firmato un accordo con la Yingli Green Energy Holding  per installare una copertura solare da 50 MW sui capannoni industriali di Baoding, nella provincia settentrionale cinese di Hebei: la prima fase del progetto (15 MW) sarà terminata entro l'anno prossimo. La Yingli è un vero e proprio gigante del fotovoltaico ed uno dei principali fornitori della Wirsol, ed ora suo partner nel mercato interno cinese.

Riel è convinto che «La produzione decentralizzata, finora poco sostenuta dal governo, sarà il motore del mercato locale. I sistemi di produzione decentralizzata di elettricità solare di una potenza installata di meno di 6 MW saranno collegati gratuitamente alla rete elettrica nazionale: li sosterrà la produzione delle tettoie cinesi, in particolare dei tetti industriali». Secondo Riel, invece, grandi preoccupazioni esistono per «Lo sviluppo sostenibile di progetti che produrranno energia solare per una durata da 20 a 30 anni. In effetti, molte imprese, soprattutto quelle che incontrano delle difficoltà finanziarie, svolgono un ruolo speculativo che tocca tutta l‘industria dell'energia solare. I mezzi di finanziamento sono abbastanza limitati e si ignora per quanto tempo ancora il settore beneficerà di incentivi».

Hong Wei fa però osservare che «La produzione decentralizzata in Cina si dovrà inoltre confrontare con dei problemi delicati, quali la non compatibilità della struttura degli edifici con il sistema fotovoltaico e la proprietà dei tetti degli edifici residenziali. Però, il potenziale del mercato è certo». Infatti Solarbuzz, una società specializzata in ricerca ed analisi del mercato solare mondiale, fa notare un'accelerazione della domanda cinese: «Nel quarto trimestre del 2012, la Cina ha assorbito il 33% dei prodotti fotovoltaici del mondo, mentre il suo mercato due anni fa rappresentava solo meno del il 10% del mercato mondiale».

Riel, di fronte a questi dati conclude che probabilmente la guerra del fotovoltaico tra cinesi ed europei è una bolla destinata a scoppiare: «Quel che importa e di avere un obiettivo di sviluppo a lungo termine».

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